Anna Lombroso per il Simplicissimus

Draghi non è abbastanza onnipotente, checché ne dicano i giornali, da poter riesumare il Generale De Lorenzo,  in ausilio al  suo Piano Solo. Anche il nome si adatta bene, visto che il Presidente del Consiglio  dimostra di voler  navigare in solitario nel mare burrascoso, prendendo decisioni, nominando i suoi sottotenenti di vascello e assoldando gli scagnozzi con lo staffile per farci vogare con maggiore spirito di corpo.

E difatti dopo aver scelto come capo della Protezione Civile un ingegnere  – già testato e molto apprezzato da Bertolaso creativo inventore dell’uniforme del Dipartimento- che vanta però anche una esperienza giovanile nel Sisde oggi Aisi, agenzia informazioni e sicurezza interna, tornata sotto l’egida di Franco Gabrielli che ne fu il primo direttore, ha deciso la sostituzione di Domenico Arcuri nel ruolo  di commissario straordinario per l’emergenza Covid, con  Francesco Paolo Figliuolo, un alpino, Generale di Corpo d’Armata.  

Del Generale molto effigiato col suo un ricco medagliere,  sappiamo che è originario di Potenza, che ha conseguito tre lauree: in Scienze Politiche presso l’Università di Salerno, in Scienze Strategiche e relativo Master di 2° livello presso l’Università di Torino e in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Trieste,  che è Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa, e dal 7 novembre 2018 Comandante Logistico dell’Esercito. E che in  ambito internazionale è stato Comandante del Contingente nazionale in Afghanistan, nell’ambito dell’operazione Isaf e   Comandante delle Forze Nato in Kosovo.

Il primo commento del neo incaricato di gestire il piano per la campagna vaccinale per arrivare a almeno 600 mila dosi al giorno, come raccomandato dal Presidente del Consiglio nel suo discorso di insediamento  «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private», è stato  «Metterò tutto me stesso e tutto l’impegno possibile per fronteggiare questa pandemia. Lavorerò per la nostra Patria e i nostri connazionali».

Era ormai qualche mese che non sentivamo più echeggiare i richiami all’amor patrio dei primi tempi, o il Silenzio che aveva accompagnato virtualmente le immagini dell’operazione Fidelium  di un anno fa, quando 100 uomini e 50 veicoli vennero impiegati per aiutare la Prefettura di Bergamo nel trasporto dei  feretri, a bordo dei camion, nemmeno gli inni, gli squilli di tromba e quei toni marziali che avevano accompagnato l’arrivo sul sacro suolo dei primi convogli recanti la salvezza in fiale, da mantenere rigorosamente, si diceva allora, a temperature polari e cui sarebbero seguite, si diceva allora, altre dotazioni fino a garantire l’incolumità per tutti, compresi gli inutili.

Ci  ha pensato Draghi, il nostro uom fatale,  a restituire alla narrazione i toni epici che merita, trovando immediata risposta nel riconfermato Ministro Guerini e nel  nuovo capo di Stato Maggiore, Serino, che ha raccolto il testimone del suo predecessore dando il via alle vaccinazioni degli italiani a cura dell’Esercito:   a Milano, 1.300 persone al giorno, presso il Centro ospedaliero militare, e intenzionato a mettere a disposizione del Paese uomini e risorse, dai 900, tra medici e infermieri in divisa, già impegnati nell’emergenza sanitaria, ai 140 drive through (i punti di prelievo mobile) utilizzati in tutta Italia per effettuare i tamponi alla popolazione e che da ora potrebbero essere trasformati in centri per l’immunizzazione dal Covid.

Ma la guerra mica si può fare solo con le siringhe, proprio mentre Senato e Camera votavano la fiducia al Governo Draghi, il ministro riconfermato partecipava al Consiglio Nord Atlantico, che doveva votare l’ulteriore aumento della spesa militare da parte degli Alleati europei, che peraltro  l’avevano già accresciuta di 190 miliardi di dollari rispetto al 2014.

