Anna Lombroso per il Simplicissimus

Qualunque concetto si esprima in qualsiasi forma, è ormai necessario premettere le proprie referenze che garantiscano la non appartenenza a negazionisti, complottisti, novax, che assicurino che si è assidui lettori di bugiardini e ingredienti dei prodotti tirati giù dallo scaffale del supermercato.

Meglio se si può esibire la conoscenza con vaccinati che stanno benone, con scampati alla morte dopo perigliosi ricoveri, e meglio ancora se il curriculum può vantare la residenza in quel triangolo delle Bermude sanitarie che è la Lombardia.

Non possiedo tutti questi requisiti, ma ciononostante mi permetto di esporre qualche considerazione  che mi collocherà tra gli eretici che non compiono l’atto di fede che la Scienza richiede in cambio della guarigione o nell’immunità.

Comincerei proprio dal cospirazionismo ridicolizzato da gente che da anni subisce gli effetti di innumerevoli e accertati complotti che vanno dalla somministrazione di fondi, titoli, subprime e bolle finanziarie erogate da prestigiosi agenti di commercio di prodotti tossici promossi a alti incarichi, che ha creduto che l’austerità imposta per farci far penitenza per aver troppo sciupato fosse l’unica strada percorribile per dare soluzione con gli strumenti del mercato e della finanza ai problemi che il mercato e la finanza hanno prodotto, e così via. Insomma macchinazioni ordite contro di noi ce ne sono nella storia da sempre, ma si vede che il pensiero mainstream ha vinto la sua battaglia manipolatrice persuadendoci che se in tanti in tutti i paesi  sono cascati in una trappola malgrado gli elevatissimi standard di accesso alle informazioni allora vuole dire che si tratta della realtà e della verità, alla faccia di Lukàcs o Foucault o Chomsky.

E difatti è opinione corrente che la scienza abbia compiuto tale e tanti formidabili progressi da consentire che per un vaccino non si debbano attendere i tempi di sperimentazione del Sabin, che l’hanno fatto preferire al Salk proprio perché hanno consentito la rilevazione di controindicazioni e effetti collaterali.

E dire che siamo tutti talmente smaliziati da considerare “fisiologico” e naturale che dietro a un prodotto farmaceutico si muovano poderosi interessi, che al giorno d’oggi non ci sono le condizioni che hanno convinto Sabin a non brevettare la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale, per  assicurare una più vasta diffusione della cura, che sarebbe antistorico e irrealistico pretendere lo stesso comportamento dai filantropi di BigPharma che devono guadagnare per poi devolvere.

Ma al tempo stesso ci convinciamo che non sia plausibile che una ricerca interamente ceduta ai privati con il concorso delle autorità di sorveglianza, della comunità scientifica e dei governi ci propini una mercanzia dannosa per noi ma redditizia per i proprio interessi, né più né meno dei fitofarmaci, pesticidi, ormoni, adottati per far crescere a dismisura piante, vitelli e profitti.

Per non parlare degli organismi di sorveglianza preposti che ricordano da vicino le agenzie di rating  che, travalicando la funzione tecnica di valutare i rischi dei singoli titoli e strumenti azionari, si sono incaricate di giudicare l’ affidabilità complessiva del debito pubblico dei governi, sostenute economicamente come sono dalle major del mercato finanziario, tanto da elargire attestati di ineccepibile solidità per grandi banche d’ investimento alla vigilia del loro clamoroso fallimento (Aig, Bear Sterns, Citigroup, Countrywide Financial, Lehman Brothers, Merryl Lynch, Washington Mutual).

 Eppure viene attribuita affidabilità completa all’Ema, malgrado, tanto per fare un esempio, le Monde e non un house organ no-vax o il bollettino di Pappalardo e nemmeno questo blog,  abbia pubblicato  un carteggio interno all’agenzia che rivelava le pesanti pressioni esercitate per far approvare in via forzosa il vaccino tedesco-americano Pfizer-BionTech e quello Moderna, tutto americano, anche ad opera del Commissario europeo, la tedesca Ursula von der Leyen, il cui annuncio pubblico dell’approvazione del vaccino, avrebbe sorpreso la stessa Ema che aveva rilevato, senza peraltro renderle note, differenze notevoli tra il vaccino che aveva ricevuto e sottoposto ai suoi controlli e quello commercializzato.

