Nel marzo dell’anno scorso politici, virologi, modellisti pagati pagati da qualcuno, in qualche caso dagli stessi governi, per dare la “versione peggiore” ci dissero che c’era bisogno di due settimane di confinamenti e distanziamenti per appiattire la curva di crescita del covid e ridurre la pressione sugli ospedali e sulle unità di terapia intensiva. Poi saltò fuori che i modelli erano completamente sbagliati di un fattore che variava da 10 a 1000, che le terapie erano completamente sbagliate e così  che le due settimane si sono trasformate in 14 mesi di prigionia, senza che nulla sìa cambiato, anzi con il brillante risultato di  far crollare l’assistenza sanitaria facendo davvero un numero di morti difficilmente calcolabile. Eppure si continua imperterriti sulla medesima strada nonostante i lockdown non abbiano ridotto i ricoveri, ma solo i posti di lavoro.

Lo si è dimostrato inutilmente decine di volte facendo il confronto tra Paesi che avevano avuto confinamenti severi e altri che avevano adottato misure più leggere o addirittura nessuna: quasi sempre morti e ospedalizzazioni erano superiori nei primi dimostrando la fallacia dei mezzi, il perseverare nell’errore e dunque la mistificazione. Quasi sempre la pubblicistica di questo Panopticon che è diventato il mondo, ha provato a trovare e  spacciare bizzarre argomentazioni, insolenti per qualsiasi intelligenza, al fine di spiegare l’assurdo. Che tuttavia si è sempre ingrandito e oggi grida venetta attraverso questo diagramma che riassume l’inutilità delle misure in un’area sufficiente omogenea per costume e reddito da non poter che fare a pezzi le tesi principali della narrazione pandemica comprese quelle tese allo smercio massimo di vaccini. Mi riferisco al confronto tra i 25 stati degli Usa che hanno adottato le misure più severe e gli altri 25  che invece hanno evitato di calcare la mano e hanno imposto misure lievi o molto lievi. Ecco il diagramma:

 

In rosso sono segnate le ospedalizzazioni ( su 100 mila abitanti) negli stati con misure più stringenti e in grigio invece quelle negli stati meno severi. come si può vedere non soltanto non c’è stato alcun vantaggio, ma anzi c’è stato uno svantaggio. E Questo è niente rispetto al prossimo futuro quando arriverò l’impatto della crisi dovuta a un e mezzo di taglio netto all’economia. E a completare il paradosso, anzi la mistificazione adesso si cominciano già ad annunciare i primi lienziamenti proprio nel settore sanitario. Ma qui c’è un altro diagramma di più complesso che confronta il tasso di disoccupazione ufficiale (in realtà assai più basso del reale come tante volte si è tentato di spiegare) tra stati con misure severe e quelli più lassi: la differenza è impressionante : da una parte meno libertà. più morti e più disoccupati, dall’altra più linertà. meno morti e meno disoccupati.

E lo dice anche la scienza ufficiale, quella che molti venerano per pura inettitudine civile e morale: uno studio di cinque ricercatori  dell’Università di Chicago pubblicato negli Atti dell’Accademia Nazionale degli Scienziati Usa d’America ha rilevato: “Non stiamo riscontrando effetti dimostrabili delle linee guida [del rifugio sul posto] sulla diffusione di malattie o decessi. ” Uno studio medRxiv di diversi altri professori è giunto senza mezzi termini alla conclusione: “I vantaggi dichiarati dei blocchi sono enormemente esagerati”. E una ricerca peer-reviewed condotto da epidemiologi europei sulla rivista Frontiers in Public Health ha rilevato che “il rigore delle misure adottate per combattere la pandemia, incluso il blocco, non sembra essere correlato alla mortalità”. Certo non alla mortalità dei corpi, ma a quella della liberà e della democtazia si