passaporto-vaccinale-origOgni giorno ci si accorge che siamo dentro una commedia, che c’è un copione o quanto meno un canovaccio già scritto, già in qualche modo ideato e calato dall’alto come se fosse un’assoluta novità e una necessità dovuta una emergenza che ha colto tutti di sorpresa.  Così è pure per il passaporto vaccinale di cui si discute o meglio i poteri europei fanno finta di discutere per “fermare il Covid”: sono balle  tra l’altro in totale contraddizione con cosiddetti vaccini ( quelli a mRna  tecnicamente non lo sono)  che non esimono il soggetto  dal poter infettare ed essere infettato:  infatti la Commissione europea aveva già nei cassetti  una proposta per i passaporti vaccinali  pubblicata per la prima volta il 26 aprile 2018. Come al solito era nascosta dentro un ponderoso documento intitolato ” Cooperazione rafforzata contro le malattie prevenibili dai vaccini “. Un documento riguardante l’attuazione di tale provvedimento è stato poi pubblicato all’inizio del 2019 e si proponeva  di “esaminare la fattibilità dello sviluppo di una carta / passaporto comune per le vaccinazioni” per i cittadini europei “compatibile con i sistemi informativi elettronici e riconosciuta per l’uso transfrontaliero”. E si proponeva di presentare una proposta legislativa in tal senso entro il 2022.

Di tutto questo però ai cittadini europei non è giunta alcuna eco e, comme d’habitude per le faccende europee, tutto è stato discusso nelle segrete stanze. Ha avuto anche pochissima eco  il  ” Summit globale sulla vaccinazione “. organizzato dalla Commissione europea in collaborazione con l’Oms e tenutosi il 12 settembre 2019 a Bruxelles, guarda caso appena tre mesi prima dell’inizio della pandemia e un mese prima dell’ormai nota simulazione di una epidemia globale di coronavirus chiamato Event 201 e supportato dalla Bill & Melinda Gates Foundation, dal World Economic Forum, e dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health. Il vertice è stato strutturato attorno a tre tavole rotonde intitolate “In Vaccines We Trust”, “The Magic Of Science” e “Vaccines Protecting Everyone, Everywhere”, che già dal nome anticipavano un’approccio di tipo magico – salvifico e tutt’altro che  razionale a questa categoria di farmaci. Membri degni di nota per queste tavole rotonde includevano Nanette Cocero, Presidente globale di Pfizer Vaccines,  Seth Berkley, amministratore delegato di Gavi,(Global Vaccine Alliance), un’organizzazione che ha ricevuto ingenti finanziamenti dalla Bill & Melinda Gates Foundation per la quale era presente Joe Cerrell, amministratore delegato della Bill & Melinda Gates Foundation per Global Policy and Advocacy.

Nei numerosi documenti preparatori offerti per così dire alla discussione, sebbene palesemente preparati dai medesimi soggetti intono al tavolo,  balzano in primo piano due prospettive: quella di rafforzare  la collaborazione con l’industria farmaceutica e che una pandemia era inevitabile. Anche il linguaggio usato è praticamente quello che adesso sentiamo ogni giorno e una particolare attenzione è stata data ai sistemi con i quali “contrastare l’esitazione vaccinale”. Essi ovviamente comprendono le azioni per rendere la vaccinazione obbligatoria di fatto, ma anche gli espedienti psicologi e retorici per ridurre al minimo la resistenza delle popolazioni ( di cui intendo parlare prossimamente). Ma a chi e a cosa servono davvero i passaporti vaccinali per preparati la cui copertura anche ammesso che esista dura solo pochi mesi?   Naturalmente alle aziende farmaceutiche che già quest’anno incasseranno 1500 miliardi di dollari, ma che sbavano alla prospettiva che i passaporti dei vaccini diventino obbligatori in tutto il mondo. E hanno tutte le risorse sufficienti per ottenere questo scopo.

Ora possiamo anche interpretare le mosse della Commissione europea in tema di passaporti vaccinali come l’ennesima espressione di lobbismo selvaggio, questa volta in favore di Big Pharma eppure tutto è talmente concatenato, talmente a orologeria che bisognerebbe  proprio avere i paraocchi per non ipotizzare che ci fosse qualcosa nell’aria, non dico un piano, ma una convergenza di interessi economici e politici su una pandemia vera o piuttosto narrata che fosse. Che poi questa narrazione, grottesca e grossolana tenga solo grazie alla paura è un altro paio di maniche e semmai riflette la fretta con cui è stata imbastita. .