In che Paese viviamo? In un Paese dei balocchi dove un giorno un signore di nome Romano Prodi, intervistato da un giornalone come il Corriere della Sera può affermare:  “Il riformismo deve trovare un’identità nuova dopo 35 anni di un liberismo che ha devastato i diritti sociali”. Cosa che andrebbe benissimo se la persona che lo dice non fosse tra i massimi protagonisti della devastazione dei diritti sociali e comunque tra coloro che hanno posto le condizioni perché tutto questo potesse prodursi: la svendita dell’industria pubblica  perpetrata in con la complicità attiva di Draghi, l’entrata nell’euro e poi la progressiva precarizzazione del lavoro che è avvenuta paradossalmente proprio nei governi da lui sostenuti o diretti. Ora può anche darsi che all’età di 82 anni se ne sia scordato, ma più probabilmente sta semplicemente rinnegando ciò che ha fatto probabilmente per ascendere al Colle. Non è nemmeno che dica mi sono sbagliato, sono stato un coglione a pensare che l’euro sarebbe stata una cascata di diamanti del Paese, che abbandonare la grande industria di stato sia stata una pessima idea, anche perché quella decisione fu presa sotto la pressione degli stessi potentati economici, cresciuti come Hulk grazie ai Prodi e prodini di tutto l’occidente, che oggi reggono di fatto il Paese grazie ai loro uomini. No semplicemente fa finta di essere stato dall’altra parte della barricata, di aver difeso sempre i diritti sociali, di non essere stato uno dei protagonisti della perdita di sovranità nei confronti elite non elette, grazie alla quale è avvenuta la rapina di diritti e che ha creato una situazione per cui anche un Prodi presidente sarebbe del tutto impotente a cambiare la situazione.

Ora qualunque persona sarebbe meglio di quella che attualmente abita il Quirinale e qualunque meglio del “vile affarista” che occupa Palazzo Chigi, quindi l’ipotesi di Prodi presidente non mi sorprende né mi spaventa certo più di tanto: quello che invece mi spaventa è che un personaggio al centro delle cronache politico economico praticamente dagli anni ’80 possa far finta di essere stato da un’altra parte e per giunta di essere creduto. Se questo è possibile ci deve essere qualcosa di malato in questo Paese. Tempo fa mi stupii che il rampollo di un ristoratore romano ben conosciuto si fosse dato alla tv spazzatur -. culinaria andando in giro per i ristoranti italiani all’estero e che facesse delle reprimende per il bis o il tris di primi che talvolta venivano proposti: ” in Italia non esiste questo” affermava con stravagante sicumera, evidentemente non conoscendo l’Italia ma facendo finta che il ristorante del padre non fosse famoso proprio per il tris di pasta. Che cosa non si fa per essere alla moda. Ma se questo magari lo potevano sapere in relativamente poche persone, di Prodi lo sanno tutti e non vedo come si possa pensare che egli possa essere il personaggio adatto a inaugurare una nuova politica riformista e porsi dunque come rappresentante e difensore delle sue stesse vittime. Se anche lo volesse fare in maniera concreta non potrebbe perché è lui che ha collaborato a creare lo stato di impotenza della politica nella quale viviamo. Se il neo liberismo crea al suo interno sia il consenso che l’opposizione ecco che Prodi diventa un esempio vivente di questa dialettica alterata: si oppone a se stesso.