Postilla per antibufalari su Israele

Ora – spero di poter essere compreso bene – qui è tutta questione di interpretazione. Israele ha poco meno di 9 milioni abitanti e al 22 gennaio erano state vaccinate oltre 5 milioni di persone ( tra cui tutte quelle con età superiore ai 65 anni e immagino non di origine palestinese) con partenza al 20 dicembre 2020 – come si può facilmente leggere su Repubblica del 3 febbraio – e su questa popolazione di 5 milioni con vita media di 82, 60 anni la mortalità statisticamente attesa è di circa 58 – 60 mila persone all’anno, quindi in 40 giorni che sono tra l’altro quelli con la mortalità in assoluto più alta di tutto l’anno, il decesso di 5 – 6000 persone è nella norma, è il dato atteso . Poiché dobbiamo considerare che tali decessi si concentrano tra le età più altre, quelle fin da subito soggette a vaccinazione, la cifra di 6000 morti post vaccino è formalmente esatta. Che poi siano state causate direttamente da questo o da altre cause non è possibile saperlo semplicemente perché le autorità sanitarie e non solo di Israele ma di tutto il mondo occidentale si rifiutano in ogni caso di collegare i decessi ai vaccini con un atteggiamento francamente spregevole dimostrando in tal di essere commessi di Big Pharma e non veri medici. In molti altri casi la scoperta di effetti collaterali drammatici di certi farmaci è stata rallentata proprio da questi atteggiamenti. Per tutti i morti post vaccinazione si fornisce la spiegazione che il decesso era comunque questione di poco e dunque non si può incolpare il vaccino. Ma tale criterio non è stato invece usato per decretare le morti di Covid anche in presenza di malattie allo stadio terminale. sulla base di inattendibili tamponi, magari resi appositamente ancora più inattendibili dai troppi cicli di amplificazione utilizzati.