Davvero c’è poco di cui sorridere di questi tempi, ma ogni tanto qualcosa illumina questo fosco crepuscolo che pare senza uscita ed è toccato alla Grecia tirare un calcio negli stinchi ai suoi massacratori del nord Europa e della grande finanza che poi non è certo estranea alle narrazioni pandemiche. Com’è noto Atene si è trovata completamente sola di fronte alle ondate migratorie in parte anche organizzate dalla Turchia come forma di pressione e l’Europa, come ben sappiamo, tende a fregarsene, smuove badilate di stupida retorica come pastone per sardine e suini di governo, ma lascia che siano gli stati nei quali sbarcano i migranti a vedersela da soli con il problema anche quando questo diventa un peso insopportabile sotto molti aspetti. E semmai nei casi peggiori si limita a lodare la brutalità dei respingimenti così come ha fatto la von der Leyer con Madrid per i fatti di Ceuta. Così il governo greco, benché non sia che un esecutore della troika ha trovato un sistema per potersi liberare di parte di questa pressione migratoria e ha deciso di dare anche i migranti economici ovvero ai clandestini lo status di rifugiati. Cadere dalla padella nella brace, si direbbe e invece no perché i rifugiati hanno diritto al permesso di soggiorno, alla casa e a una sussistenza minima  che di certo la Grecia non può concedere; però hanno anche la possibilità di recarsi negli altri  Paesi dell’Unione dove possono di nuovo richiedere protezione e gli aiuti aiuti economici a cui hanno diritto, quelli che per l’appunto la Grecia svuotata come una zucca, non è  in grado di concedere. Una strada scelta da quasi 20 mila migranti negli ultimi 12 mesi

Si può facilmente immaginare la rabbia di alcuni membri ricchi del club Europa che hanno protestato presso Bruxelles per questa “pratica”  con un documento comune siglato da Francia, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo e anche Svizzera che non fa parte della Ue ma aderisce a Schengen. Immediatamente Bruxelles che ha una straordinaria sensibilità per le cattive cause è intervenuta chiedendo spiegazioni al governo greco  ed imponendo che esso fornisca ai rifugiati i mezzi a cui hanno diritto. Ed è qui che è arrivata la stoccata di Atene che almeno un po’ ci consola: il ministro della migrazione Notis Mitarachi ha risposto per le rime evidenziando che la Grecia dal 2010 ha dovuto, ubbidendo alla imposizioni della troika. limitare drammaticamente il welfare e quindi “non può garantire ai rifugiati un tenore di vita  superiore a quello che la stessa troika ha imposto ai cittadini greci.

Peccato che i lobbisti di Bruxelles non siano in grado di vergognarsi, se no sarebbe l’occasione giusta per farlo.