Come era scontato la piattaforma che si riferisce in maniera superficiale e proterva al grande pensatore sociale, a una delle colonne portanti della modernità, ha dato il suo responso  dicendo sì al governo Draghi. Scontato perché Grillo, subito risalito sul Britannia in subalterna ammirazione per il grande svenditore del Paese voleva così e siccome è impossibile scoprire se la piattaforma del Movimento 5 stelle restituisca risultati reali e nemmeno l’elettore può controllare se il suo voto sia stato conteggiato o meno  è come l’urna della lotteria, produce alla lettera votazioni americane. Scontato perché il quesito non era netto e limpido, ma cominciava con l’offerta del ministero dell’ambiente. Scontato perché i parlamentari grillini hanno un solo scopo nella vita: arrivare a fine legislatura e sarebbero disposti ad allearsi anche col diavolo pur di raggiungere questo obiettivo.  Insomma il tradimento di milioni di elettori e del Paese  è stato consumato  fino in fondo da questo buffone alla corte di Davos.

Ma non è certo l’unico ad allietare con le con le sue  arlecchinate il banchetto politico delle oligarchie: ci sono molti, compresi anche alcuni che vorrebbero far parte del desolato fronte che si oppone, i quali  vedono Draghi come una sorta di keynesiano e che è stato mandato da imprecisati poteri perché mantenga a galla il Paese. Pure sciocchezze contrarie ad ogni realtà e alle parole stesse di Draghi che vuole esplicitamente togliere l’ossigeno a quelle che vengono chiamate le imprese zombi ( comprese quelle piccolissime artigiane e commerciali, uccise dalle misure antipandemia narrativa) e inaugurare una stagione di selvaggia “flessibilità” del lavoro, ovvero di nuovo orrendo precariato tenuto sotto sedativi  da qualche sussidio. Senza parlare poi della devastazione che vuole portare nel settore pensionistico con un nuovo aumento dell’età pensionabile in un contesto di calcolo e di ideologia privatistica che produrrà cifre miserabili al limite delle possibilità di sopravvivenza. Se poi fosse davvero non fosse più il neoliberista che è diventato subito dopo la laurea con Federico Caffè, produrrebbe facilmente debito senza dover ricorrere a strumenti europei solo l’anno scorso abbiamo emesso titoli di stato per circa 100 miliardi a interesse zero o negativo, mentre i famosi 209 miliardi europei sono una fake news per diversi motivi: intanto 82 di questi miliardi quelli  contributo a fondo perduto, sono una mera partita di giro visto che bisogna sottrarre 60 miliardi che l’Italia dovrò pagare per il suo contributo al bilancio di Bruxelles  nei prossimi 7 anni. E rimangono circa 22 miliardi, più o meno 5 all’anno. I restanti 127 miliardi di prestito hanno non soltanto le condizionalità che sappiamo, ma anche un tasso di interesse superiore a quello che il mercato attribuisce ai nostri titoli. Se si pensa che solo quest’anno , con una stima prudenziale si sono persi oltre 160 miliardi e che occorreranno anni di ingenti perdite perdite per ritornare ai livelli del 2019 si vede bene che questa marea di miliardi spacciati è in realtà un’elemosina con la quale non si può nemmeno pensare di campare.

Una cosa appare chiarissima: che per risorgere il Paese ha bisogno di non essere soffocato dai suoi partner che in realtà se lo vogliano mangiare, deve poter fare da solo i suoi conti e sfruttare al massimo la  multipolarità nascente di cui l’Europa carolingia, la Germania con la Francia al seguito non è che uno tra i protagonisti e non certo il più importante, anche se il più vorace nei nostri confronti. Da tutto questo emerge che Draghi è venuto per tenerci nella gabbia, vendere tutto quello che è possibile, soffocare ogni tentativo di reagire. In questo è coerente, è ciò che ha sempre fatto sin dal principio assieme al suo comico personale. E tutto questo avviene senza che ci sia un’opposizione, a parte – ma solo per ora – la Meloni che certo è del tutto impari a tale compito. Tutti gli altri entrano – così dicono – per poter meglio condizionare il governo tecnico, insomma fanno mostra di quell’eterno entrismo che serve a nascondere una completa sudditanza. L’economista Emiliano Brancaccio in una intervista sul Manifesto scrive: “Non è possibile che gli unici in grado di mobilitarsi siano i rappresentanti degli interessi reazionari e piccolo borghesi”. Invece altroché se è possibile, basterebbe che leggesse il giornale dal quale si fa intervistare e che per l’appunto rappresenta l’entrismo più sfacciato per rendersi conto che l’unica area del lavoro che mostra una qualche reazione alle misure della strana pandemia a scopo politico, è proprio quella del lavoro autonomo.

Jean Jacques Rousseau è stato il primo a immaginare una società fondata su un patto sociale volto all’equità che ha come protagonista e costituente il  popolo in quanto corpo sovrano, unico detentore del potere legislativo e suddito di sé stesso. Ma di tutto questo non c’è la minima traccia né nella omonima piattaforma e in chi la gestisce, né in Draghi, né tantomeno nell’entrismo ipocrita che nasconde l’implicita natura reazionaria delle scelte cosiddette tecniche. Mai un nome più illustre è stato usato per cose cosi basse.