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Gli Usa di nuovo sconfitti in Vietnam

Viet-1Quando bel 2018 il Pentagono ha iniziato a prepararsi per una futura guerra con la Cina  i funzionari del Dipartimento della Difesa si sono subito resi conto che avevano bisogno di accedere a territori dell’estremo oriente per impiantare basi, o meglio una rete di basi, sia pure rudimentali  dove contingenti di marines dotati di batterie di missili potessero colpire le navi avversarie in un eventuale conflitto  USA-Cina. Il fatto è che tra il 2010 e il 2017, la Cina ha sviluppato missili ipersonici a raggio intermedio in grado di colpire le basi americane in Giappone e Corea del Sud oltre che le navi Usa in tutto il quadrante che va dal Mar del Giappone al Mar cinese meridionale: dunque la elefantiaca flotta a stelle e strisce non sarebbe servita allo scopo, almeno fino a che intendeva galleggiare. Così la Casa Bianca ha dato avvio a un’azione diplomatica per ottenere basi in qualche paese del sud – est asiatico. Ma la cosa non era affatto semplice perché sia le Filippine che l’Australia hanno pubblicamente escluso di ospitare missili statunitensi in grado di colpire la Cina, la Corea del Sud si è rivelata ancora  più contraria mentre Indonesia e Singapore sono troppo economicamente dipendenti dalla Cina per prendere in considerazione un’ipotesi del genere. 

Così si è pensato al Vietnam che sembrava davvero una scelta dettata dalla disperazione: l’attenzione del Pentagono per il Vietnam è iniziata quando l’allora segretario alla Difesa James Mattis ha visitato il Paese sia nel 2017 che nel 2018, incontrandosi più volte con il ministro della Difesa generale Ngo Xuan Lich, e trovando il coraggio di parlare con entusiasmo del futuro della cooperazione tra Stati Uniti e Vietnam, definendo i due paesi “partner affini” e dimenticando la lunga strage che gli Stati Uniti hanno compiuto nel secolo scorso. E nell’aprile 2019, il capo del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, l’ammiraglio Philip S. Davidson, ha visitato Hanoi e Città di Ho Chi Minh  durante un viaggio di quattro giorni. I funzionari del Pentagono erano soddisfatti di quello che credevano fosse una svolta nonostante la brusca cancellazione da parte del ministero della Difesa vietnamita di 15 “impegni di difesa” precedentemente pianificati con gli Stati Uniti senza una spiegazione.

Tuttavia, nel perseguire il coinvolgimento attivo del Vietnam nella sua nuova strategia di guerra i vertici militari statunitensi hanno ignorato il fatto fondamentale, ovvero  che il Partito Comunista del Vietnam e la leadership militare non si sarebbero allontanati dalla strategica ribadita per due decenni e che si può riassumere in tre punti: nessuna alleanza militare, nessun allineamento con un paese contro un altro e nessuna base militare straniera sul suolo vietnamita. Probabilmente Washington ha provato anche a offrire consistenti contropartite finanziarie, ma l’ottimismo riguardo a una nuova era di cooperazione di difesa tra Stati Uniti e Vietnam contro la Cina era basato su poco più che un pio desiderio: alla fine del 2020, era evidente che la bolla delle speranze del Pentagono per una svolta con il Vietnam era scoppiata e non ci sarebbe stato alcun coinvolgimento vietnamita in una strategia militare anti-cinese e che anzi Hanoi aveva di molto raffreddato i colloqui e la sua disponibilità nei confronti degli Usa. 

Ora non c’è dubbio che in qualche modo gli americani  riusciranno a piazzare i propri missili da qualche parte , magari a Palau, ma questa vicenda rivela uno straordinario grado di autoinganno da parte di vertici politico – militari confusi e disperati nel tentare di dimostrare che il potere degli Stati Uniti nel Pacifico può ancora prevalere in una guerra con la Cina. Ma in realtà nessuno ci crede più: tutti sanno che nel nuovo contesto tecnologico il mastodontico apparato navale  degli Usa può servire a intimorire, ma di certo non a prevalere e lo stesso Pentagono lo ha dimostrato cercando basi terrestri mobili. Non c’è dubbio che questa seconda sconfitta in Vietnam abbia un enorme significato e misuri il declino dell’impero come il primo conflitto armato ne aveva incrinato il mito dell’invincibilità. 

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