Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ve li ricordate i “carini per il rinnovamento“, secondo Corrado Guzzanti, ì rampanti, come si diceva allora, quelli che piacevano alle mamme perchè portavano a casa buoni voti e avevano sempre la cravatta, intenti a rinfrescare l’aria delle aule sorde e grigie della politica? beh siamo andati via via peggiorando con la rottamazione e a vedere i duellanti che si contendono il Santo Graal comunitario: ‘o sarracino di Rignano e l’azzimato avvocato degli italiani.

Anche le cattedrali del “carinismo” seguono l’andazzo. Ai templi greci di Panseca che raccoglievano i fedeli comprensivi di nani e ballerine, si stanno sostituendo gli hub primula di Boeri a disposizione degli adepti di Pfizer.

C’è dunque da apprendere con sollievo che è ancora possibile, per eventuali interessati, partecipare alla gara per la realizzazione dei padiglioni dell’immaginifico Arcuri, che riguarda «l’affidamento della progettazione di dettaglio, ingegnerizzazione, fornitura in opera, manutenzione, smontaggio e messa a dimora di padiglioni temporanei destinati alla somministrazione dei vaccini anti Covid-19», per ora in numero di 21 unità a un costo complessivo di 8-9 milioni. Perché nel bando,  il Commissario straordinario si riserva la facoltà di richiedere l’allestimento di altre strutture analoghe  sino a 1.200 unità, ognuna delle quali, a fare un calcolo a spanne, comporterebbe una spesa intorno ai 400 mila euro a unità.  

Ma cosa non si farebbe per la salute? Come dimostra il fatto che da anni gli italiani investono in assicurazioni, fondi, cure private per conservarsela, da quando il sistema di assistenza pubblica è stato demolito anche culturalmente, consigliando il ricorso a clinici e cliniche d’oro a fronte di liste d’attesa centenarie, incompetenza, lungodegenze in pronto soccorso, affronti alla dignità dei malati,  fortemente sponsorizzati a tutti i livelli territoriali.

Pare non ci verrà in aiuto il Recovery Fund. Che d’altra parte mica si chiama così perché prevede di finanziare il “ricovero” in strutture efficienti, nemmeno nel caso della demenza che affligge chi ancora crede alla generosa concessione di 80 miliardi, che perfino Cottarelli riduce a 30, che forse non arriveranno mai, che anche se arrivassero imporrebbero il ricatto a pieno regime, tagli della spesa pubblica, nuove tasse.  

E che impone di dar corso alle riforme degli imbroglionisti,  quelle indicate  nella decisione del Consiglio Ue n. 2020/2053 del 14 gennaio, pubblicata in   Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, che prevedono oltre a una riforma dell’Iva,  un’aliquota del 3% applicata sulla nuova base imponibile consolidata per l’imposta sulle società, un’imposta del 20% sugli incassi delle aste del sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni la  “Plastic Tax”, ossia un’aliquota di prelievo di 80 centesimi di euro per ogni chilogrammo di rifiuti di imballaggi di plastica non riciclati,  e una riduzione dal 20% al 10% della percentuale che gli stati trattengono come “spese di riscossione”.   

Quelle riforme, condizione necessaria per ricevere le donazioni a partita di giro, le abbiamo già conosciute grazie al trailer del nostro destino girato in Grecia e a quella lettera che ci aspetta, fotocopia di quella a quattro mani – Trichet/ Draghi – che impegnerà uno Stato soccorritore del capitale, a smettere di “perseguire alcuni obiettivi non di mercato, come la riduzione della disoccupazione e la promozione dello sviluppo regionale, per mettere in pratica misure indilazionabili volte a “ripristinare la fiducia degli investitori” e consistenti in “una profonda revisione della pubblica amministrazione”, in “privatizzazioni su larga scala” compresa “la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali”, la “riduzione del costo dei dipendenti pubblici, se necessario attraverso la riduzione dei salari”; la “riforma del sistema di contrattazione collettiva nazionale”;  criteri “più rigorosi per le pensioni di anzianità”,  “riforme costituzionali che inaspriscano le regole fiscali”, e, tanto per non sbagliare, la revisione del dissipato sistema di assistenza sanitaria pubblica. 

Dopo un anno di martellante propaganda della salute come inviolabile diritto primario, non fatevi illusioni che sia una voce nella lista della spesa intorno alla quale si accapigliano i contendenti “per il nostro bene”, tutta incentrata  al finanziamento degli investimenti  per la modernizzazione delle infrastrutture, la digitalizzazione, la “riconversione ecologica” del sistema energetico. Così la prospettiva dell’intelligenza artificiale ha disconnesso quelle che un tempo erano intelligenze naturali, come quella di Domenico De Masi che in estasi ne loda il “prossimo uso massiccio nel lavoro diagnostico, nell’assegnazione delle terapie e perfino nella chirurgia a distanza, che potrà sostituire “migliaia di medici proprio negli anni in cui arriveranno sul mercato del lavoro le attuali matricole di Medicina”,  nell’ingegneria genetica “con cui vinceremo molte malattie”, nelle  nanotecnologie  che promettono una Arcadia autarchica, nella quale “gli oggetti si relazioneranno tra loro e con noi” e le  stampanti 3D che ci permetteranno “di  costruire in casa molti oggetti”.

L’ultima stesura del corposo Pnrr, il   “Piano nazionale di ripresa e resilienza” elaborato dal governo prima della caduta per compiacere la torre di controllo a distanza come la Dad, rafforza un po’ l’esiguo budget “immaginario” di 9 miliardi incrementati, pare, di altri 10, anche quelli immaginari, è tutto destinato ai due campi di intervento: assistenza di prossimità e telemedicina  e innovazione, ricerca e digitalizzazione. Quindi non aspettatevi nuovi reparti, concorsi e assunzioni di personale, rafforzamento della medicina di base e territoriale, che tanto ci aspetta il radioso futuro già avviato coi parti e la manovra di Heimlich a distanza (ne ho scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2021/01/06/nato-con-lapp/ ) e, un domani, appendicectomia e estrazione del dente del giudizio su Skype.

E siccome è una mania dei complottisti andare a ravanare in quei contesti miserabili e distopici del bilancio dello Stato e dei conti della serva, si può scoprire che non va meglio in casa se l’Upb, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, illustra  che la spesa sanitaria prevista nella legge di bilancio per il 2021, in piene varianti pandemiche e mentre chi non ha in Covid è immeritevole di prevenzione, diagnosi e cura,  sarà incrementata di solo 850 milioni rispetto  a quella stanziata per il 2020.  E, per i fanatici del Mes, non è realistico pensare a utilizzare per gli investimenti in salute  una eventuale apertura della linea di credito dello strumento, che serve unicamente  a finanziare le spese già stanziate, quelle che non oltrepassano il limite all’aumento del debito stabilito dal Governo nella previsione di deficit del 7% per il 2021.

Ci resta una sola consolazione, in queste ristrettezze i disobbedienti non potranno essere sottoposti al Tso, per mancanza di fondi.