Chi ha vissuto nelle redazioni dei giornali conosce bene  l’indignazione senza limiti che prende i giornalisti, ma gli intellettuali in genere quando sono vittime di quei meccanismi che magari in precedenza hanno approvato o di cui si sono disinteressati perché non ne erano toccati. Così è accaduto che anche alla cuoricida d’Italia, ovvero Susanna Tamaro sia scaduto il green pass mentre si accingeva a una vacanza montana e allora ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta a Draghi denunciando gli assurdi della campagna vaccinale. Una cosa francamente straordinaria  per un intellettuale italiano, di solito abituato al servo encomio, ancorché nascosto dietro i comodi paraventi della critica al costume borgese depurato attentamente da qualsiasi contenuto sociale. Ma apparentemente ancora più straordinario è che la missiva sia stata pubblicata dal Corriere di Big Pharma, ex della Sera perché potrebbe far sperare che i media di regime comincino a ravvedersi o quantomeno a iniziare manovre di sganciamento dalla narrativa che hanno seguito con pedissequa idiozia, ignoranza e malafede per due anni.

E’ evidente chi si comici a prendere le distanze, ma evitando completamente i mea culpa:  la lettera della Tamaro infatti da una parte mette il dito sulla piaga con decisione e con onestà, ma dall’altro rimane completamente dentro la narrazione, non la contesta alla radice come potrebbe fare proprio a partire da ciò che osserva, né sembra rendersi conto che la scienza a cui si riferisce è solo un riflesso dell’autorità. Disgraziatamente il testo comincia comincia in modo abbastanza infelice poiché sembra la frase di un partecipante a Masterchef… ” Da molti anni trascorro qualche settimana tra gennaio e febbraio in un piccolo paese sulle Alpi perché ho bisogno della quiete data dalla neve per raggiungere la parte più profonda della creatività… ” Ma veniamo in media res quando la scrittrice si accorge di non poter entrare nei negozi come capita quotidianamente a quelli che il giornale su cui scrive chiama no vax e della cui sorte civile si era finora disinteressata. Finita senza volere dalla parte degli ingiusti Susanna Tamaro si indigna: “Il mio crimine? Essermi fidata di quello che mi aveva garantito lo Stato, vale a dire che le persone vaccinate dopo agosto 2021 sarebbero state coperte per nove mesi. Anthony Fauci definisce le persone che hanno ricevuto due dosi di vaccino come me, «fully vaccinated», ma per lo Stato italiano questa condizione non ha alcun valore”. Qui la scrittrice non sembra affatto contestare la narrazione, ma si rivolge al sommo sacerdote Fauci che è probabilmente il creatore del virus, per denunciare l’eresia di Draghi. In realtà è dall’estate scorsa che Fauci ha abbandonato la dizione di “Completamente vaccinato” ( magari per uno scrittore italiano usare espressioni italiane e non prese dall’inglesaccio dei servi sarebbe una buona idea). Però in questo Paese in dissoluzione informarsi prima di parlare è chiedere davvero troppo.

Il senso della lettera è qui:  “Questo mi porta al cuore della questione, cioè al caos e all’irrazionalità che ci hanno dominato in questi due anni. Possibile che nella mitica cabina di regia, nel momento in cui sono state decise le misure per limitare il raggio di azione dei no vax, nessuno si sia alzato in piedi a dire: scusate un momento, ma se equipariamo i vaccinati con due dosi ai no vax non stiamo lanciandoci un boomerang? Perché così facendo, primo, affermiamo la totale inefficienza del vaccino, e secondo, alimentiamo le fantasie complottiste di chi si oppone alla campagna vaccinale.” Questo è veramente un passo straordinario per misurare l’ipocrisia e la schizofrenia cui siamo giunti  perché da una parte  si fa intendere che i vaccini sono stati una totale delusione, senza però mettere minimamente in crisi l’idea che non esaltare i preparati a mRna sia complottismo, né contestare la voglia di repressione nei confronti dei non vaccinati. Come si faccia ad essere così dissociati o così ipocriti rimane un mistero che però la Tamaro risolve da sola in un passaggio successivo nel quale dice: “Quando ho cominciato a incrociare in montagna, in luoghi popolati da marmotte e camosci, escursionisti bardati da invalicabili Ffp2, quando ho visto le forze dell’ordine costrette a inseguire persone che passeggiavano nei boschi — diabetici, cardiopatici etc. che riescono a mantenere l’equilibrio grazie al movimento quotidiano — come fossero delinquenti, ho capito che la nostra società era entrata in una pericolosissima dimensione, quella che confonde il fisico con il metafisico. Il virus non è più un virus bensì un’incarnazione del demonio, e questa incarnazione porta come conseguenza la necessità di un capro espiatorio, il no vax, e la divinizzazione del suo antagonista, il vaccino.” Ecco, basta sostituire “metafisico” e “demonio” rispettivamente  con potere e pensiero critico perché la cosa funziona benissimo. Funzionerebbe  ancor meglio se si si capisse che è quel potere stesso a determinare attraverso i soldi la scienza e ancor più il carattere strumentale della sua diffusione sui media .

Mi chiedo quanto tempo ancora debba passare perché si arrivi a capire che l’epidemia è solo un pretesto per prendere della misure liberticide e che queste non hanno alcuna logica rispetto alla loro presunta necessitò proprio perché il loro oggetto non è la salute, ma il controllo.