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Comincia l’atto finale della guerra

E’ ridicolo che solo alcuni piccoli siti o blog come questo siano costretti a dare notizia di ciò che accade in Ucraina, mentre tutta la macchina informativa occidentale è tesa, come del resto nel caso della pandemia, a riferire la narrazione del potere atlantico di una guerra che ha voluto far scoppiare a tutti i costi.  Che sta sempre più perdendo  contatto con la realtà da quando è stato eliminato dalle forze russe la struttura vicino a Kiev che si occupava delle notizie false.  Ad ogni modo la cartina che apre il post mostra la situazione che c’era ieri sera: le aree in rosso sono sotto il completo controllo delle truppe russe; le aree ombreggiate in rosso sono entro il raggio d’azione delle truppe di Mosca e sono off limits per le restanti truppe ucraine. L’area rimanente ombreggiata in blu è quella dentro la quale sono circondati i rimanenti  reparti di Zelensky. Non si muovono, non vengono riforniti e in pratica non sono più in grado di combattere efficacemente. Finora sono morti meno di 300 soldati russi, tutti ufficiali o soldati professionisti una buona parte dei quali vittime non di scontri, ma di incidenti nella preparazione ed esecuzione delle operazioni come accade in tutti gli eserciti moderni: del resto stanno incontrando una resistenza minima da parte della popolazione ( anzi vengono accolti a braccia parte nelle regioni orientali) , mentre le reclute ucraine si arrendono abbastanza volentieri e vengono rimandate alle loro famiglie. I fanatici nazisti, appoggiati da terroristi islamici mandati dall’occidente, sono un’altra storia e il loro destino sta precipitando: l’attacco a Mariupol, loro roccaforte è iniziato e prenderà alcuni giorni visto che costoro di fanno scudo della popolazione civile presa in ostaggio. Ben presto saranno snidati dalle altre città, operazione che i russi voglio compiere evitando il più possibile quelle morti collaterali che sono invece il tipico vanto dell’occidente.

Tutto questo ha un significato profondo: visto che l’Ucraina di fatto è stata costruita come entità territoriale da Lenin con brandelli di territori una volta austroungarici o polacchi o rumeni o russi, in realtà il nazionalismo ucraino fa riferimento più che altro a rivendicazioni di carattere politico e in particolare alla collaborazione della sua parte occidentale con la Germania nazista il che costituisce la radice fondativa dell’odio antirusso  in una popolazione di fatto russa. dunque dentro una frattura esclusivamente ideologica. Sorprendentemente, la maggior parte degli ucraini smette di parlare ucraino e torna a parlare il russo nativo non appena le truppe russe si presentano. L’incantesimo lanciato su di loro per 30 anni, più intensamente negli ultimi 8, si sta spezzando e la maggior parte degli ucraini sta tornando a quello che erano all’inizio: russi rimasti bloccati fuori dalla Russia quando l’URSS è crollata. Tutti quei soldi che gli Stati Uniti hanno speso speso per indottrinare e inculcare loro una falsa identità ucraina sono andati sprecati. E tutti quei nazisti ucraini che gli Stati Uniti e il Canada avevano accolto dopo la seconda guerra mondiale e coltivati fin ​​da allora sono al fallimento. Probabilmente non ci sarà più una costruzione artificiale chiamata Ucraina ( etimologicamente terra di confine) perché la parte occidentale, un territorio assai più ridotto rispetto al disegno originario, comprende popolazioni polacche, ungheresi, rumene oltre a quelle russe orientali. Per questo è assai probabile  che questa chimera territoriale, peraltro senza precisi confini naturali finisca per disgregarsi e se si osserva attentamente la cartina in apertura si vede distintamente che le linee d’attacco russo stanno tagliando l’Ucraina in tre sezioni. L’estremo est e il sud sono la Novorussia (Nuova Russia), compreso il Donbass. Più a ovest si trova la Malorussia (Piccola Russia), che era la parte ucraina della Russia. E più a ovest c’è la Galizia, che non è affatto russa (tranne che per l’enclave carpato-russa) ed è un casino tra Polonia, Ungheria, Austria e Romania.

Il prodotto finale di questo potrebbero essere due stati indipendenti, una o due confederazioni e una zona occidentale permanentemente squilibrata e contesa tra Polonia, Ungheria e Romania a meno che gli accordi che si avvieranno alla fine della guerra, non stabiliscano che parti di quei territori abitati da minoranze tornino ai Paesi di origine, anche perché la stampa occidentale ha sempre minimizzato il fatto che le leggi etno razziste di Kiev così apprezzate da americani ed europei finivano per colpire non solo i russi ma anche altre minoranze. Come finirà è troppo presto per dirlo. Di certo non ci sarà più l’Ucraina del 1992.

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