Anna Lombroso per il Simplicissimus

Voglio proprio rendermi utile, al servizio del Paese e per contribuire a quel ritorno alla normalità dal 26 aprile  sia pure con quello che  il nostro Presidente del Consiglio ha definito un “rischio ragionato”, la mediazione  cioè tra chi (Lega in testa) voleva ripartire da subito e la linea prudente che avrebbe preferito spostare tutto a maggio.

Così avrei qualche modesta proposta organizzativa nel quadro del rispetto delle misure di distanziamento, del prolungamento indefinito del necessario coprifuoco e del controverso  pass per gli spostamenti, che avrà certamente una ragion d’essere se è l’Europa che ci ha indicato la strada e se le nostre autorità, sia pure istintivamente ostili a imporre obblighi in contrasto con il libero arbitrio, ritengono vada adottato per disciplinare quella nostra indole bambinesca alla trasgressione.

E’ ipotizzabile che chi voglia compiere una migrazione interna oltrepassando i confini stabiliti in via cromatica tra le regioni debba dotarsi di un salvacondotto, comprendente l’esito di un tampone, l’attestato di vaccinazione o una diagnosi che certifichi la guarigione dal Covid, tralasciando altre patologie desuete e obsolescenti: Ebola, meningite, colera.

Ci sarà certamente un ponderato discernimento che ha condotto il Presidente del Consiglio, il Ministro della Salute, il Comitato Tecnico scientifico e con tutta probabilità i ministri dell’Interno e della Difesa a immaginare questo strumento di inderogabile e indispensabile controllo, sia pure a fronte di alcune considerazioni di carattere “scientifico” ormai accertate: l’inaffidabilità dei tamponi, la durata limitata dell’immunità ottenuta con vaccino e l’altrettanto limitata efficacia che non riparerebbe dal contagio per sé e gli altri, l’incertezza per chi è guarito che il virus non si ripresenti anche per via di imponderabili variante. Eh si, un motivo logico ci sarà per mettere in moto procedure burocratiche, un sistema di sorveglianza complesso, la mobilitazione di forze dell’ordine adibite alla vigilanza e alla repressione dei criminali trasgressori che, già me lo immagino, cercheranno scorciatoie nei bassifondi dei falsari e nella suburra della contraffazione.

Per questo suggerirei da subito il vax-pass, un dispositivo elettronico ricaricabile, da fissare al parabrezza, che grazie a un display retroilluminato accerti, insieme  ai nostri dati sanitari, la doverosa esibizione del rispetto dei Dpcm, e che emetta il festoso bip una volta effettuato il corretto passaggio sotto il varco dei caselli autostradali. Potrebbero anche essere affidati alla scrupolosa attività di sorveglianza dei Benetton, punti di osservazione e controllo all’interno della rete di Autogrill, che da un anno è in piena attività a dimostrazione della rigida osservanza dei criteri di sicurezza.

Prevedendo, è ovvio, una multa per i contravventori e la decurtazione dei punti della tessera sanitaria secondo un consigliabile sistema che renda praticabile l’offerta disuguale dei servizi di assistenza e cura per chi non si mette in regola.

Certo, si tratta di una soluzione che non risolve i problemi di quella sorveglianza a tappeto e di quella organizzazione capillare di stampo militare che ha richiesto di affidarne le redini a un generale: restano aperti gli interrogativi sulla tattica da seguire per chi si muove in treno, malgrado la disponibilità data da Trenitalia per alcune lunghe percorrenze strategiche, mentre per i vettori e i trasporti pubblici utilizzati da lavoratori pendolari il problema non si è posto da un anno a questa parte, liberi di mischiarsi virus in un clima di allegra condivisione.

Peggio ancora sarà contrastare l’iniziativa di disertori transfrontalieri che vorranno spostarsi a piedi, mescolandosi tra boyscout e praticanti di birdwatching,  in corriera nascosti da anziani compratori di batterie di pentole, travisati da credenti fanatici in pellegrinaggi votivi.  

Il fatto è che la soluzione più ragionevole è stata lasciata in pasto ai complottisti, ai cospirazionisti che ne hanno fatto oggetto di minaccia, intimidazione e dileggio. Invece tutto sarebbe più semplice, razionale  se ci attrezzassimo con un comodo microchip, che contenga le nostre informazioni e i nostri dati, facilmente leggibile da comuni dispositivi non doversi da quello del veterinario o del centro commerciale, rintracciabile nel peggiore di casi tramite droni dovessimo perderci in una corsia, in un pronto soccorso, o in autostrada il 14 agosto.

C’è da augurarci che sia finita con questa retorica della libertà individuale e collettiva, con lo storytelling di chi vuole convincerci che i nostri decisori non agiscano per il nostro bene, ma per interessi opachi e intenti oscuri, per instaurare un dominio basato sulla cancellazione di diritti e sul controllo totale sulle nostre esistenze.  

Ma si, dai, non si sta meglio e in buona salute quando qualcuno pensa per noi e agisce in nostro nome, con la libertà di non essere e non valere un cazzo, meno di un robot e più scemi dell’intelligenza artificiale?