Anna Lombroso per il Simplicissimus

Non mi piace dire che avevo ragione, ma avevo ragione: questo è il governo più compiutamente postdemocratico d‘Europa, non solo per via della sospensione o forse cancellazione definitiva delle elezioni, non solo per l’affidamento del paese a un commissario che pare non si dimostri abbastanza  diligente per il C.d’A. di Bruxelles che sperava accelerasse le pratiche di liquidazione, ma perché l’intesa degna dei più foschi imperatori bizantini, tanto miserabile da far pensare ai creduloni che significasse una resa alla vecchia politica di Poltrone & Poltrone, dichiara invece che la perversa ideologia che ha ispirato il colpetto di Stato favorito dallo stato di eccezione pandemico ha trionfato, innerva e infiltra ogni scelta, ogni decisione.

Ieri uno dei ministri rimasti in carica, riconfermata per fare un po’ di camouflage alla reputazione compromessa dalla Gelmini o dalla Carfagna e dall’appoggio incondizionato di Salvini e Forza Italia, l’accademica Elena Bonetti,  titolare del dicastero per le Pari Opportunità e la Famiglia ci ha fatto rimpiangere che non ci sia Berlusconi a ricoprire quel ruolo, o, che ne so, un padrone delle ferriere, l’uno perché a modo suo e paradossalmente “conosce” le donne, l’altro perché non copre i suoi misfatti con il bigottismo progressista che è uno dei requisiti della selezione del personale in casa Pd.

Adesso la ministra dirà come mille volte come è già successo di essere stata fraintesa (succede anche ai baroni, anzi, per via delle pari opportunità alle baronesse), ma una delle autorevoli testate di Gedi, in numero di una al prezzo di due, ci fa sapere che, interrogata a proposito della Dad e dello smartworking, la Bonetti, moglie e mamma felice e appagata, ha risposto:  «Bisogna intendersi sul concetto di smart working. Deve essere svolto in alcuni orari ma non è come avere l’orario di ufficio traslato a casa. È in modalità agile, da fare in forme diverse. Se il lavoro in modalità agile non è possibile, si può accedere al congedo parentale», istituto quello, che, lo ricordo,  prevede una retribuzione al 50%.

Ma, ricorda la ministra,  quelle “benedette” dalla fortuna che possono cogliere l’occasione di combinare lavoro agile, part time e festosa precarietà che concede tanto tempo da impiegare in piena autonomia, in cucina, a badare ai ragazzini, a stirare,  a passare l’aspirapolvere, a curare i malati  l’anziano ospitato anche in qualità di affettuoso contribuente, non pensino di poter accedere ai benefici riservati alle meno favorite, in fabbrica, a fare le pulizie, quelle alla cassa del supermercato, alle infermiere, alle camioniste, che poi quando tornano a casa, proprio come le “agili” possono cucinare, stirare badare a malati, ragazzini anziani.

E difatti, mica si possono avere diritti e privilegi senza doveri e responsabilità e dunque per  chi gode dello smartworking non è prevista l’erogazione del bonus baby sitter, che, parola di mamma-ministra, a loro non occorre!

Non occorre essere Prodi, Draghi, Monti, Berlusconi, d’Alema, Renzi, Letta, per essere annoverati nella schiera dei colpevoli di tradimento (ne ho scritto qui https://ilsimplicissimus2.com/2021/03/17/i-traditori/ ).

Ci stanno bene anche le  Lagarde, le von der Leyen, le Fornero, le Boschi, che hanno rotto il soffitto di cristallo che separa dal cielo dei privilegi, delle ambizioni, del potere monopolio maschile grazie alla slealtà consumata due volte, nei confronti di sfruttati, poveri, impoveriti, lavoratori, braccianti, pensionati, braccianti, disoccupati, licenziati, e del riscatto delle donne penalizzate come donne e come  sfruttate, povere, lavoratrici, pensionate, braccianti, disoccupate, licenziate, così che ben oltre alle   pari opportunità ci possano essere superiori offese, superiori affronti e superiori oltraggi, moltiplicati per due.

Si, moltiplicati per due se oltre alla pena inflitta a tutti quelli che patiscono la perdita di lavoro, sicurezze, garanzie e dignità, diritti e assistenza, affetti e amicizie, si deve anche sopportare l’infame ipocrisia delle terziarie neoliberiste, in corsa per la scalata al potere di poche sulle spalle dello sfruttamento e della subordinazione delle tante e grazie all’assoggettamento alle  regole che mantengono in vita il sistema capitalistico, delle guardiane e delle beghine dell’emancipazionismo  guadagnato con la presenza nelle task force permesse e concesse alle badanti degli esecutivi in modo che un passo dietro a grandi incapaci, grandi arraffoni, grandi cialtroni ci siano grandi donnette pronte a sostenerli, emularli e elemosinare posticini e prebende.

Non è un caso se si  accontentano dei “riconoscimenti” caritatevoli del loro ruolo nella “cura” che le ha viste principali protagoniste negli ospedali, nella ricerca, nella didattica a distanza, nel volontariato, nelle famiglie, che si traducono nell’ammissione al tavolo dei decisori sia pure in funzioni gregarie, a portare il caffè della grata ammirazione e a spargere l’incenso della piaggeria, dando in cambio il consenso alle azioni o all’indifferenza che ha fatto delle donne le principali vittime a partire dalla perdita dei 344.000 posti di lavoro tra il 3°Trimestre 2019 e il 3° trimestre 2020 (Istat), legati soprattutto alle occupazioni a contatto con il pubblico, oltre ai 99.000 registrati nel solo mese di dicembre 2020 (Istat). 

Altro che buoniste, sarebbe ora di smettere di essere buone, di essere generose, di fare il lavoro di casa e da casa, di farci carico per scaricare la nostra collera contro i traditori e le fellone, con desinenza in E.