Mi capita sempre più spesso di avvertire con angoscia tutta l’irrealtà nella quale viviamo e questa sensazione si è acuita da quando abbiamo Draghi in campo: è davvero incredibile quanta speranza venga riposta in questo bancario di lusso che incarna invece – e da ormai trent’anni – un progetto fondamentalmente anti italiano ed esplicitamente  anti sociale. Tuttavia questa disgraziata situazione ha almeno un aspetto positivo, quello di aver fatto piazza pulita da ogni equivoco: nella Lega ha ormai prevalso definitivamente l’anima liberista e confindustriale mettendo fine agli ambigui traccheggiamenti no euro e  no Europa, in realtà poco credibili ma asseverati “tecnicamente” da Bagnai e Borghi che però non se la sono sentita di essere contro quando il prezzo è diventato troppo alto. Per anni hanno avuto un rilievo e una visibilità che non avrebbero mai potuto sperare di ottenere, ma adesso sono rientrati nei ranghi e nel coro che accoglie Draghi. Così adesso l’odiato Salvini, quello che veniva esecrato come incarnazione del pericolo fascista, con il quale mai e poi mai ci si sarebbe potuto alleare è nel mucchio degli adoratori, il nemico per la pelle è diventato un prezioso alleato a dimostrazione finale della bancarotta totale della politica e della sua incapacità di esprimere idee che è contemporaneamente anche il fallimento delle classi dirigenti del Paese le quali a cominciare dagli anni ’90 hanno sempre più spinto verso una sorta di cesarismo, prima quello contestato e mediatico di Berlusconi, poi quello tracotante, ma insicuro di Monti e del guappo di Rignano, per trovare infine in Draghi la sua perfetta incarnazione.

Del resto cosa poteva fare un milieu politico privo di idee, che complessivamente ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare, che ha portato il Paese sull’orlo del baratro, che ha adottato politiche folli durante la pandemia, affidandole per di più a personaggi incompetenti di scandalosa opacità, e che ora, scemando l’emergenza, e subentrando un periodo di endemia sempre guidata dai poteri globalisti non sa più che pesci pigliare perché occorrerebbe avere una visione e un’autonomia che esso non ha: perciò è costretto a sperare in Draghi. Così in appena tre anni abbiamo visto due operazioni di indecoroso trasformismo quello dei Cinque Stelle e quello della Lega. I primi sono la maggiore forza in Parlamento, ma in pratica non esistono più nelle urne , la seconda si avvia a fare la medesima fine, visto che una volta perso il travestimento da opposizione non ha più ragione di essere. In pratica abbiamo un Parlamento che non rappresenta più nessuno, che sembra eletto su Marte e che tuttavia sarà portato a votare tutto quello che vorrà Draghi, ovvero una sorta di via greca alla dissoluzione, magari cercando di confezionare il tutto con la carta regalo della falsa ecologia che tanto piace ai gonzi che non pensano, non leggono, non capiscono, ma hanno solo parole d’ordine per sentirsi trendy e intelligenti.

A me piacerebbe anche dire che questa situazione, oltre a liberarci dei falsi oppositori e dei loro ideologi funamboli, apre, anzi spalanca  le condizioni per la creazione di una o più forze politiche  che vadano a riempire l’enorme vuoto che si sta creando e che di fatto coinvolge la metà dell’elettorato e probabilmente anche di più in un prossimo futuro quando si scoprirà che il nuovo Cesare non è onnipotente e che può fare ben poco dentro il paradigma che lui stesso ha contribuito ad affermare, ma temo che difficilmente  la vasta galassia che non è nemmeno riuscita a far ragionare gli impauriti dalla pandemia ed è stata persino vittima della mistificazione,  tragga nuova linfa dall’arrivo di Draghi per coagulare un’opposizione a largo raggio. Qualcuno spera insomma che sia proprio il dominio dell’ex banchiere europeo a costituire il motore di un aggregazione dell’area antagonista, ma francamente non ci credo  perché niente come il potere sa essere populista al momento opportuno e sa organizzare la sua stessa contestazione per poi dissolverla al momento giusto come la parabola del Movimento Cinque stelle dimostra ampiamente.  In un certo qual senso Draghi arriva a cogliere i frutti dopo trent’anni che lui stesso ha inaugurato la svendita delle aziende di stato che costituivano un bastione contro il neo liberismo occidentale ed europeo e nessuno ha fatto nulla per fermare questo processo. Temo che ancora una volta  il destino del Paese verrà deciso altrove..