Anna Lombroso per il Simplicissimus

 Dopo la morte di un insegnante a Biella, la Regione Piemonte aveva ordinato il blocco della somministrazione del prodotto Astra Zeneca a scopo cautelativo, ma il governatore Cirio è stato obbligato a tornare sui suoi passi: l’Esecutivo ha fatto capire che sui vaccini i poteri sono suoi.

Il ministero della Sanità ha precisato che soltanto l’Ema o l’agenzia del farmaco sono competenti a prendere decisioni su eventuali “fermi”, e il ministro ha voluto  ribadire la “sicurezza” di tutti i vaccini, facendo sue le considerazioni del professor Alberto Mantovani  e del  presidente dell’Aifa, Palù, che raccomandano ai cittadini di non cedere alla “deriva emotiva”. Il generale Figliuolo, comandante della lotta al Covid, intervenendo da Fazio a “Che tempo che fa” ha proclamato: bisogna cambiare velocità,  se ci sono le classi prioritarie che possono utilizzare il vaccino, bene, altrimenti si va su classi vicine o sennò   chiunque passa va vaccinato”, Lasciando alla vostra immaginazione l’ipotesi non remota di franchi tiratori dell’esercito che con una spara-aghi iniettano a sorpresa ignari passanti, qualche turista per caso, facendo concorrenza a Cuba, e pure qualche dissenziente a scopo dimostrativo.

Così, sostiene il Generale, si potranno a un tempo contrastare gli abusi dei furbetti e raggiungere gli agognati standard: “a fine mese 15 milioni di dosi di vaccini, nel prossimo trimestre 52 milioni, nel terzo 84 milioni di dosi… Ad aprile inizierà anche ad  arrivare Johnson e Johnson, un vaccino monodose, con circa 25 milioni di dosi nel secondo trimestre, che è come averne 50 milioni“. Naturalmente il merito va alla forte pressione esercitata sulle aziende farmaceutiche dal presidente Draghi, che aggiunge così ai suoi miracoli anche la moltiplicazione dei vaccini.   

Non ci facciamo mancare niente e siccome questo è il governo di lato profilo siamo saliti di grado e non bastandoci i Colonnelli come nel film di Monicelli, abbiamo i generali che fanno da contorno scintillante di medagli e onorificenze ai nostri onorevoli Tritoni, come quello interpretato da Tognazzi che recitava la battuta: “Ordine, Obbedienza, Disciplina! Basta con l’anti-storica uguaglianza. Ma che vuol dire? Ma perché un ingegnere deve essere uguale a un muratore… madonna di un dio! Soltanto i coglioni sono uguali l’uno all’altro”, perfettamente intonata i nostri tempi e che pare estratta dal discorsetto su Zoom di insediamento del nuovo segretario del Pd anticipato da una sua dichiarazione programmatica di qualche mese fa: “È finito il tempo in cui si andava a scuola, all’università e poi si lavorava… Adesso per tutta la nostra vita dobbiamo adattarci, cambiare ed essere pronti. E il sistema deve aiutare tutto questo”.

Il 5 marzo di 150 anni fa nasceva Rosa Luxemburg che fece della lotta alla militarizzazione delle nazioni una delle sue battaglie, e non soltanto perché era consuetudine scatenare le belve dell’esercito contro gli operai che manifestavano,  ma perché aveva intuito che si trattava di un processo che investiva tutta le società nelle quali condizioni di crisi sociale inducevano la richiesta di governi muscolari e uomini forti, e autorizzavano il ricorso a leggi marziali, provvedimenti e autorità eccezionali, commissari straordinari e polizie speciali, proprio come quei corpi paramilitari, i Freikorps agli ordini del governo del socialdemocratico Friedrich Ebert e del Ministro della Difesa Noske, autori del suo efferato assassinio nel 1919.

