Christian Drosten il virologo più conosciuto in Germania è stato denunciato per frode scientifica da un altro scienziato il dott. Markus Kühbacher che da un  anno sta indagando su questo personaggio ambiguo e sfuggente che compare regolarmente sui media. Magari al lettore italiano il nome di Drosten dice poco, ma è uno dei principali protagonisti della narrativa pandemica: è l’uomo che in appena 24 ore ha messo a punto il famigerato test Pcr su cui si è retta tutta la mistificazione pandemica, quello che è stato dichiarato inutile da Oms e Cdc ormai da mesi, ma che viene tuttora massicciamente usato nonostante il fatto che esso possa rilevare molti tipi di virus o spezzoni di esso. E’ stato il massimo consigliori del governo tedesco nonché il principale diffusore di paura E’ anche l’uomo che in combutta con Fauci ha collaborato a soffocare l’ipotesi che il Sars Cov2 fosse stato creato in laboratorio per nascondere il fatto che proprio lo stesso Fauci fosse il collettore  dei finanziamenti per il famigerato guadagno di funzione e la creazione di nuovi virus: esiste tutta una serie di mail che lo dimostrano ed esiste comunque la sua firma sotto la lettera  pubblicata da Lancet in cui si criticava qualsiasi ipotesi riguardo ad un origine artificiale del virus che per un anno è stato un dogma riconosciuto.  Tale lettera costituiva in modo inequivocabile una sorta di avviso mafioso da parte dei mammasantissima della ricerca che imponeva una tesi in realtà indimostrabile e non dimostrata che si basava su un’arzigogolata tesi secondo la quale ci sarebbe stata una catena di passaggi virali dai pipistrelli ai pangolini e all’uomo che era veramente risibile. Ma dissentire da questa assurda favola faceva parte della teoria del complotto, nonostante il fatto che la fuga da laboratorio fosse  stata avanzata per la prima volta da scienziati cinesi, che evidentemente avevano un quadro più preciso della situazione.

Adesso Drosten sostiene che gli esperimenti nel laboratorio di Wuhan potrebbero essere certamente descritti come “pericolosi” e dice di essere sempre stato aperto a tutte le possibilità dell’origine del virus. La lettera di Lancet è ovviamente in chiara contraddizione con questo e ora Drosten dovrà spiegare le ragioni di questo insabbiamento, sempre che ovviamente ci sia un giudice disposto a sfidare il governo, cosa della quale si può  ampiamente dubitare. Tra l’altro di recente sono sorti dubbi sulla reale competenza di questo Drosten che insegna alla Charité di Berlino: non si è trovava traccia della sua tesi di dottorato ( che per conseguire il titolo deve essere pubblicata) , né l’originale, né le copie e questo per la bellezza di quasi due decenni.  Anzi l’università di Francoforte non l’aveva nemmeno catalogata. E’ misteriosamente riapparsa nella tarda estate del 2020 ed è stata finalmente catalogata dalla biblioteca nazionale tedesca. Stranamente si dice che la dissertazione orale riguardante la tesi si sarebbe svolta  il 22 marzo 2003, vale a dire un sabato, un giorno in cui a memoria d’uomo non si svolgono esami o attività didattiche. Insomma si addensano ombre su un altro uomo chiave della pandemia