Anna Lombroso per il Simplicissimus

Va a sapere se è un fungo allucinogeno, una droga esilarante, una benzodiazepina a effetto tranquillante, certo che va riconosciuto a Draghi l’effetto miracoloso di guarire i giornali dal Covid, per abbracciare la via redentiva della speranza e della guarigione da tutti i mali fisici e civili.

E difatti eccolo nella rassegna stampa apparire come un santino cinto con l’aureola di stelle Ue,  a fianco del presidente Mattarella tutti e due sorridenti ( il Lombroso noterebbe quelle labbra sottili stirate in una specie di ghigno), in veste, lo dice il titolo, di “Costruttori”,   e via con la giubilazione:  “Ha salvato l’Europa, ora curerà il Paese”, come conviene al “signore d’Europa” che “conviene a tutti aiutare”, ora che “il Big Bang è cominciato”. Perché è venuto “il momento del coraggio” e tutti uniti si è chiamati a stringerci a coorte intorno al “Banchiere d’Italia con la missione del ricostruttore”. Ovviamente va  molto la riesumazione  degli stessi titoloni del 2011, “ La missione di SuperMario dalla Bce a Palazzo Chigi” e “Ecco SuperMario, tutto è possibile”, con altro dedicatario ma medesimo riferimento al supereroe e non a qualche  sfasciacarrozze de Testaccio, espulso dall’immaginario popolare a seguito delle ultime prodezze del rottamatore.    

E difatti al giubilo e all’esultanza per l’incoronazione fa da contrasto l’anatema lanciato contro il colpevole di tutti i mali, la cui personalità distruttrice ha voluto travolgere quello che fino a ieri era considerato il miglior governo possibile, oggi sottoposto a revisione fino al negazionismo e che pare potrà passare alla storia solo per aver provocato una congiura provvidenziale capace di donarci la resurrezione.

Si sottraggono poche testate all’atto di fede, Domani che si intestardisce sulla gita del Britannia davanti alle nostre coste e dentro alle nostre aziende di Stato e il Fatto, house organ dello studio legale Conte 2, che consegna alla Spinelli figlia in vena di parziale abiura dalla lista Tsipras la condanna a morte morale del compagnuccio di merende in maniche di camicia sulla Plaka, ma non quella dell’Europa riformabile. Perché dalle Alpi alle Piramidi, dal Fatto al Manifesto, gli scarsi motivi di critica rivolti al Salvatore consistono nella sua carriera nella finanza che evoca i Gekko della Wall Street cinematografica, così da mettere in secondo piano il ruolo reale di commesso viaggiatore per conto di Goldman & Sachs di titoli tossici che hanno ammorbato Grecia e Italia.

E infatti – avrete notato che dopo mesi di linguaggio bellico siamo passati a quello confessionale, in omaggio all’educazione alla fede impartita dai gesuiti – questo aspetto viene accantonato, come corollario inevitabile rispetto al talento di bancario della Provvidenza “per aver salvato l’euro”, rovinando noi, ci sarebbe e ci sarà da dire.

Ormai non c’è più scampo, questa Europa è una camera a gas che ci vuole avvelenare e difatti ogni quotidiano lascia intendere che il piano italiano per il Recovery Fund sarebbe accettabile – è chiaro che sulla subalternità dei Conte 1 e 2 all’Unione, alla finanza, alle multinazionali assistite da Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti, alle cordate del cemento e immobiliari non è stata e non è messa in dubbio – ma resta, cito  un titolo tra tanti, “il buco nero delle riforme inattuate”.

Di cosa si tratti si capisce bene, ed è il motivo per il quale il vero spauracchio erano le elezioni, quel brandello di partecipazione democratica ancora concesso, che è stato impedito da tutti i partiti e movimenti presenti sullo scenario. Sono quelle controriforme intese alla demolizione dell’edificio costituzionale, di quella Carta invisa all’Europa perché ha tratto origine dalle resistenze di popolo, quelle indirizzate a rafforzare esecutivi comprati, ricattati, intimiditi, e a indebolire i Parlamenti, quelle che condannano all’inazione i sindacati in modo che si possa mettere mani definitivamente al sistema di contrattazione, quelle che ostacolano la trasformazione dei diritti in privilegi meritati per via ereditaria, per rendita, acquisizione o affiliazione.        

Chiunque da anni abbia subito la tentazione dell’astensionismo sotto la bandiera icastica “er più pulito c’h la rogna”, chiunque viva il disincanto di un voto ridotto a timbro notarile apposto su scelte obbligate, chiunque si sia rivoltato per lo svuotamento dell’istituto referendario che quando puniva i poteri veniva poi tradito, fino a essere indetto dallo stesso Parlamento inadempiente per rinviare scelte, conservare sinecure, addossare ai cittadini la responsabilità dell’indifferenza, ecco chiunque abbia maturato un amari scetticismo sa che c’era il rischio che dalle urne sortisse  “la consegna del Paese alla destra”.

Ma lo stesso chiunque sa che si tratta di etichette, che quei babau beceri e urlanti pretendono gli stessi bottini degli altri che sono già seduti alla tavola  del Recovery, del totem dello spread,  dell’ideologia del totalitarismo economico e finanziario che ha bisogno di smantellare perfino il simulacro della sovranità e della democrazia.

Serve a questo il “governo di alto profilo”, a farci digerire i bocconi indigesti che  i ben pensanti e gli ultimi ben viventi si vergognerebbero di subire da parte di certi intemperanti maleducati, sia pure votati e rivotati, un governo così in alto da schiacciarci sotto un tallone di ferro senza sporcarsi l’orlo del mantello di ermellino con le nostre lacrime e il nostro sangue.