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Sanità di Classe

Anna Lombroso per il Simplicissimus

“I no vax che contraggono il Covid e finiscono nelle Terapie intensive degli ospedali del Lazio dovranno pagare i ricoveri”.  L’assessore alla Sanità della regione Lazio, Alessio D’Amato è talmente convinto che “queste persone che rifiutano la vaccinazione mettendo a rischio la libertà altrui, debbano assumersi la responsabilità fino in fondo delle proprie scelte e delle proprie azioni”, che sta mettendo a punto  “un modello per addebitare le spese del ricovero a chi non vuole vaccinarsi”.

Al cospetto di tanta banalità del male si ha la tentazione di contrapporre un po’ della banalità del buonsenso: non sarà irresponsabile e quindi penalizzabile con il pagamento delle cure  la decisione  di incauti genitori che sottopongono alla somministrazione i figli adolescenti  colpiti da un non imprevedibile effetto avverso della vaccinazione, ampiamente accertato da organizzazioni sanitarie “laiche”?

E se, come si dice di continuo, il green pass è né più né meno che una patente di guida, ne discende che l’automobilista scapestrato che corre troppo e va contro il platano debba accollarsi il costo dell’ingessatura presso il locale nosocomio, per non dire del sieropositivo reo di azzardati congiungimenti promiscui o di malsani consumi. Ma aggiungiamoci pure il ghiottone obeso, imputato di non resistere alla succulenta millefoglie, cui dovrebbero essere addebitati gli stick per la misurazione della glicemia, l’insulina e le terapie per l’insidiosa malattia, prima ancora di costringerlo, come succede in alcuni stati americani, a pagare una sovrattassa sul burro.

Per fortuna tra tanti inesorabili carnefici che si sono addossati il peso di guidare il linciaggio dei nemici della nazione, qualcuno tiene la b arra dritta, come l’opinionista che ha deliziato il pubblico dei fan (ne ho scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2021/08/30/un-virus-gourmet-154599/) con il suo illuminato parere: i novax vanno curati proprio come gli assassini, a conferma che siamo in uno Stato di diritto.

Oggi nello Stato di diritto non ho potuto entrare in Sant’Apollinare in Classe, a differenza che in altre chiese di elevata qualità artistica, perché non possedevo il Green Pass. Mi è stato sollecitamente consigliato di provvedere – nella farmacia vicina, contigua al ristorante pizzeria che confina con il monumento  dove invece si poteva accedere liberamente – a sottopormi a un tampone rapido in sostituzione del lasciapassare.

Ho declinato l’invito, fortunatamente il ricordo di quel prodigio è recente: l’ho rivista l’anno scorso in pieno post-lockdown, quando ancora non ero un soggetto ad alto rischio. E quando, proprio come in occasione di precedenti visite, il pass che si sarebbe dovuto pretendere era il sette in storia dell’arte, in modo da non presentarsi impreparati. D’altra parte fino a un anno fa si esigeva che venissero lasciati all’ingresso telefonini e macchine fotografiche,  misura rimpiazzata dalla credenziale “sanitaria” che non comprende la tutela di Cristo, circondate dal gregge che ormai avrà raggiunto l’immunità, di Elia, Mosè o dei quattro vescovi.

È che ormai il buonsenso, la logica non hanno cittadinanza e c’è poco da sperare  che   quando sarà universalmente chiaro che il Green Pass è una scelta politica, che serve a introdurre obliquamente un obbligo vaccinale, quando sarà ancora più evidente di oggi che non produce nessun effetto positivo sui dati di contagi e ricoveri, le autorità e i media al loro cieco servizio tornino indietro sulle loro decisioni, permettano il disvelamento delle loro menzogne, che hanno avuto il fine certo di adottare uno stato di emergenza reiterato e di volta in volta incrementato col favore di una parte di cittadinanza che ha scoperto la voluttà della fiducia incondizionata nel potere e che si dichiara pronta a ripetere sciagurati atti di fede nell’affidabilità di chi da decenni ha demolito, ancora prima dello Stato di diritto, lo Stato sociale. Con il risultato che ben prima della discriminazione tra irresponsabili e virtuosi, esisteva quella tra chi poteva pagarsi l’assistenza privata e chi invece subiva le liste d’attesa, l’arbitrarietà e l’abbandono ad opera di Regioni che avevano già adottato e applicato i criteri dell’assistenza di classe.

Ormai o reciti il Credo o sei un aspirante terrorista, un pericoloso destabilizzatore, una personalità distruttiva, pronta a pagare con l’emarginazione, l’ostracismo e la perdita di diritti e lavoro una scelta dissennata, alla stregua di un kamikaze de noantri, che si dà una lenta morte sociale per paura dell’ago, per disfattismo, per mantenere il punto.

A mantenere il punto c’è da temere che saranno quelli che rivendicano la bontà dell’intervento statale dopo anni di esproprio della sovranità, affidandogli l’assistenza e l’aiuto alle multinazionali, con preferenza per quelle farmaceutiche, mentre li nega ai cittadini, che non è intervenuto sui mezzi pubblici a disposizione, non ha assunto personale medico né investito sui reparti di terapia intensiva né tantomeno sulla medicina di base, non ha aperto nuovi presidi ospedalieri locali, non ha finanziato le piccole e medie imprese  che potevano sviluppare un vaccino o mettere a punto farmaci per la cura del virus.

Tra le malattie trascurate in questo lungo periodo è da mettere in cima la paralisi cognitiva che ha colpito una parte non trascurabile della società, quella che purtroppo costituisce l’opinione pubblica secondo i requisiti contemporanei: presenza in rete e sui social, attrezzatura informatica e tecnologica, visto che larghi segmenti di pubblico non hanno tribuna né libertà di parola come succede quando vigono lo stato di necessità o la censura, non scendono in piazza e non  occupano le stazioni, anche se indubitabilmente sono le vittime di una gestione sciagurata dell’emergenza sanitaria che è stata orchestrata all’interno della crisi sociale.

I paralizzati, i letargici, i narcotizzati non ne vogliono sapere nulla di questi invisibili che stanno perdendo il lavoro, il posto, la casa, la scuola dei figli, numeri  a caso nelle statistiche degli effetti collaterali inammissibili e non certificabili.

 

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