“La scorsa notte i cittadini della Pennsylvania  hanno votato per porre fine al blocco, riavviare la nostra economia, riaprire le nostre scuole e fermare la dittatura del governatore Tom Wolf”, con questo comunicato è stata annunciata la vittoria nel referendum per bloccare i poteri di emergenza del governatore ” e dunque arrivare all’abolizione di misure di confinamento che sono state piuttosto severe, vista l’appartenenza di Wolf all’entourage  bideniano. Molto si potrebbe dire di questo democratico che è stato segretario alle entrate della Pennsylvania e contemporaneamente dirigente dell’azienda di famiglia, che ha ha eliminato la tassa sul valore dei beni delle aziende (la sua compresa), che è un fan delle sanzioni economiche contro gli stati che non ubbidiscono agli ordini di Washington, ma ciò che ha indignato è stata la folle e grottesca gestione dell’emergenza che peraltro ha causato molti più problemi che in altri stati dove le misure sono state molto più limitate.

Per esempio a lui si è dovuta ciò che viene ritenuto un eccesso di autorità nel controllare e chiudere le attività economiche o le scuole e a imporre mascherine ovunque e sempre, ma soprattutto è stato lui a concentrare gli anziani con tampone positivo  in cliniche ed Rsa così da provocare una rapida diffusione dei contagi e fare della Pennsylvania uno degli stati più colpiti dalla pandemia. Un grossolano errore fatto anche in altre aree del Nord America dove il 60 per cento delle vittime attribuite al covid si concentra appunto tra case di riposo ed Rsa

Ha potuto farlo perché fino ad ora il governatore aveva la facoltà di dichiarare l’emergenza per 90 giorni e prolungarla poi indefinitamente, mente occorreva una maggioranza dei due terzi dell’assemblea legislativa  per poter revocare tale misura. Ora dopo il referendum, la massima durata dell’emergenza è di 21 giorni ed essa può essere revocata a maggioranza semplice dal parlamento locale. Non bisogna sottovalutare quanto accaduto, come se i trattasse di un incidente anche se comunque porta a 25, cioè esattamente alla meta,  gli stati Usa che si avviano a liberarsi delle misure di emergenza: il governatore Tom Wolf ha infatti concordato tutte le sue mosse pandemiche, per così dire, con Rachel Levine, ossia con la segretaria alla sanità dello stato, abbastanza nota in Usa per altro cioè per essere uno dei pochissimi funzionari pubblici  di altro livello ad  essersi dichiarata transgender. Il fatto è però che la Levine a gennaio è stata nominata da Biden assistente segretario per la salute degli Stati Uniti e dunque la sconfessione tramite referendum di Wolf, ma indirettamente anche della Levine che è stata la sua suggeritrice  per un anno intero, costituisce un duro colpo per tutta l’amministrazione di Washington che ha scelto lo stato di eccezione come sua cifra distintiva.

Ad ogni modo gli elettori della Pennsylvania sono diventati i primi della nazione a imporre restrizioni all’autorità di un governatore in merito alle dichiarazioni di emergenza ed è fin troppo chiaro che questo sarà un esempio che verrà seguito anche altrove per impedire che li governi  per un’emergenza fine a se stessa e con misure incongrue, di cui nessuno ha dimostrato la minima efficacia. Anche da noi la prima richiesta di un fronte del dissenso dovrebbe prevedere una forte limitazione dei poteri emergenziali. Vabbè detto tanto per parlare nel deserto.