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Gli uomini del banco dei pegni

Anna Lombroso per il Simplicissimus

 A vedere i fallimenti che si sono susseguiti di grandi istituzioni bancarie e finanziarie avremmo dovuto essere preparati a quello che ci ha finito di allestire l’esattore mandato a eseguire la liquidazione del Paese.

Ieri mentre commentavo l’appello in favore del disgraziato ministro della Salute ho ricordato che non bisogna credere ai fervidi ammiratori con le firme in calce che difendono l’immagine delle vittima del dovere, come fosse in mezzo a due fuochi, quello amico e quello nemico, perché nel tutelare il suo operato intendono suffragare scelte unitarie dei due esecutivi che si sono succeduti, trascorse, presenti e future tutte nel segno della continuità più criminale.

Non aveva i tratti somatici della personalità distruttiva il ragioniere cui è stato affidato il compito di curatore fallimentare, il dinamismo del vandalo eversivo, e difatti si rivela codardo tanto da mandare sempre avanti uno dei suoi disprezzati lacchè e in prima linea lo sventurato Speranza, la banalità del male con un supplemento aggiuntivo di zelo perverso, tortuoso tanto da sollecitare le molestie della componente leghista in modo da accreditare la sua fermezza e determinazione nel perseguire il bene del popolo, ipocrita tanto da raccomandare ai cittadini quel senso di responsabilità e quella coscienziosità dalla quale è esonerato il ceto dirigente.

È che quelle doti che gli venivano riconosciute da un establishment determinato a demolire la superstite democrazia, a farci espropriare dalla sovranità, a ridurre la massa in esercito servile da spostare come e dove il padrone vuole, erano proprio quelle del bancario fedele alla ditta, che eroga mutui o li rifiuta secondo criteri clientelari e familistici,  tanto i quattrini mica sono suoi, che manda dal notaio i protestati cui ha venduto titoli e fondi tarocchi, che aiuta i ras locali e non che hanno posato gli occhi su qualche attività sofferente, accelerandone la fruttuosa liquidazione e cessione in favore del pretendente, che se proprio proprio gli si voleva trovare una collocazione, vicino com’era alla pensione anche secondo i criteri di Fornero, andava bene Banca Etruria.

Che questi uomini del banco dei pegni imperiali fossero pasticcioni, sgangherati e inefficienti si sapeva e si sapeva per esperienza cosa poteva capitare una volta adibiti a compiti organizzativi e strategici, come si rivela oggi, si oggi che siamo ormai all’apoteosi della gestione malandrina dell’emergenza.

Ma per una volta voglio provare a dare credito alla narrazione delle autorità, che avrebbe sollecitato la scesa in campo di una personalità di alto profilo.

Facciamo che da più di un anno, ma forse anche da prima, imperversi in virus forse mortale; facciamo che un sistema sanitario “pluralista”, diversificato tra pubblico e privato,  non fosse comunque attrezzato per contrastare la diffusione e gli effetti letali; facciamo che il nemico invisibile fosse così potente da rendere impossibile conoscerlo per combatterlo con cure testate e verificate per analoghe patologie; facciamo che in mancanza di farmaci idonei da affidare alla medicina di base fosse necessario il ricovero in strutture ospedaliere, versione aggiornata dei lazzaretti; facciamo che l’entità del disastro fosse tale da rendere impotenti e inadeguate le forze in campo, da non poter allestire sistemi adeguati di tracciamento, consulenza e assistenza da remoto, sicché i malati o i sospetti tali siano stati abbandonati a se stessi; facciamo che la comunità scientifica si sia mostrata rissosa e conflittuale al suo interno, presa alla sprovvista da un evento inatteso e implacabile; facciamo che la ricerca di protocolli farmaceutici sia lenta e quindi inadeguata a fornire soluzioni rapide e applicabili su larga scala e che questa convinzione abbia costretto realisticamente a indirizzare gli sforzi verso la sperimentazione di un vaccino e facciamo che in attesa di della sua generalizzata  somministrazione secondo graduatorie avvedute e gerarchie plausibili le soluzioni temporanee identificate dalle autorità consistano nel confinamento, nel distanziamento e nell’uso di dispositivi di elementare profilassi, ecco dato per buono tutto questo, su che basi vengono adottati e applicati provvedimenti e misure che hanno la stessa qualità emergenziale di quelli adottati e applicati lungo 12 mesi registrando un totale insuccesso?

