Qualcosa di straordinario sta accadendo, qualcosa che testimonia il grande cambiamento che sta avvenendo nel mondo, capace di mutare  non solo  i rapporti di forza, ma anche l’immaginario collettivo occidentale tenuto in ostaggio per troppo tempo dalle american things e da suggestioni sempre più primitive, volgari e gonfie di un nulla spietato nella sua ripetitività , man mano che l’impero ha perso la sua forza propulsiva:  le agenzie spaziali nazionali di Cina e Russia hanno firmato un accordo per creare entro il 2030 una stazione permanente lunare,  innescando così una nuova corsa allo spazio con gli Usa . E questa volta senza Hollywood di mezzo. Ma anche di introdurre  un modo inedito di vedere le cose rispetto al “normale” occidente: secondo gli accordi tale stazione sarebbe disponibile all’uso anche da parte di altre nazioni.

Non bisogna avere particolare sensibilità storica per comprendere che fu proprio l’impresa lunare americana – sulla quale poi si sono addensate ombre sinistre – che in qualche modo diede inizio alla parabola discendente dell’influenza sovietica così come il lancio del primo Sputnik l’aveva invece aumenta enormemente, spaventando l’elite occidentale: quindi siamo di fronte a una svolta storica che va molto al di là del fatto in se pur straordinario. La base lunare rappresenta  anche una logica escalation del programma spaziale della Cina che già all’inizio di quest’anno ha  riportato campioni di suolo dalla Luna , è stato il primo paese ad aver raggiunto il lato opposto del satellite  l’anno scorso e si appresta ad atterrare su Marte. Tuttavia sebbene i progressi della Cina siano stati rapidi, collaborando con la Russia, Pechino si è alleata con un veterano esperto nel campo e per qualche verso ancora insuperato come ad esempio nella potenza dei missili , tanto che molte aziende private made in Usa che si occupano di progetti spaziali usano spesso vecchi motori dell’era sovietica. E l’esperienza conta enormemente se si vuol dar vita al progetto spaziale più ambizioso e rivoluzionario di sempre con enormi  ricadute tecnologiche, ma anche strategiche e politiche: insomma l’approfondimento della cooperazione tra i due grandi Paesi fornendo un’alternativa più ampia e robusta dell’America nelle industrie aerospaziali. Un progresso che Washington ha cercato di contrastare, ma senza alcun successo: anzi è stata la sua tracotante strategia di accerchiamento che ha costretto di due giganti ad unirsi.

Dalla fine della guerra fredda, se  Mosca rimaneva il numero due al mondo nella tecnologia spaziale, aveva in gran parte rinunciato a competere con la Nasa . Ma ora la storia ritorna in qualche modo sui suoi passi e la partita ricomincia: la Cina dal canto suo vuole dimostrare la sua straordinaria ascesa  nello spazio e altrove: i risultati scientifici sono un esempio del rapido progresso e sviluppo del Paese in un clima sempre più competitivo. Ma la scelta è anche strategica poiché gli Stati Uniti sotto Trump hanno creato la “forza spaziale” e si sono mossi verso la militarizzazione dello spazio . È una nuova frontiera e Pechino così come la Russia intendono tenere il passo e anzi passare in vantaggio. Il tentativo dell’America di contenere l’agenzia spaziale cinese è anteriore all’amministrazione Trump perché già la Casa Bianca di Obama ha vietato alla Cina di collaborare alla Stazione Spaziale Internazionale, il che ha spinto Pechino a iniziare a svilupparne una propria: mettere a punto insieme nuove imprese collaborative nello spazio, è la migliore possibilità per Russia e Cina di competere con gli Stati Uniti . Rimane da vedere se gli Usa accetteranno il guanto di sfida sul piano della tecnologia ( si sta mettendo a punto una “porta orbitale” attorno alla Luna con una collaborazione tra la Nasa e la Space x di Elon Musk ) oppure tenterà con altri mezzi di ostacolare l’impresa, cosa in realtà assai più probabile sia per inveterata abitudine, sia perché la scuola, dietro la facciata ingannevole delle grandi università per ricchi , è in sfacelo e basta leggere i nomi che compaiono nelle ricerche per scoprire che i ricercatori validi li devono tutti importare.  Chi pensa che gli Usa possano vincere facile è fuori dalla realtà e spesso scambia l’apparenza con la sostanza.

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