Eppure lo spinoso caso Astra Zeneca con l’approvazione affrettata in stato di emergenza di un prodotto che in condizioni normali non avrebbe superato i test, con la sua inattesa attrattività resa necessaria per la latitanza di competitor dirottati su altri mercati, dimostra che gli organismi di vigilanza sono soggetti alle regole opache della realpolitik e che la commedia che si è svolta dietro al sipario si presta a qualsiasi interpretazione dietrologica: interessi speculativi prevalenti, marasma confusionale delle autorità di governo, incapacità di orientarsi e di decidere degli enti tecnico-scientifici combinati con la necessità di proseguire con la propaganda bellico- efficientista del governo.

Il risultato è l’aggiunta di un paio di righe sulla “liberatoria”, fumose avvertenze su eventuali rischi emersi in corso d’opera, una comunicazione di servizio che, alla pari del “ricordati che devi morire” sui pacchetti della Philip Morris non avrà la necessaria funzione deterrente, mentre restano immutate le procedure che prevedono che liste d’attesa e tutta la pratica vaccinale resti di competenza delle Asl e del sistema marziale in carico a Draghi e il Figliuolo senza Spirito Santo, che non interagisce con i medici di base depositari dei dati sul nostro stato di salute potenzialmente incompatibile con la somministrazione.

E infatti le voci più ragionevoli in forza ai camici bianchi ci rassicurano: per stare tranquilli basta farsi un bel checkup prima di entrare nelle primule o nelle caserme o nelle postazioni molto fotografate per invogliare i renitenti e è fatta. Un po’ come la Dad o la smartworking in un paese che al 60 % per cento non è abilitato a navigare, lo stesso viene raccomandata l’applicazione del principio di precauzione laddove è stata smantellata la prevenzione e la diagnostica in anni di tagli del sistema di welfare.  

Ma la battaglia per il libero arbitrio ha già perso: le tifoserie del senso di responsabilità che proclamava la doverosità di vaccinarsi non per sé ma per gli anziani, i bambini, i passanti che il generale voleva vaccinare con siringhe a sorpresa anche per strada, i parenti e gli sconosciuti, sono scese a più ragionevoli consigli. La persuasione morale ha lasciato il posto alla aspirazione  realistica di viaggiare, andare in pizzeria esibendo il proprio salvacondotto, mandare i ragazzini a scuola, passare la domenica nel villino di Ladispoli, che tanto gli essenziali che non fanno opinione ci hanno già pensato a viaggiare ma  sui bus e sulle metro cariche, a assembrarsi in fabbriche, uffici, ospedali, supermercati cavie senza vaccino della resilienza al morbo.

Alla Morale come spesso succede da noi  si è sostituita la moralona, quel buonsenso che consiglia conformismo e obbedienza alle regole per evitare ostracismi e sanzioni, o che tollera le licenze del “lo fanno tutti” alla ribellione a regole ingiuste.  

E che importa se i festosi annunci su Fb e Twitter : ho fatto la seconda dose profetizzano che gli immunizzati di marzo dopo i fatidici tre mesi saranno a rischio proprio prima della partenza per l’Argentario, il Gargano o le scogliere sarde, le più bianche di tutte, poco importa se ormai abbiamo incorporato mascherine e il metro virtuale per misurare il distanziamento, poco importa se poco dopo, anche a trionfo vaccinale concluso, si dovrà cominciare con il conteggio dei morti senza covid per cancro, diabete, ictus, quei morti di malasanità e inciviltà. Poco importa, la maggioranza silenziosa sarà europea, carina, disoccupata e tesserata al partito della salute prima di tutto e senza tutto il resto.