Per una volta diamo credito alle certezze altalenanti e contraddittorie sostenute da dati e statistiche incoerenti e tirate da una parte e dall’altra come proverbiali pelli di zigrino, ma allora per raggiungere questi risultati non bastava il direttore sanitario di una Rsa, di quelle che hanno dimostrato la loro efficacia nell’accelerare la selezione naturale di inessenziali parassitari?

Ma allora serviva trasformare il paese in una trincea incaricando l’esercito di sostituirsi agli operatori sanitari, nominare un generale, in alta uniforme e piuma sul cappello anche quando scende dalla branda nella quale sogna le sue campagne, che dà i numeri e cambia tattica una volta al giorno, inseguendo le promesse farlocche dei piazzisti europei? ma allora se i numeri sono allarmanti, se i malati e i morti sono tanti, se il morbo infuria che senso ha stabilire che, nomen omen, dal 25 aprile scatti il liberi tutti, fotocopia di precedenti decisioni che sono state rinfacciate in veste di carote benevolmente concesse a un popolaccio infantile e riottoso?

Per una volta, diamo fiducia alla volontà reiteratamente espressa di non voler a nessun costo imporre coercizioni lesive delle libertà personali, proviamo a credere che certe disposizioni si siano rese necessarie per l’indole patria a praticare licenze e trasgressioni, ma che non rispondono a disegni autoritari e repressivi.

Ma allora come dobbiamo intendere la doverosa  esibizione ai “confini” tra regioni che si trovano in diverse zone di rischio, di un “certificato che dimostri di essere stati sottoposti al vaccino, di avere un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti o di aver avuto il Covid ed essere guariti”, un modo indiretto per ratificare l’obbligatorietà dei vaccini, malgrado sia accertato che chi si è sottoposto non raggiunge l’immunità e per giunta può contagiare? Malgrado si sappia che la pretesa “franchigia” è a termine, quindi il passaporto perderebbe validità in pochi mesi? Malgrado sia poco verosimile che in questo marasma, con forza dell’ordine e esercito variamente impegnati in funzioni dissuasive e repressive, si ipotizzi che vengano istituiti posti di blocco e “doganieri” adibiti al controllo dei frontalieri?

 Ma si, proviamo a attribuire affidabilità a quello che ci hanno raccontato in questi mesi di Conte 2 e Draghi 1, ammettiamo che sia stato necessario dividere in due la popolazione, essenziali e produttivi da esporre al rischio, e improduttivi (compresi dipendenti della Pubblica Amministrazione da remoto, insegnanti, professionisti) privilegiati da isolare per la loro salvezza, ammettiamo che i primi miracolosamente fossero immuni, sicchè non si registrano morie significative tra riders, commessi, magazzinieri, operai, cassiere, meccanici, che pure hanno continuato a frequentare ambienti di lavoro collettivi, insalubri già da prima del Covid proprio come i mezzi di trasporto pubblico affollati,  consideriamo credibile che l’incremento dei casi, dei decessi, dei contagi come il presentarsi delle fisiologiche varianti, sia da attribuire allo spensierato autolesionismo dei connazionali in vacanza, allora che cosa è cambiato dallo scorso anno, se ci viene erogata la stessa prossima libertà di movimento? E se la salvezza promessa con la vaccinazione a tappeto resta sulla carta, con le file disperate sotto la pioggia, i continui cambiamenti in merito alle categorie da privilegiare, le notizie destabilizzanti sulla qualità dei prodotti miracolosi, le incertezze sulle forniture?

Ecco, vedete, anche a provarci a avere fiducia in quello che ci raccontano, a prendere per oro filato il princisbecco che ci mostrano le gazze ladre, alla resa dei conti chi vuol capire capisce la presa per i fondelli miserabile che sta dietro all’accanimento con il quale ci hanno trasformati in cavie e in vittime. E se non sappiamo davvero quanto infuria il morbo, ma il pan ci manca e libertà, salute, libero arbitrio, ragione, sventolano bandiera bianca.

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