Non occorreva nemmeno la riconferma dell’atto di fede nell’Europa e del patto di sangue con gli Usa tornati più forti e belligeranti grazia a Biden, per bocca di Draghi al vertice dei capi di Stato e di governo, che subito Guerini ha voluto esagerare  garantendo l’impegno dell’Italia ad aumentare gli “investimenti” per la pace da 26 a 36 miliardi di euro annui, aggiungendo agli stanziamenti della Difesa quelli destinati a fini militari dal Ministero dello sviluppo economico: 30 miliardi più 25 richiesti dal Recovery Fund e destinando  almeno il 20% della spesa militare all’acquisto di nuovi armamenti. Impegno subito sancito nei giorni successivi con la firma di un nuovo accordo stipulato tra 13 paesi Nato più la Finlandia, lo  Air Battle Decisive Munition,  che prescrive l’acquisizione  per i partner di una dotazione di “missili, razzi e bombe”,  decisiva per il successo in  combattimenti aerei.

D’altra parte il messaggio è che la lotta alla peste è una battaglia per la sicurezza che ha già impegnato durante i momenti cruciali 70.000 agenti delle varie forze di polizia schierati sul territorio per controllare il rispetto delle norme emanate dai DPCM la cui inadempienza bolla  gli italiani e le italiane come potenziali criminale, e per il ripristino della legalità, sicché il sospettato che resta a praticare l’affarismo opaco a norma di legge nell’ente statale, viene sospeso dalle mansioni di faccendiere dell’emergenza delegate a un militare, in veste di braccio armato dell’ordine economico.

E difatti in nome della crociata, santa e sanitaria abbiamo permesso l’instaurazione di uno stato di guerra con tanto di leggi marziali, presidio dei confini anche interni, coprifuoco, esigendo anche l’obbligatorietà delle cure, tra Tso per i dissidenti e vaccinazione obbligatoria, e la deportazione quotidiana su mezzi a rischio di contagio di lavoratori e operai obbligati dal bisogno a recarsi ugualmente ai lavori forzati per produrre e bombe a mano o biscotti senza olio di palma da recare nelle case dove altri connazionali erano sequestrati in nome della salute, dopo che era già stato avviato l’olocausto degli anziani e dei vulnerabili e si metteva mano al sacrificio dei malati del “prima” cui negare assistenza e cure.

E tanto per completare il quadro, l’informazione ai cittadini veniva erogata grazie a bollettini dal fronte, messaggi a reti unificate e giornali unici, per propagandare i valori della paura e della sottomissione promosse a virtù civile.

Si vede che ha cominciato a farsi strada anche nei ceti superiori il timore che non bastasse il culto della scienza combinato con la persuasione morale in favore del senso di responsabilità, l’adesione al vaccino come dimostrazione di coesione sociale e senso di appartenenza in contrasto con l’ignoranza populista, forse a causa dell’annessione alla compagine governativa  dei pericolosi beceri dei quali nobili padri della patria tornano a riconoscere i meriti civici, come quando dichiaravano di trattarsi di costole della sinistra.

Serviva qualcosa di più muscolare per prevenire prevedibili e inesorabili moti di piazza e assalti ai forni, che potrebbero ostacolare il grande reset, quel dopo disuguale ma digitale e dunque  sanificato e asettico, che non vuole le smargiassate di Bava Beccaris e non ha bisogno di Tambroni che tanto ogni forma di dissenso è stata integrata, corrotta, comprata o zittita.

E dire che il Covid era stato definito un nemico invisibile altrimenti con tutte questo affannarsi finivano per contrastarlo con un’atomica, indifferenti come sono a eventuali effetti collaterali, che, come sempre succede nelle guerre, sono fatali e incontrastabili, e a volte anche profittevoli in forma di soluzione finale che fa piazza pulita di improduttivi, parassiti, marginali,  che non intendono collaborare alla distruzione creativa pensata per il nostro domani.

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