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Centovetrine per i commessi del Governo

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ci hanno messo esattamente tre mesi rispetto all’anniversari della data di pubblicazione di un altro ben noto manifesto di intellettuali con intenti politici, sociali e morali- anche in quel caso la scienza era un atto di fede   –  i 100 filosofi che hanno sottoscritto l’anatema contro Agamben e altri “colleghi” della corporazione, pubblicato da Fatto Quotidiano che si contende con il  quotidiano comunista l’incarico di house organ dell’esecutivo.

Il reato di questo manifesto della razza padrona consiste nell’aver contestato irresponsabilmente e in un colpo solo la legittimità del patentino ormai universalmente paragonato al permesso di guida che andrebbe applicato anche a chi sposta in garage la sua auto d’epoca, l’autorità dello Stato incarnato in governi che hanno introdotto una condizione di eccezione, prolungando immotivatamente l’emergenza e il ricorso a leggi e autorità speciali, l’autorevolezza della scienza, limitata a una selezione accurata di esponenti di varie discipline spesso in aperta contraddizione gli uni con gli altri ma uniti dello spirito di servizio nei confronti dell’esecutivo.

Il prodotto degli augusti firmatari: in molti casi coincidono con i sottoscrittori dell’appello a sostegno del miglior governo che ci potesse capitare durante l’apocalisse che così possono rinnovare la cambiale in bianco con l’esecutivo attuale, denuncia i danni prodotto sull’università da un susseguirsi di controriforme bipartisan, le peggiori a carico di esponenti dell’area progressista, che ne hanno mortificati e minati  il ruolo e la funzione. Sembra un insieme raccogliticcio di tweet,  stereotipi e luoghi comuni che dovrebbero sembrare disonorevole a chi ha condotto studi umanistici e ne dovrebbe trasmettere i messaggi alle nuove generazioni.

Infatti, insieme all’immancabile equiparazione Green Pass/ patente, ci trovate  l’abusata definizione di libertà subito adottata dai Moccia della filosofia, lo spericolato sostegno disciplinare all’applicazione dello stato di eccezione da parte di studiosi che avrebbero dovuto leggersi almeno il risvolto di copertina se non dei libri di Carl Schmitt, di quelli di Bobbio, la sprezzante condanna di chi ha l’audacia di paragonare le misure adottate dall’esecutivo e che superano per oltraggio dei diritti lo spirito dei comandi impartiti dall’entità sovranazionale che ci ha in pugno,  con le leggi razziali, come si allora fosse trattato di un improvviso cataclisma della storia e non dell’esito di un lungo processo di discriminazione con l’intento di tutelare gli italianibravagente dal contagio di un nemico interno.

Non c’è speranza per questo Paese che una avanguardia di intellettuali, gente di cultura, pensatori provenienti dalle classi borghesi,  si allei con strati sociali oppressi per dar forma e forza a un blocco sociale. Sarebbe da capire la composizione generazionale dei firmatari, ma è probabile che la loro collocazione in comode tane accademiche denunci che si tratta di un segmento che per età, appartenenza, fidelizzazione, ha maturato la convinzione di  trovarsi in una condizione sociale inattaccabile e non soggetta al processo di impoverimento e proletarizzazione in corso, che pensa che la sua superiorità sociale e culturale sia inviolabile. A patto di assecondare la gestione di chi comanda, di dimostrare di aver  introiettato l’ideologia dominante che ha colonizzato anche il loro immaginario.

Non  stupisce quindi che appoggino uno strumento di evidente discriminazione, visto che la loro forza si poggia su disuguaglianze che inducono graduatorie, gerarchie e di conseguenza privilegi e prerogative fatali.

E non stupisce l’astiosa e irriverente acredine nei confronti  di personalità che dimostrando il coraggio  della propria eresia hanno conquistato la visibilità che loro rincorrono siglando l’appartenenza alla maggioranza benpensante e la rinuncia alla critica e al dubbio.

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