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I virus degli asini

Notoriamente Bill Gates era quello che si potrebbe chiamare un asino: la sua carriera scolastica è stata poco più che mediocre perché fin da adolescente si era messo a pistolare sul primitivo computer della sua ricca scuola privata, di fatto non studiando nient’altro. Ma non è che poi si sia inventato nulla: il sistema operativo che fece la fortuna di Microsoft  lo comprò per 50 mila dollari da un’altra società e fu adottato dalla Ibm dove la madre del piccolo Bill aveva formidabili entrature ( qui , per chi è interessato a tali vicende). Questo preambolo è necessario per comprendere la mentalità e le carenze dell’uomo a cui si deve  gran parte della filosofia pandemica e delle vaccinazioni di massa condotte al di fuori di ogni logica con prodotti sperimentali: di fatto Bill Gates non capisce nulla di virus, né di biologia, né di clima se è per questo e al contrario di qualunque persona di buona cultura sembra pensare che il virus biologico sia solo una metafora del virus informatico, prendendo abbagli grossolani che purtroppo grazie alla sua gigantesca fortuna, riesce a sdoganare nei gangli della politica sanitaria e a diffondere tra i media e tra la gente..

All’inizio degli anni ’90, Windows veniva pubblicizzato come il cervello essenziale del personal computer e tuttavia, le considerazioni sulla sicurezza contro i malware non facevano parte del suo cuore, semplicemente perché non molte persone utilizzavano Internet… la negligenza nell’affrontare i problemi di sicurezza si è trasformata in un disastro e all’inizio degli anni 2000, c’erano migliaia di versioni di “vermi” che circolavano su Internet e infettavano i computer con Windows in tutto il mondo. Il problema del malware era soprannominato “virus”. Era una metafora, ma non è chiaro se Gates abbia mai capito davvero che i virus informatici non sono affatto come i virus biologici: per mantenere un disco rigido pulito e funzionante si si deve bloccare a tutti i costi il software maligno e l’unica soluzione è l’eradicazione completa del programma virale perché il software non è in grado di interporre alcuna difesa. Ma con i virus biologici questo non funziona: ci siamo evoluti per affrontarli attraverso l’esposizione e lasciare che il nostro sistema immunitario si sviluppi per poter creare le difese. Un corpo che blocca tutti i patogeni senza immunità, è un corpo debole che morirà alla prima esposizione la quale avverrà comunque.  Un sistema immunitario che affronta la maggior parte dei virus e si riprende, diventa più forte. Questa è una differenza gigantesca che Gates non ha mai capito. In breve, tenere i virus fuori dai computer costituisce la più grande battaglia professionale nella vita di Gates. La lezione che ha imparato è che il blocco e l’eradicazione dei patogeni è sempre stata la strada da percorrere. Quello che non ha mai veramente capito è che la parola virus era semplicemente una metafora per codice informatico indesiderato e sgradito. L’analogia non funziona nella vita reale.

Dopo essersi finalmente ritirato dal comando attivo di Microsoft, Gates ha iniziato a dilettarsi in altre aree, come tendono a fare i nuovi ricchi, anzi i nuovi ricchissimi: spesso si immaginano particolarmente abili nell’affrontare sfide in cui altri hanno fallito semplicemente a causa del loro conto in banca.  E Gates su quale argomento si è lanciato? Agire nel mondo ei patogeni come farebbe un antivirus, non combatterli, ma eliminarli. Ha iniziato con la malaria e altri problemi e alla fine ha deciso di affrontarli tutti. E qual è stata la sua soluzione? Ovviamente: software antivirus. Cioè vaccini che ripuliscono il copro come se fosse un disco rigido. Ascoltando o leggendo qualche discorso di Bill, di quelli seguiti da milioni di persone e da tutti quelli collegati a lui e alla sua fondazione ci si accorge facilmente che egli non conosce la biologia elementare e men che meno ha un’idea neanche vaga dell’interazione tra virus e corpo umano. In terni scolastici sarebbe un asino. Eppure ha tenuto e tiene lezioni sulla pandemia che sono poi sfociate nella terribile realtà ovvero una dittatura sanitaria instauratasi inizialmente con la sacra promessa che i vaccini avrebbero eradicato il covid, ma che continua anche quando si è appurato che i vaccini sperimentali non solo non possono fare questo, ma peggiorano la situazione aumentando la capacità di mutazione del virus e contemporaneamente abbassando la capacità del sistema immunitario di farvi fronte.

Il problema è che soprattutto dall’altra parte dell’atlantico che del resto è la parte preponderante di ciò che chiamiamo occidente, questa confusione tra virus biologici e informatici sembra essere penetrata nel sublimine, agire come  una sorta di meme dell’ambiguità  e sia molto diffusa sia tra la gente sia tra gli stessi medici: per questo è servita egregiamente come spiegazione e copertura di cose assurde, come la proibizione delle cure o le segregazioni o la chiusura delle scuole in vista di una impossibile eradicazione totale del virus che ancora adesso è il pretesto generale per misure assurde e politicamente devastanti, ancorché ricercate da un’ elite orami impazzita.  Che il tipo di cultura preponderante in America, soprattutto la tendenza all’iper specializzazione che finisce per rendere ciechi, abbia in qualche modo favorito questi equivoci, possiamo darlo per certo anche se non è questa la sede per una discussione approfondita, ma di sicuro questo tipo di tesi semplicistiche e per così dire “meccaniche”, incapaci di comprendere la complessità delle azioni e reazioni sono quelle vincenti nel sistema neoliberista che si considera il sistema operativo del mondo

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