D’altra parte tutti i regimi, intendendo quelli che si sottraggono alle elementari regole democratiche, che sospendono le elezioni, che censurano le voci dissenzienti, che determinando disuguaglianze sempre più profonde al servizio di potentati economici e finanziari,  hanno bisogno di soffocare opposizione e moti popolari, che impongono misure delle quali non è accertata l’efficacia con la forza della paura, di sanzioni e della repressione, prima o poi hanno bisogno delle divise. E’ ai soldati che viene affidata la trasmissione  dell’epica del patriottismo e della retorica dell’unità nazionale irrinunciabile nei tempi bui, allo scopo di indebolire la lotta di classe e relegare sullo sfondo la questione sociale, secondaria rispetto alla ostentazione di un nemico esterno o interno che possa legittimare un guerra esterna o interna.

Nel nostro caso la campagna di guerra è stata spostata dai cari fronti condivisi con altre potenze esportatrici di democrazia al teatro della sanità, ma l’intento a leggere i comunicati che arrivano dalla trincea di Confindustria, è sempre quello di indurre una sostanziale regressione dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, quelli precari, quelli  non preservati adeguatamente e universalmente con il Fondo di Integrazione Salariale (Fis), quelli dei servizi, della logistica e delle reti commerciali, e poi artigiani, ristoratori, dipendenti di alberghi, stagionali, laddove è ormai accertato che il lockdown, traduco per Draghi in “confinamento”, ha l’unica finalità obbedire alle pretese  padronali, concedendo il proseguimento della produzione e distribuzione delle merci, mantenendo aperte le aziende (che in realtà, in buona parte, sono sempre rimaste aperte…), autorizzate a mettere a rischio, se è vera la pericolosità mortale del morbo, i dipendenti sia sul posto di lavoro che negli spostamenti pendolari con mezzi pubblici mai potenziati.

Che il Grande Reset significhi non solo la cancellazione di interi settori, la concentrazione delle imprese “sane” secondo l’ideologia bulimica e megalomane del neoliberismo, ma anche l’imposizione di un modello di ordine pubblico, che ha bisogno di eserciti e polizie sempre più private, si capisce anche qui nella nostra remota provincia, dove si comminano sanzioni a chi si sposta per manifestare contravvenendo alle regole profilattiche a meno di non essere Sardine o notabili tutti ormai in forza al governo, dove i fanatici dei  vaccini  ovunque e comunque esigono Tso e trattamenti polizieschi per i dubbiosi, dove agli scioperi e alle manifestazioni di lavoratori,  a cominciare da quelle per la sicurezza del marzo dell’anno scorso, si oppone l’intervento delle forze dell’ordine, a Genova, a Pisa, a Piacenza e Prato.

E dove con formidabili esborsi di risorse per l’acquisto di armamenti rinnoviamo la fedeltà all’Alleanza e alla “democrazia” a stelle e strisce che ha già ricominciato con le sue bombe umanitarie sulla Siria.

Sembrerà un particolare marginale, ma non  a caso il generale promosso sul campo a difenderci dal nemico virale, continua a indossare la divisa con ostensione di medaglie, a smentire che la nostra protezione sia Civile e democratica (ne avevo scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2021/03/02/vaccinazione-generale/?).

Si è presentato in divisa agli incontri con i vari ministeri, si presenta in divisa in tv, con il consenso e il plauso della nostalgica Pinotti che dichiara «se vogliamo arrivare ad avere le vaccinazioni di massa, perché questo è il nostro obiettivo, noi dobbiamo immaginare un’organizzazione ‘militare’. In questo senso chi militare è mi pare particolarmente adatto», di Giorgetti: “l’unica organizzazione degna di questo nome è quella militare”, di Speranza che si fa immortalare in foto ricordo dell’avvio della campagna vaccinale, a fianco di ufficiali con piglio marziale.

E d’altra parte nell’illusione di uscire a riveder le stelle, ci si accontenta delle stellette.