Come avrete visto alla fine dell’ultima decina di post è presente il link al canale Telegram ( https://t.me/simplicissimus2  )aperto pochi giorni fa dal Simplicissimus. Capisco che è un po’ seccante questa autoreferenzialità, ma essa non è comunque fine a se stessa e rispecchia un problema più generale con cui ci si trova a fare i conti, ovvero l’insicurezza dei social affermati come Facebook, Twitter o Youtube per chi esprime convinzioni e prospettive diverse da quelle del mainstream.  Abbiamo visto tutti le incredibili censure a una parte politica attuate durante le elezioni americane, che non sono altro se non la gigantografia di cosa avviene per tutte le fonti informative fuori dal coro a un livello infinitamente più modesto, ma anche quello più vicino alla nostra navigazione quotidiana. Abbiamo visto le vicissitudini  di Byoblu più volte bloccato su You tube e alla fine privato del sostentamento pubblicitario  che non è certo poca cosa, vicende che comunque hanno riguardato praticamente tutti i siti non “politicamente corretti” e si tratta di un sistema qualcosa che è destinato a diventare sempre più oppressivo perché agli algoritmi ottusi quasi quanto gli umani che li hanno ideati si aggiungono le schiere di troll e di solerti sbirri del disordine costituito che provocano le chiusure temporanee.

In un certo senso ci troviamo in una situazione di tipo quantistico: più si amplia all’intero pianeta la possibilità di contatto più essa subisce controlli a causa degli interessi di chi gestisce la rete, insomma più è ampia la platea meno liberi si è. Per uscire da questa situazione occorrerebbero dei social nazionali o comunque di area dove trasferire un discorso pubblico che ormai si svolge prevalentemente in rete. Ma per fare questo occorrono investimenti, non giganteschi certo, ma comunque non alla portate di singoli o di gruppi ristretti. Per ora l’unico modo di sfuggire in qualche modo è essere presenti su molte piattaforme e soprattutto su quelle rare che sfuggono alle suadenti grinfie imperiali di Big tech. In questo senso Telegram, nato come sistema di messaggistica e di video chiamata sicuro perché criptato in taluni casi anche end to end è diventato anche un grande veicolo di notizie che arrivano da centinaia di gruppi e di pagine con le quali si può interagire con commenti. Ma soprattutto non è americano, non è gestito dalla medesima mafia informativa che ci da consigli che non possiamo rifiutare, anzi è gestito da un gruppo russo il che quantomeno per un occidentale significa sfuggire alla letale atmosfera che si respira da noi. Letale non certo per un virus, ma per le concrezioni di potere che si sono sostitute alle democrazie.

Montarlo sia sul computer che sul telefonino è facilissimo prende 5 minuti, collegarsi ai singoli e facilissimo così come anche ai gruppi di discussione e ai canali visto che nel web è presente una pagina in cui sono elencati tutti o quanto meno quelli con più di 200 iscritti ( di qui la mia insistenza nel proporre il link). Ma soprattutto portare su questa piattaforma parte del materiale che scorre sugli altri social che fanno grandi affari con una pervasiva pubblicità, significa anche correggere in qualche modo la loro attitudine alla censura mostrando che il loro atteggiamento e la loro gestione può far calare i profitti. Certo non è l’ideale per una battaglia che andrebbe sviluppata su tutti i fronti, ma almeno è un inizio a costo zero che sfrutta la stessa forza dell’avversario e la riduce a debolezza.