Anna Lombroso per il Simplicissimus

Se si aspettava che la sua visita pastorale si svolgesse tra ali di folla fiduciosa e plaudente sarà stato deluso. E se non ci sono stati fischi o gesti di collera è solo perché la gente disillusa e sfiduciata ha lasciate vuote le sedie preparare per la cittadinanza nel campo sportivo dove si è svolta la “commemorazione” delle vittime- i morti cioè – a 5 anni dal sisma, risparmiando al presidente il parterre di vittime viventi umiliate e offese.

La foto ufficiale lo mostra seduto su una seggiolina in prima fila, il viso tirato  dietro la sua abituale maschera di cera, lo sguardo sfuggente che potrebbe rivelare l’imbarazzo di recitare una sceneggiatura vergognosa, la stessa che si ripete a ogni cambio di esecutivo, di commissario straordinario, di ministro: “finora non si è fatto nulla, ma sono arrivato io con la soluzione in tasca, siate fiduciosi che lo Stato vi è vicino”.

Si racconta che abbia ricevuto una delegazione di familiari dei morti, decimata, pare, dalla stanchezza della rituale notte di veglia. Si dice che abbia ascoltato le loro rimostranze per poi ripartire  dopo aver esibito le referenze della creazione di un fondo  per le vittime degli eventi sismici, sul quale ci sarebbe già una iniziativa parlamentare e che è  all’attenzione del Governo e l’agenda dei “lavori”  nel cantiere della ricostruzione. Eh si, perché il suo governo “fin dal suo insediamento, ha riservato grande attenzione agli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo delle aree terremotate“.

La prima e più importante misura adottata è la destinazione di “un’apposita linea di investimento” – del valore di 1,78 miliardi di euro – “per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori del Centro Italia colpiti dai sismi del 2016 e 2017”, nell’ambito del Piano complementare al Pnrr.  A questa si è aggiunta una norma del DL Semplificazioni mirata a garantire per questi interventi una “governance unitaria multilivello”, che definirà il Contratto istituzionale di sviluppo per la ripresa post-sisma (‘CIS sismar). E a conferma di quali siano le fonti autorevoli dalle quali trae  i dati e le informazioni sullo stato del Paese,  in modo da evitare il molesto contatto con il popolo, in sintonia con l’alto prelato presente ha citato una indagine di Bankitalia che fotografa il ritardo del Centro-Italia, causato dall’incomprensibile arretratezza delle sue infrastrutture.

L’uomo non si smentisce mai. Ma cosa vogliamo aspettarci da uno che chiama i lavoratori “capitale umano”, lo sblocco dei licenziamenti un’occasione per “favorire un ricambio che promuova la buona occupazione” e che affida la ripresa del paese alla “distruzione creativa”  in base alla quale solo le imprese redditizie dovranno essere sostenute, abbandonando le altre, parassitarie,  al loro destino.

Quindi il ridare le case ai residenti che stanno ancora – i più fortunati -nelle casette provvisorie dopo 5 anni, il risarcimento e l’aiuto a aziende agroalimentari, a allevamenti che hanno perso le bestie già nel primo duro inverno, agli artigiani, ai pubblici esercizi che hanno visto aggiungersi alla distruzione le limitazioni della gestione pandemica,  sono questi i settori beneficati dalla “linea di investimento” prevista dal   Fondo complementare, che con una dotazione complessiva di circa 31 miliardi di euro, è destinato a finanziare specifiche azioni che integrano e completano il Piano degli stanziamenti del Recovery Fund. Gli interventi a favore delle aree colpite dai terremoti del 2009 e 2016 verranno erogati secondo  una ripartizione di  220 milioni per l’anno 2021;   720 milioni per l’anno 2022;   320 milioni di euro per l’anno 2023;   280 milioni di euro per l’anno 2024;   160 milioni di euro per l’anno 2025 e   80 milioni di euro per l’anno 2026 a fronte del bilancio del sisma: 24 miliardi di euro tra costi e danni disseminati su un’area di ottomila chilometri quadrati, 600 mila persone coinvolte e 65.000 sfollati.

