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La favola del santo svenditore

Il Messaggero ha rivelato la buona novella di un Mario Draghi intenzionato a fare tutto quello che aveva adombrato  nell’estate scorsa sul Financial Times come ricetta generale per superare lo choc della pandemia, ovvero una politica di spesa che in Italia si concreterebbe come un sostengo le grandi aziende, una diminuzione della tassazione per i redditi bassi e sussidi vari e addirittura l’assunzione di 500 mila persone nella pubblica amministrazione. Il tutto dovrebbe essere pagato, come ormai sento dire fin da quando ero bambino attraverso la lotta all’evasione fiscale. Ma di chi? Quella delle grandi multinazionali Big Tech che evadono miliardi ogni anno con la complicità dei nostri governanti? Oppure quella di commercianti e artigiani la maggior parte dei quali è ormai in crisi nera e sta per fare bancarotta? Bastano questi interrogativi per capire che il piano Draghi, è forse un bel po’ diverso dall’opera di fantasia prodotta dal giornale  romano a compimento della narrazione agiografica che circonda l’ex capo della Bce come un nube risplendente e che ha pagare i provvedimenti di emergenza destinati a mettere una pezza sulle voragini economiche causate da una sventata e quasi criminale gestione della pandemia, saranno i pensionati presenti e futuri e i milioni di poveracci col muto casa sul quale graveranno nuove tassazioni. Che poi di striscio questo possa colpire anche qualche area di rendita parassitaria sarà solo un non voluto effetto collaterale al quale si cercherà certamente di porre rimedio visto tra l’altro che il premier e sua moglie dispongono di un ingente  patrimonio immobiliare sparso fra l’Umbria, Roma e il Veneto

Ma il grosso verrà dai prestiti condizionali che arrivano dall’Europa, da quelli reperiti sui mercati che almeno hanno interessi quasi nulli e dalla svendita del restante patrimonio del Paese che proprio Draghi aveva iniziato nel ’92 sul Britannia, in maniera che il Paese, esattamente come la Grecia venga di fatto governata dalla troika. Anzi si potrebbe dire che Draghi la compendia e ne fa le fa le veci cercando di organizzare la totale dissoluzione del Paese e di occuparlo politicamente per evitare che a qualcuno possa venire in mente di ricostruire un futuro, di mettersi sulla strada di un moneta nazionale che man mano sostituisca l’euro, di sfruttare in qualche modo la nuova multipolarità per superare la crisi endemica che grava ormai da trent’anni sul Paese e di ristabilire un nuovo equilibrio con l’Europa. Insomma la sua funzione è quella di cane da guarda affinché non ci siano reali possibilità di riscossa, dando però l’illusione di poterle incarnare. Qualcuno pensa e probabilmente non a torto che Draghi sia stato imposto non solo per giocare una faccia  più credibile, ma soprattutto per rallentare la velocità di caduta che con Conte rischiava di innescare invece che assuefazione un ulteriore ondata di rifiuto del globalismo e dell’europeismo di marca ordoliberista. Non dimentichiamoci che il personaggio è anche quello che ha affidato a BlackRock, il massimo investitore internazionale nel settore bancario, la conduzione degli stress tests degli istituti di credito comunitari generando un conflitto di interessi gigantesco dentro il quale sono state salvaguardate le banche tedesche decotte, che è altresì l’uomo che ha lanciato e gestito il quantitative easing in maniera che le aziende tedesche ne ricevessero dei vantaggi asimmetrici.

Di certo se avesse voluto favorire il rilancio del Paese come ha sostenuto nel suo discorso di accettazione dell’incarico di formare il governo, avrebbe potuto operare in questo senso anche da prima quando invece da sempre ha lavorato contro questo Paese a servizio della finanza predona. Sarebbe quanto meno educato che ora non ci venissero a raccontare favole e piani davvero troppo distanti dalla realtà, anche perché se davvero Draghi volesse realmente attuarli sarebbe il primo a sapere che non glielo lascerebbero fare, perché alla fine non è altro che un governatore pro tempore come lo è stato a suo tempo Monti.

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