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In Canada la rivolta si estende agli agricoltori

In Canada con il primo ministro sempre in fuga anche gli agricoltori si sono uniti ai camionisti che bloccano il confine tra il Paese e gli Usa principalmente tra lo stato di Alberta e il Montana. E per unirsi alla protesta contro gli obblighi vaccinali hanno sfondato le barricate della polizia. Ma in realtà è accaduto molto di più: i carri attrezzi chiamati dalla polizia per sgomberare i semirimorchi che bloccano le strade si sono uniti alla protesta a dimostrazione del malessere che  percorre il Paese e che una volta esploso è molto difficile da domare, perché il materiale infiammabile è stata accumulato in due anni di mistificazioni e di attese palingeniche sempre deluse, di una menzogna che ormai rotola su stessa. La prova del nove che questa atmosfera incandescente non è un fuoco di paglia viene anche da Ottawa sempre presidiata da migliaia di camion e costellata da manifestazioni di sostegno ai camionisti e in favore di un ritorno alle libertà civili. Anche qui le società di carri attrezzi chiamate dal sindaco a sgomberare le strade si sono tirate indietro e hanno detto di non potere farlo a causa del covid. Adesso il pretesto con cui il potere ha abolito le libertà della gente si rivolge contro gli stessi spacciatori di pandemia.

Gli stessi media che all’inizio di questa vicenda hanno fiancheggiato il premier Trudeau nel dare l’idea che la protesta dei camionisti fosse solo la manifestazione di una parte di popolazione assolutamente marginale e disprezzabile, adesso paiono più morbidi e forse dovranno un giorno convenire che la parte più disprezzabile e di questa vicenda l’hanno svolta proprio loro. Ad ogni modo la ricolta ha già avuto una conseguenza importante: il premier del Saskatchewan, Scott Moe ha espresso l’intezione di eliminare i mandati vaccinali collati come completamente inutili e nocivi per l’economia.

 

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