imagesNon c’à alcun dubbio che l’isolamento sociale finisca per rimbambire. E io cari amici mi sono decisamente rimbambito tanto che per mesi mi è sfuggito un “particolare” peraltro evidente  che ribalta completamente il rapporto rischio – beneficio dei vaccini in forza del quale si vorrebbero “pungere” tutte la popolazioni . A dire il vero c’era qualcosa che non mi tornava fin da quando furono resi noti almeno in parte gli studi di Pfizer in merito al suo preparato, qualcosa che funzionava, in mezzo alle molte cose che suscitavano degli interrogativi, la soluzione era sotto i mei occhi, ma mi sfuggiva. Fin da subito  la multinazionale e in seguito le sue sorelle di merende pandemiche  hanno specificato in base ai test condotti che il vaccino non serve tanto a evitare la malattia, quanto principalmente a mitigarne i sintomi o a evitare l’ospedalizzazione. Francamente per una sindrome influenzale che nel 95 per cento dei casi presenta al massimo sintomi lievi, non pareva proprio qualcosa da imporre a tutti anche se non si erano ancora palesate la meare di effetti avversi e di decessi post inoculazione che si fa una gran fatica a nascondere, ma visto che l’agenda pandemica non ha mai realmente riguardato la salute, bensì altri obiettivi economico – sociali questo “piccolo particolare” non avrebbe messo in crisi la vaccinazione universale.  

Tuttavia lo studio presentato da Pfizer e poi dalle altre multinazionali farmaceutiche presenta un grave vizio ideologico, nel considerare il rapporto rischio – beneficio. Come si giunge infatti a stabilire l’efficacia del vaccino? Essenzialmente prendendo due gruppi grosso modo simili per eta, patologie e via dicendo e somministrando al primo il vaccino e al secondo un placebo: la differenza che interviene tra i due gruppi serve a stabilire l’efficacia e l’ambito di tale efficacia. Tale test per essere davvero valido dovrebbe essere condotto a doppio cieco, ossia né i medici, né le “cavie” devono sapere in chi viene inoculato il vaccino o una semplice soluzione fisiologica e ci sono forti indizi che ciò non sia avvenuto. Ma sorvoliamo su questo e focalizziamoci sul fatto principale: studiare la differenza di andamento di una patologia tra il gruppo  che prende il vaccino ( o in generale il farmaco da studiare) e quello del placebo richiede che i membri di quest’ultimo non assumano altri farmaci, altrimenti tutto il test sarebbe invalido. Ed ecco il fatto: il vaccino si presenta in grado di diminuire sintomi e ospedalizzazioni , ma solo in totale assenza di cure, anche solo preventive. Avrebbe dovuto esserci un  terzo gruppo di controllo  o magari anche più di uno trattato con i preparati che si sono rivelati efficaci dall’idrossiclorochina , agli antinfiammatori, ai preparati vitaminici, al cortisone.

Ma questo non è stato fatto perché appunto le possibilità di cure sono state escluse fin da subito o addirittura vietate e lasciate alla buona volontà di pochi medici,  per lasciare spazio unicamente alla speranza vaccinale in vista di giganteschi affari e anche per non smontare l’aura di paura che tanto fa comodo per smontare pezzo per pezzo le costituzioni e le libertà. Quindi non erano nemmeno disponibili dati aggregati sull’andamento del covid con soggetti trattati con farmaci così da interpolarli o comunque confrontarli ai risultati del test vaccinale. Nessuno ci dice che il vaccino da solo presenti vantaggi differenziale rispetto a chi si cura, nell’evitare le forme più acute o le ospedalizzazioni o che addirittura non presenti uno svantaggio. Non possiamo dirlo semplicemente perché la cura del Covid non è mai stata ufficialmente presa in considerazione e dunque ci sono dati sparsi anche se tutti estremamente positivi. Il perché di questa assurda e grottesca ideologia anti cura ha radici sia negli scopi eterodiretti della narrazione pandemica, sia in ragioni di profitto che, come vedremo in un prossimo post erano in campo già da anni.