Mi è capitato di leggere entusiastici ditirambi bipartisan al piano di Biden per superare la crisi pandemica, ovvero l’immissione di 1800 miliardi dollari nel sistema per compensare la caduta del lavoro. E forse oggi, primo maggio è l’occasione giusta per parlarne e per decostruire questa immaginetta che del resto viene messa assieme dai soliti noti a suon di previsioni di crescita senza alcun appiglio, ma che sono fatte nella speranza che siano auto avveranti e di manipolazioni di dati specie la minimizzazione della caduta del pil. Innanzitutto va detto che la cifra è sì altissima ma corrisponde al 9%  del pil statunitense e appare dunque – viste le perdite reali – più un’operazione tampone che di rilancio, ma è comunque lontanissima dai 7700 miliardi che al tempo della crisi furono emessi dalla Federal reserve per salvare alcune banche  andate troppo in là con le scommesse e che oggi sono peraltro in una situazione forse ancora più complicata. Quella gigantesca cifra corrispondeva infatti al 50% del pil calcolato con criteri che poi sono cambiati per simulare più facilmente una crescita dell’economia reale che è stata in realtà molto modesta.  La situazione alla quale fare fronte è questa: ci sono 100 milioni di persone disoccupate tra cui cui solo 6,85 milioni vogliono un lavoro mentre 94 milioni non lo vogliono. Si è arrivati al punto che alcune aziende offrono soldi per un colloquio di lavoro o bonus di assunzione pur di trovare personale, ma niente la gente – secondo la versione politicamente corretta del neoliberismo – non ne vuole sapere perché i generosi sussidi disoccupazione, che vanno dai 300 ai 400 dollari a settimana li tengono lontani dal lavoro E giù tutto un profluvio di banalità rituali sulla responsabilità, sulle misure ” socialiste” di sostengo, sull’errore di aiutare la gente che poi si impigrisce e ne approfitta. Tutti discorsi che sento da quarant’anni anche dalle nostre parti. Quello che non si dice é che solo un pazzo accetterebbe di lavorare per 500 euro lordi a settimana ovvero il salario medio nelle attività più colpite che in termini concreti è inferiore agli aiuti e oltretutto implica anche maggiori spese. E non ci viole certo un’indagine approfondita per capire che la medesima situazione si andrà creando in Europa con lo scasso definitivo dei brandelli di stato sociale rimasro.

In realtà la questione sarebbe di semplicissima soluzione: basterebbe aumentare i salari e trasferire così una parte delle risorse dal profitto al lavoro per vedere riaccendersi la voglia di rimboccarsi le maniche perché il vero problema non è che i sussidi sono troppo alti ma è che i salari sono troppo bassi. Ma tutti i soggetti coinvolti fanno finta di non accorgersi  accorgersi di avere la soluzione sotto gli occhi, si perdono in discorsi metafisici sulla pigrizia che sarebbe stata risvegliata come Nosferatu dai lockdown o in arzigogolate argomentazioni secondo cui gli aiuti del governo starebbero attivamente sovvenzionando una sorta di stile di vita sedentario che impedisce alle persone di ottenere lavori reali e sviluppare competenze di cui avranno bisogno per fare soldi veri. Vere sciocchezze rituali  visto che qui parliamo di lavori a modesto contenuto cognitivo: insomma il solito “spezzati la schiena” per una miseria in cambio di un biglietto della lotteria che forse un domani consentirà a uno su mille  di avere una vita decente, senza eccessivi patemi per pagare le bollette e persino di affrontare qualche piccola spesa imprevista. Una prospettiva irragionevole e insensata : eppure viene detta qualsiasi cosa pur di non far passare l’idea di aumenti salariali necessari per alimentare il mercato interno, specie in un periodo nel quale le attività risentono dell’alea della pandemia e delle misure di blocco e confinamento che potrebbero essere prese ciclicamente, anzi che lo saranno senz’altro.

In realtà si può seriamente dubitare del fatto che il potere di qua e si là dell’Atlantico voglia davvero una ripresa del lavoro  dopo un anno di buio e non sia invece orientato, con il pretesto della pandemia, a eliminare le piccole attività che sono quelle più irriducibili al globalismo e al governo delle oligarchie del denaro, anche a costo di aumentare in misura massiccia i sussidi di vario genere: senza lavoro, almeno senza lavoro costante e di buona qualità una grandissima fetta di popolazione perderà di fatto il proprio peso e la propria agibilità politica agevolando il disegno autoritario oligarchico prefigurato nel think tank dei potenti. L’insistenza sulla narrazione apocalittica oltre che apocrifa della pandemia non si spiega di certo in termini sanitari, ma risponde a disegni di ingegneria sociale volta a creare sudditanza dove un tempo c’era la cittadinanza.