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Ego te vaccino in nomine Patris…

“Un’intesa dal grande significato morale ed etico” così viene presentato l’accordo tra la Regione Sicilia e la Conferenza episcopale dell’isola, per realizzare una campagna di vaccinazione in 500 parrocchie dell’Isola il prossimo 3 aprile, sabato santo: in ogni parrocchia saranno somministrate fino a 100 dosi di vaccini AstraZeneca a persone tra i 69 e i 79 anni purché ci siano almeno 50 prenotazioni.   “Quella di quest’anno – ha scritto l’assessore alla Sanità, Razza in una lettera inviata alla Conferenza episcopale siciliana – sarà una vera Pasqua di rinascita e per questa ragione che, avendo invocato l’aiuto e il contributo di tutti, i padri della chiesa siciliana hanno raccolto il nostro invito a sensibilizzare tutti i cittadini affinché partecipino alla campagna vaccinale”. C’è davvero da sobbalzare di fronte a queste notizie date come se fossero un buon segnale di coralità di intenti e invece rappresentano il fallimento del governo regionale che si deve attaccare pure alle gonne dei preti per la sua campagna vaccinale, ma rappresentano anche il segnale che si vuole dare al vaccino una veste sacrale sostituendo le tradizionali ritualità religiose pasquali scioccamente vietate, con la puntura che ormai è al tempo stesso preghiera al cielo e sottomissione al potere temporale.

Magari qualche cattolico tradizionalista sobbalzerà per questa surrogazione, anzi erosione del sacro ancorché l’operazione vaccino in parrocchia ribadisca quella funzione surrogatoria che la Chiesa ha sempre preteso di esercitare per conservare un controllo sulla società italiana, ma io dico che dovrebbero invece sobbalzare di più i laici per questa sostituzione della medicina e della scienza – parlo di quella vera ovviamente – con elementi vagamente sacraleggianti  che rafforzano e sostengono tutta la contradditoria narrazione pandemica che di per sé non avrebbe la qualità di reggere a qualsiasi lucida analisi dei fatti e dei misfatti. Sfido chiunque a non vedere gli elementi fideistici che sono stati introdotti al posto di quelli razionali dove il virus diventa l’oscuro e il vaccino la luce della salvezza, mentre un vago e sgangherato scientismo funge da grande sacerdote capace di mettere assieme le due cose. L’accelerazione dei processi portata dalla pandemia ha causato a una sorta di collasso cognitivo e allo stesso tempo di infantilizzazione che si traduce in una minore reattività verso la limitazione dei diritti e delle prerogative democratiche del cittadino, a una disorientata richiesta di accudimento e paradossalmente a una rinnovata fiducia in quei poteri e biopoteri che sono all’origine e al comando della costruzione pandemica. Ma ha portato anche a una maggiore sensibilità verso elementi magici e di fede che prescindono da qualsiasi analisi e spingono verso un’acritica fiducia in chi asserisce di volere il nostro salvamento, dopo ovviamente averci messo in trappola. In realtà non ci si dovrebbe stupire più di tanto di tutto questo visto che l’ideologia dominante, divenuta egemone grazie all’impero anglosassone è sostanzialmente di ispirazione maltusiana, certo rammodernata, colorata d’arcobaleno, riverniciata a volte della retorica sentimentale dei “diritti” e della “difesa dell’ambiente”, purificata dai più indigesti presupposti razzisti, ma alla fine sempre tesa al controllo della popolazione, , finalizzata agli interessi politici del capitale e delle elites che lo detengono, anche se oggi la chiave politica del dominio si è trasformata in tecno potere.

Quindi alla fine è quasi naturale che le parrocchie e le chiese diventino il luogo di questa nuova comunione e di questa nuova concezione della salvezza che non riguarda più il cielo, ma che per forza di trascinamento si riferisce più facilmente al vecchio armamento del sacro. Ego te vaccino in nomine Patris …


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