Non so quante fossero, ma certamente molte decine di migliaia le persone che hanno partecipato sabato alla grande manifestazione in piazza San Giovanni a Roma. E pensando alle difficoltà di viaggio che hanno i cittadini privi della stella gialla, ovvero del green pass del despota per corrispondenza Draghi, quelle decine di migliaia avrebbero potuto essere le centinaia di migliaia delle manifestazioni di una volta. Tra i presenti alla manifestazione anche Giorgio Agamben che è stato il primo in assoluto in Italia, ma credo anche in Europa, a denunciare il carattere mistificatorio della pandemia e che ora denuncia il green pasa come strumento di prigionia e non di liberazione, perché chi crede che possedendolo sarò più libero è solo un ingenuo. Il filosofo ha anche detto che “In queste condizioni, senza deporre ogni possibile strumento di resistenza immediata, occorre che i dissidenti pensino a creare qualcosa come una società nella società, una comunità degli amici e dei vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza. Le forme di questa nuova clandestinità, che dovrà rendersi il più possibile autonoma dalle istituzioni, andranno di volta in volta meditate e sperimentate, ma solo esse potranno garantire l’umana sopravvivenza in un mondo che si è votato a una più o meno consapevole autodistruzione”. Questa volta non sono così sicuro che l’analisi di Agamben sulle masse in preda a un terrore pseudo religioso sia del tutto esatta esatta: mi sembra invece che sia pure con lentezza, sia pure sotto un incessante martellamento informativo si stia facendo strada la consapevolezza che qualcosa non funziona nella narrativa pandemica e non bisogna confondere la fede nel racconto manipolatorio del potere con la sopportazione nel seguirne i precetti. In fondo la stessa manifestazione romana, ma anche quelle che su volgono in continuazione nelle città e la saldatura tra protesta per la libertà e lotta per il lavoro, dimostrano che la resistenza è molto più ampia di quanto non si voglia far credere
Stranamente però ciò che esprime Agamben rassomiglia molto alla tentazione di rinchiudersi nelle “ville” e nelle case di campagna, nelle comunità ristrette e nei circoli di amici e conoscenti che è sempre stata la tipica reazione di fronte a un’epidemia, mentre in questo caso sarebbe la risposta al racconto truffaldino di un’epidemia che paradossalmente contribuisce a far sentire pochi e isolati quelli che non stanno al gioco al massacro, mentre in realtà sono una forza formidabile, anche perché costituiscono la parte meno servile del popolo bue che traina i simulacri della fede pandemica. Ma probabilmente Agamben avverte con più sensibilità l’arrivo di una “fine del mondo” che non è soltanto la reazione alla mutazione autoritaria del Paese e delle cosiddette democrazie occidentali, ma anche alla fine di un’era dell’occidente e della visione di progresso sociale verso l’eguaglianza. In queste condizioni sì è tentati di cercare un qualche rifugio isolato dall’alluvione di stupidità e dalla pazza folla. Va compreso che determinazione del potere e delle sue estensioni politiche dipende principalmente dal fatto che lo smantellamento della mistificazione pandemica significherebbe non solo una ritirata dagli obiettivi di controllo sociale già raggiunti, ma anche l’ammissione della strage di innocenti che le distopie di alcuni ricchi dementi e di altri lucidamente intenzionati ad abbattere le democrazie, hanno provocato.
In realtà la curva di credibilità è già nella fase discendente e a questo punto il potere deve cominciare a cambiare lo scenario mutando la natura dell’emergenza. Ma intanto si sarà formato un fronte deciso a costituire un argine all’autoritarismo, un nucleo di base per una nuova stagione politica visto che quella attuale è cerebralmente morta, mentre continuano le funzioni vitali di base che purtroppo sono le più nocive per la democrazia. E’ il momento di uscire allo scoperto, di far sentire la pressione. non certo di nascondersi.
Forse sarebbe opportuno diffondere qualche documento tecnico sul covid, in modo da contrastare con le vere armi della ricerca la propaganda che prima o poi potrebbe colpire anche chi manifesta.
https://herowndestiny.com/il-polmone-covid/
E’ di nuovo in atto l’eugenetica nazi-fascista. Questa gente non ha avuto la giusta narrazione dei loro crimini dall’informazione del dopoguerra, tant’è che si sono ben nascosti per riorganizzarsi a distanza di decenni. Noi siamo le nuove vittime.
Da ricordane nel momento del voto amministrativo prossimo venturo ( i partiti politicanti…) :
Ma probabilmente Agamben avverte con più sensibilità l’arrivo di una “fine del mondo”…(cit) : nemmeno le persone per bene, le più intelligenti, le meno manipolabili, ma non di “buona volontà”, riescono a liberarsi delle virgolette.
non vedrei il piano A (resistenza aperta) e il piano B (ritirata in clandestinità) come alternativi e/o antitetici in modo concettuale. Mai avere tutte le uova nello stesso cesto.
Tuttavia, purtroppo, imho Agamben si illude laddove spera che il potere concederà se non a pochissimi eletti (tra cui magari lui stesso) di rifugiarsi in riserve indiane.
Coi mezzi di controllo odierni, ci stanerebbero tutti, dopodiché ci internerebbero per il “bene comune” e sbianchetterebbero via dalle fotografie, come fanno già gli algoritmi social.
Quindi, sempre imho, pregevoli entrambe le strategie in teoria … anche se credo che nessuna delle due funzionerà in pratica. Chiaramente soffro di un bias di itaGliano, non voglio estrapolare a tutti. Ad es. proprio in US, nel cuore della falsificazione, esistono strati di popolazione, anche geograficamente diversi, di resistenza feroce, gente dura e temprata dalla mera sopravvivenza in ambiente ostile, pesantemente armata e capace di usare le armi, che si è dimostrata refrattaria alla narrazione. Quindi se ci sono “anticorpi” antisistema persino nel cuore del sistema, una qualche vaga speranza “esterna” forse ci potrebbe lambire. Anche nei confronti dei francesi e dei russi nutro una qualche blanda fiducia, anche per le loro tradizioni.
Da parte mia in questo contesto mi classifico precursore in pectore, da decenni, del nuovo movimento chiamato Extinction Rebellion, la forma ultima di desistenza, che manda questo messaggio ai ricchi : volete tutto ? Prendetevelo e strozzatevici. E dopo reimparate a lavorare
Caro Simplicissimus2, ti seguo da qualche mese e trovo i tuoi articoli sempre attenti e pieni di quella humanitas da tempo per lo più dimenticata. Grazie.
Mi permetto di commentare a questo tuo ultimo scritto perché mi pare che le riflessioni di Agamben vadano intese nella loro pienezza. Già nell’articolo fai cenno alla sensibilità che porta Agamben a avere consapevolezza del passaggio epocale in corso. Da quando iniziò a scrivere su Quodlibet nel febbraio 2020 Agamben ha posto