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Bilogica medica e menzogne fuori controllo

Le cronache del vaccino Pfizer si arricchiscono ogni giorno  di morti e “feriti” oltre a quelli che si sono già avuti. In Messico una dottoressa dopo l’iniezione della prima dose di vaccino ha avuto gravi difficoltà respiratorie e probabile infiammazione cerebrale tanto da finire in terapia intensiva in lotta con la morte, mentre in Svizzera un anziano è morto quattro giorni dopo la vaccinazione come era accaduto qualche giorno prima in Gran Bretagna in maniera anche più clamorosa perché il decesso si è avuto quasi subito. E del resto che vi fossero delle reazioni avverse immediate ( quelle a medio e lungo termine sono sconosciute) era assolutamente certo e la stessa Pfizer ammetteva che una buona percentuale del campione vaccinato aveva sintomi simili a quelli della malattia.  Ma la cosa impressionante è la difesa a spada tratta e paranoica  del vaccino, talmente automatica da scoprire uno squallido giochino logico che deve sorreggere le parti più fragili della narrazione pandemica. Dopo la morte dell’anziano in Svizzera, Swissmedic ha specificato che l’uomo deceduto a Lucerna era un 91.enne affetto da patologie gravi ed è quindi «altamente improbabile un nesso causale tra la vaccinazione e il suo decesso» Ora se l’età e le patologie gravi rendono improbabile un nesso causale di morte per un vaccino non sperimentato, perché invece tali condizioni scompaiono magicamente quando si tratta di dichiarare una morte per Covid e non ,come sarebbe ovvio, per le patologie principali? Ed era poi corretto dal punto di vista medico vaccinare una persona di 91 anni già gravemente malata? Spero che qualcuno si faccia questa domanda visto che secondo le stesse carte della Pfizer chi non si vaccina  in 100 giorni ha solo lo 0,8% di probabilità in più di beccarsi il Covid rispetto a chi si vaccina e che le reazioni avverse crescono in maniera betta con l’età.

Le autorità mediche svizzere, al pari di quelle britanniche dicono in soldoni che il paziente era talmente messo male che che sarebbe potuto morire comunque in qualsiasi momento, ma se questo fosse avvenuto in presenza di positività al coronavirus (per quel che valgono i tamponi, vale a dire pressoché zero) allora tale ragionamento non avrebbe più avuto validità ed ecco che la persona, magari già in stato terminale, sarebbe certamente morta di Covid andando ad ingrossare statistiche a dir poco sospette. Si tratta della nuova  bilogica della scienza medica che tuttavia obbedisce in maniera rigorosa  a un unico principio di fondo: è vero ed è giusto ciò che produce maggiori profitti e faccio presente che secondo una recente statistica americana da marzo a ottobre compreso i presidi sanitari Usa  hanno aumentato del 22% le loro entrate, grazie al Covid. In questo modo, con questo criterio di fondo, ogni contraddizione viene meno e tutto acquista un andamento assolutamente lineare: più il Covid colpisce anche nei casi dove al massimo potrebbe essere considerato un elemento di contorno, più si vendono vaccini che tuttavia non provocano mai decessi viste le condizioni talmente precarie dei pazienti da rendere l’evento altamente probabile e senza nessi di causa ed effetto con la terapia. Facile e comodo.

D’altro canto è presumibile che questi casi costituiscano solo una piccola parte di una casistica che arriva alle cronache solo in rari casi, quando le circostanze non consentono di glissare o di soffocare gli “eventi avversi” visto tra l’altro che il vaccino è privo di qualsiasi rapporto tossicologico: il livello di menzogna ormai ha rotto qualsiasi argine. Basti pensare al parlamentare tedesco Heinrich Fiechtner, ematologo e oncologo il quale in pieno Bundestag ha denunciato la situazione in maniera esplicita il 30 dicembre scorso:

” Signora Presidente, onorevoli colleghi: ieri sera alle 22, in prima serata televisiva, nel talk show condotto da Anne Will abbiamo assistito a una discussione sul lockdown imminente, con personaggi “illustri” fra cui il professor Uwe Janssens, presidente dell’ Associazione interdisciplinare tedesca per la terapia Intensiva e la medicina d’urgenza.
Il professor Uwe ha fatto una lunga ed emotiva arringa sull’importanza delle misure drastiche che stanno per essere imposte alla popolazione tedesca. Ha spiegato che le unità di terapia intensiva stanno per essere sopraffatte dal numero di pazienti, causando una situazione a malapena gestibile.

Intorno alle 22:13 ho chiamato la  terapia Intensiva del suo ospedale, ho chiesto di parlare con il medico responsabile di turno, e gli ho chiesto: “Quanti pazienti Covid sono ricoverati nel tuo reparto?” Quel reparto ha 19 posti letto e ieri non c’era un solo paziente!” 

Siamo dunque arrivati a questi livelli di non ritorno e chi li accetta si dovrà attendere qualunque cosa eccetto la salvezza.

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