Site icon il Simplicissimus

Letta, il disco rotto di Draghi

Leggo con divertimento le ultime dichiarazioni di Letta: “mi sono messo in testa di fermare la crisi del Pd”. Ora va riconosciuto che nella testa di Letta c’è abbastanza spazio per metterci qualsiasi cosa purché non sia né brillante né intelligente perché sottoporrebbe a precoce usura i materiali di cui è fatta. Ora la cosa è in qualche modo straordinaria perché fu proprio la inconsistenza di Letta nipote a rendere in qualche modo credibile Matteo Renzi che non avrebbe chances con un premier decente. E ora invece è di nuovo in sella e fa intendere di avere molte idee per fermare il declino del partito, ma le tiene per sé perché la privacy in politica è un valore a cui non rinuncerebbe mai. La sola cosa che si è appresa, rivelata a noi poveri mortali a cui nessuno ha pagato una lunga vacanza a Parigi, è stata sintetizzata dal nostro Henri in un italiano stento e opaco: “Un partito come il nostro, organizzato con vertici tutti uomini, semplicemente in Europa non ha cittadinanza. Un uomo segretario, due capogruppo maschi, tre ministri maschi nel governo, cinque presidenti di Regione maschi: questa è la nostra prima fila. È irricevibile” Per non parlare poi degli eterni “ciovani” da immettere nella dirigenza del partito e che- ma è solo un mio sospetto – prelude a una informata di sardine capo nel partito.

Li per lì si rimane quasi intimiditi  di fronte a tanta inedita  profondità e lasciatemelo dire audacia di visione politica, ma subito dopo si è portati a pensare: ma se davvero questo è il problema di un partito la cui essenza consiste nel riproporre come una stupida macchina di Turing  tutto l’ipocrita bon ton globalista, se donne e giovani, insomma l’anagrafica pura e semplice, sono la strada per non affondare del tutto nel 2023 ammesso che davvero ci siano le elezioni e il cartonato che risiede al Quirinale non le rimandi a causa di una qualche pandemia inventata, allora perché  ci sei tu alla segreteria che non sei né donna né giovane? Anzi che sei parte di un esteso clan che partendo dallo” zio °Gianni” , il cardinal Mazzarino di Berlusconi oltre che consulente della Goldman Sachs, cosa obbligatoria per essere qualcuno in Italia,  è tra i piedi di questo Paese fini dai primi anni 90 e ne ha accompagnato e favorito il declino? Per non parlare di una xia vicepresidente della Croce Rossa, un cugino amministratore della Medusa film, l’archeologo Cesare, il matematico Giorgio. E anche lui Enrico ha una storia:  oltre ad essere tra i fondatori del Pd voluto per eradicare la sinistra dal Parlamento, è stato allievo di Beniamino Andreatta, uno gli uomini a cui dobbiamo la resa alla finanza internazionale con il divorzio tra governo e Banca d’Italia , ha scelto il figlio del medesimo Andreatta  come suo consigliori politico, assieme ad altri personaggi della business school dell’Alma mater studiorum bononiensis che si è dovuta svendere a questi predoni del pensiero e del futuro. E alcune voci dicono che il prossimo amministratore delegato della Rai potrebbe essere Eleonora Tinny Andreatta, figlia di Beniamino, così che avremmo la Rai lettiana.  Per il resto  non è che vacuo ingranaggio del globalismo dei suoi  think tank di cui è bulimico frequentatore, con le solite parole d’ordine da trent’ anni, le stesse che ci hanno portato al baratro. Insomma un pezzo di modernariato nel migliore dei casi.

Il fatto è che non si va da nessuna parte raccattando pezzi sparsi di una storia che ha fatto implodere il partito e disponendoli in maniera un po’ diversa né lo si può fare ricorrendo a scialbe parole d’ordine anche se è cominciato il rutilante scoppietti dei sondaggi a pagamento e aggiustati secondo i voleri del committente che sono uno dei cancri della democrazia: ovviamente  danno il Pd in crescita con il nuovo segretario. Così come erano in crescita quando Renzi gli disse di stare sereno:  a tal punto gli italiani erano stanchi di questo nonnulla che adesso, pensate un po’, si aggrappa come un disperato al ritornello inedito del nuovo e del cambiamento. Tanto valeva allora fare segretario del Pd un disco rotto che almeno si sarebbe sentito un vitale fruscio, ma questo ha un significato relativo perché il Pd che conta non è quello formale degli iscritti e dei dirigenti, ma quello sottostante cioè la rete di interessi, società fiancheggiatrici, relazioni, lobby interne o estere ed è questo mondo che ha scelto Letta per tentare di salvare le apparenze ovvero il partito che pure qualche voto lo deve portare per mantenere il meccanismo. Quelle apparenze che serviranno in futuro a Draghi di cui Letta non è che l’altra faccia.

Exit mobile version