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Israele, la terza dose affonda: già nuovi casi di infezione

In Israele si riscontrano sempre più infezioni tra le persone vaccinate. anche i ricoveri e le malattie gravi colpiscono relativamente più i vaccinati che i non vaccinati e questa inaspettata situazione ormai in atto da giugno ha fatto scattare l’operazione terza dose che è stata iniettata in pochi giorni a 420 mila persone sopra i 60. Ma adesso si cominciano a scoprire casi di nuove infezioni anche tra i terzo dosisti: il Times of Israel scrive che a 14 israeliani è stato diagnosticato il Covid nonostante siano stati vaccinati con una terza dose di cui 11 sopra i 60 anni e i restanti  3 immunodepressi: due di queste persone sono finite in ospedale. Naturalmente sono le prime scoperte e c’è da giurarci che ben presto il fenomeno di allargherà a macchia d’olio anche perché non c’è alcun motivo di credere, né è stata presentata alcuna pezza d’appoggio scientifica  che la terza dose di un vaccino che ha fallito già due volte possa cambiare la situazione. Perché è evidentemente il meccanismo di azione che non funziona. 

E adesso pare che spuntino liti nel governo sulle misure da adottare in vista dell’ulteriore aumento del numero di contagi che si è avuto dopo il vaccino e probabilmente dovuto allo scasso del sistema immunitario che provoca. Il ministro dell’Istruzione Yifat Shasha-Biton ha suscitato polemiche definendo un “crimine” i piani per vaccinare gli studenti nelle scuole. Inoltre ha combattuto perché l’ipotesi di un nuovo blocco fosse messo all’ordine del giorno: “Abbiamo visto i grafici: non importa se i paesi hanno bloccato o meno, i grafici di morbilità sembrano gli stessi”. Il ministro dei servizi segreti Elazar Stern ha concordato: “Dobbiamo rimuovere la parola ‘blocco’ dal nostro lessico. Stiamo facendo vivere le persone sotto minaccia”  E il segretario al Tesoro ha sostenuto: “l’Australia è attualmente nella sua ottava fase di blocco e il numero di casi è ancora in aumento.”

Ora facendo quattro calcoli a partire dal 2020 molti israeliani dovrebbero aver acquisito un’immunità naturale  al covid e moltissimi altri dovrebbero averla acquisita con i vaccini. Quindi la situazione che si va creando con la diffusione di nuovi contagi non delinea soltanto l’ipotesi che questi preparati di ingegneria genetica non servono a nulla, ma che abbiano anche l’effetto, teoricamente già sollevato in alcuni studi, di deprimere l’immunità naturale già raggiunta per il covid, e oltretutto di indebolire le difese contro altri virus e batteri. In effetti ci troveremmo di fronte ad una epidemia da vaccino più che da virus.

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