Dopo aver comprato il destino dell’Ucraina con 5 miliardi di dollari, parola di Victoria Nuland, per sottrarla all’influenza russa e portarla nell’ambito Nato,  dopo aver inscenato piazza Maidan e il suo sanguinoso golpe, dopo aver dato il Paese in pasto ai neonazisti, ovviamente in ossequio alla democrazia, dopo aver letteralmente devastato l’economia del Paese e avergli fatto perdere un terzo del territorio, adesso gli Usa si defilano. Al convegno di Kiev sulla piattaforma Crimea con cui il governo ucraino tenta di dare l’impressione di esistere ci andrà soltanto il ministro statunitense dei trasporti dunque una figura non politica, il che lancia un preciso segnale a tutti gli altri di lasciar perdere e di mettere una pietra sopra a questo vertice assurdo dove i nazisti che opprimono qualsiasi minoranza e minacciano qualsiasi opposizione cianciano di diritti umani a testimonianza di come questi  siano ormai usati come pezza da piedi per qualsiasi scopo. Ma la realtà è che nessuno è in grado di strappare la Crimea con la forza alla Russia e i raid navali che ogni tanto punteggiano le cronache non sono che una messa in scena per coprire l’abbandono del Paese a se steso. Il fatto è che l’Ucraina non ha più un valore di scambio credibile per trattare con Mosca per esempio sul Medio Oriente: perse le regioni orientali  industrializzate, persa la posizione strategica della Crimea, l’Ucraina non è che un mare di fango indebitato  fino al collo e con un’unica opzione economica da far valere, ossia i diritti di passaggio del gas russo. Ma con il via libera al Nord Stream 2 Mosca ha acquisito un vantaggio strategico nella trattativa e naturalmente obbligherà Kiev ad accettare i prezzi più bassi possibile.

Sempre di più la vicenda Ucraina rappresenta alla perfezione la stupidità delle amministrazioni statunitensi che con una mossa sola hanno fatto perdere credibilità alle rivoluzioni colorate mischiandole alla svastica, hanno provocato il riavvicinamento di Russia e Cina in un blocco che gli Usa non possono affrontare e infine hanno paradossalmente creato un maggior rapporto tra Russia e Germania che in una proiezione di lungo termine sembra quasi dar corpo alle parole di Kissinger per il quale senza l’Europa «gli Stati Uniti diventerebbero un’isola lontana nella costa dell’Eurasia». Alla fine tanta ossessione di sigillare la Russia e di innescare una conflittualità continua a suon di sanzioni per rendere difficile un rapporto tra Mosca e il resto del continente europeo ha creato i presupposti perché la Germania si accosti all’Eurasia. Anzi di fatto la vicenda Ucraina in qualche modo assegna proprio a Berlino la responsabilità del Paese lasciando per il momento  che sia la Germania ad essere la protagonista delle promesse di sostengo occidentali e ad occuparsi del piano di energia rinnovabile da un miliardo di dollari che Biden ha lanciato, e che dovrebbe teoricamente favorire la progressiva chiusura della decina di centrali nucleari fatiscenti del Paese. Ma le rinnovabili non fornirebbero che una modesta frazione dell’energia oggi prodotta visto che la cifra annunziata, sempre che sia poi realmente data,  basterebbe solo per impiantare un gigawatt di eolico, così che alla fine l’Ucraina potrebbe essere costretta persino ad importare energia elettrica. hhh

Tutto questo però ha un impatto enorme sull’Europa perché un “protettorato” tedesco sull’Ucraina oltre a quelli della Boemia, della Croazia, Slovenia e Slovacchia ricrea di fatto il blocco dei vecchi  imperi centrali con interessi tutt’affatto diversi rispetto agli altri partner il che naturalmente sarà un ulteriore motivo di spinte centrifughe. Di certo però nessuno è disposto a rimetterci più di tanto per possedere l’Ucraina  e questo dovrebbe essere un monito per chiunque si fidi dellì’impero e delle sue promesse.