E dunque come si fa a resistere alla tentazione di fare dei paragoni, pensando ai 2, 4 miliardi regalati alla dinastia criminale dei Benetton per la cessione di Autostrade per l’Italia al consorzio formato da Cassa depositi e prestiti,  a quanto ci è costata la campagna di esportazione di democrazia in Afghanistan, approssimativamente 7,5  miliardi  e53 morti,  a quanto pretende la Nato per farci sedere al suo tavolo dei grandi, se l’Italia dal 2015  ha aumentato la spesa per gli armamenti  di 10 miliardi annui, nel 2021 ammonta a circa 30 miliardi, con l’obiettivo prossimo dei 40 miliardi. E saremo di certo limitati e micragnosi, se osserviamo una certa disparità sospetta tra l’1,78 miliardi di euro previsti dal Fondo per la ricostruzione e, tanto per fare un esempio,  il miliardo per il potenziamento dei sistemi di osservazione della terra per il monitoraggio dei territori e dello spazio extra-atmosferico e  per rafforzare le competenze nella space economy con più satelliti e dati raccolti in orbita; o se li confrontiamo con i   62 miliardi di euro in interventi sulle infrastrutture improrogabili, 25 miliardi dei quali da destinare all’alta velocità.

I giornaloni affetti da una forma patologica di scissione hanno così collocato nelle cronache economiche l’esultanza di Brunetta che si bea per la  nuova Cila (comunicazione di inizio lavori asseverata), il modulo unico, semplificato e standard, per il rapido accesso alle  agevolazioni per la riqualificazione antisismica ed energetica  e che “in breve tempo sbloccherà l’avvio di centinaia di cantieri per la ricostruzione e ristrutturazione“, il compiacimento del Commissario straordinario Legnini che inaugura  i lavori per la stesura della piattaforma che ospiterà la prima gru per la ricostruzione privata nella zona rossa di Amatrice e che servirà  a realizzare “il primo abitato del centro storico, nei pressi della chiesa di Sant’Agostino” e le sue personali interpretazioni statistiche  contenute  nel suo 3° rapporto dal suo insediamento che certifica che, di cantieri, ne sono stati autorizzati e finanziati 10.263: metà in corso d’opera e metà già chiusi, con il risultato di restituire presto una casa a 12 mila famiglie, “e la speranza in un prossimo futuro per altre 13 mila”,  su un numero approssimativo di oltre 80 mila edifici dichiarati inagibili.  Consiste in questo risultato il successo della concessione ai privati   dei “contributi” per la  riparazione o la ricostruzione di immobili lesionati, pari a un miliardo su un’assegnazione di 2,7. Mentre si ammette che va a rilento la ricostruzione pubblica che ha interessato 936 progetti di interventi sul patrimonio ecclesiastico, 316 per l’edilizia residenziale e   250 per le scuole.

Così al compiacimento fa da contrasto la cronaca del disonore: Accumuli resterà un borgo della memoria, a Pescara del Tronto dopo cinque anni si è deciso di ricostruire solo nella zona alta dove troveranno asilo gli abitanti ancora nelle casette di legno assegnate con la riffa, a Amatrice si comincia adesso con quella gru. I giornali concorrono nell’addossare le responsabilità della vergogna all’avvicendamento dei due commissari dopo il probo Errani: la De Micheli e i il geologo Farabollini,  rei di aver fatto naufragare la ricostruzione “nella melma della burocrazia più odiosa, nell’incapacità di trovare un filo rosso da offrire ai molti sindaci con situazioni diverse”, in modo da alimentare le speranze sulla nuova gestione dei migliori.

Difficile farsi illusioni perché come accade sempre da noi, a una crisi si aggiunge inevitabile e fatale un’emergenza: già prima del sisma questo territorio fertile di bellezza del paesaggio e della creatività, attivo e dinamico si stava già spopolando, lentamente ma inesorabilmente retrocesso a parco tematico per il turismo religioso e a festosa mangiatoia della tradizione aggiornata dall’innovazione con la cipolla nella matriciana. Il terremoto ha completato l’opera di espulsione degli abitanti, soprattutto giovani ai quali sono negati gli studi, le speranze di lavoro e autonomia economica, ma perfino le vasche e il passeggio nelle vie del centro che dopo cinque anni sono come un’Acropoli, un paesaggio di rovine di Piranesi a futura memoria del comune disonore.