Anna Lombroso per il Simplicissimus

Sull’esistenza del gregge siamo sicuri, no? un po’ meno sull’immunità.

A guardarsi intorno gli italiani sono convinti di essersi conquistati la salvezza, aderendo in massa, per ora moralmente e psicologicamente al vaccino della ditta Pfizer, che sta faticosamente traversando le Alpi e recando  il suo messaggio di algida grazia e resurrezione.

E a ben vedere ormai la vaccinazione ha assunto i connotati di una particolare forma di militanza “antifascista”, come piace alla sinistra di governo senza lotta, di quelle light, senza resistenza, senza coscienza di classe, senza lotta contro autoritarismi, repressioni e censure, invece largamente impiegati da chi sta in alto e si sente dalla “parte giusta”, superiore e illuminato, per censo, cultura e qualità morale e perciò legittimato a esercitare una “necessaria” violenza sanzionatoria e repressiva, tanto da richiedere Tso, obbligatorietà, dunque licenziamenti , ostracismi, emarginazione per chi non obbedisce.

Chi si vaccina insomma acquisisce oltre a un patentino per lavorare nel settore pubblico, per andare in vacanza in hotel nei quali non siano ammessi disertori e cani, per viaggiare in aereo, l’automatico arruolamento nel  consorzio civile che si prodiga per emarginare chi non si adegua, ignorante e rozzo primitivo che si oppone al Progresso che ci ha regalato gli antibiotici, lo smartphone e casualmente la bomba risolutiva su Hiroshima, inevitabile effetto collaterale.

Sono gli effetti di una formidabile campagna di propaganda di contrasto a chi solleva  obiezioni e muove  critiche alla gestione di una crisi che si finge sia sanitaria, mentre è il frutto velenoso di una emergenza sociale.

Così da mesi una parte di cittadini viene arruolata a viva forza nelle file dei complottisti – non voglio nemmeno citare l’altra definizione nauseante  – in modo da suffragare l’ipotesi raccomandata e poi obbligata che si tratti di una patologia maligna come il diavolo,  incontrastabile con buone pratiche, buona medicina di base, buona organizzazione, buona profilassi.  Sicché tutto si rivelerebbe inutile, si, inutile, salvo stare rinchiusi, vivere una sub esistenza, limitare ogni forma di socialità anche dei bambini, remissivamente rinunciare a diritti e garanzie in attesa della salvifica immunizzazione.

Così da mesi non potendo fare di meglio,  si spargono, proprio come con il denigrato sistema dell’helicopter money, “soldoni” per i nuovi brand sanitari: mascherine, siringhe, terapie intensive dove mancano i medici, oltre a banchi, app, padiglioni vezzosi e incoraggianti, provvidenze per la famelica cerchia confindustriale. E invece  “soldini” per i “ristori”, la cassa integrazione, gli aiuti di Stato, del genere di quelli proibitissimi dall’Ue a meno che non si tratti di coperture a garanzia di aziende che se la sono data a gambe dall’Italia, di sostegno a multinazionali che fanno scalo brevemente per un mordi e fuggi che sgombri il campo dalla concorrenza leale.

Così da mesi,  a parte l’elenco delle  sostanziose risorse investite in Opere Strategiche, non è stato nemmeno abbozzato un piano di rafforzamento della sanità, mentre i burbanzosi “governatori” e non solo quelli che pretendono ulteriore autonomia, esigono licenza di continuare a uccidere nella linda e profumata sanità privata delle Rsa, delle cliniche, delle case di cura. Men che meno un programma per razionalizzare i trasporti pubblici: la ministra competente, si fa per dire, ha gorgheggiato solo due giorni fa di aver messo sul tavolo ben 53 milioni per “implementare il settore” con l’impiego di taxi, Ncc e bus turistici tramite gare da indire in 48 ore, a conferma della sconcertante nozione del tempo e della tempestività dell’Esecutivo.

Rasenta ormai il ridicolo la gestione della scuola, tra banchi, mascherine si o no, orari scaglionati, didattica digitale come complemento o soluzione finale che provvede a evitare moleste e costose assunzioni  di personale, in linea con il processo di demonizzazione dei dipendenti pubblici, ultima trincea di un ceto medio retrocesso a proletariato possibilmente senza figli, lusso e privilegio riservato a pochi, condotto con un livore che trova spiegazione solo nella volontà di rompere qualsiasi tentativo di creare un fronte unitario degli “sfruttati”.  

Eh si, ci vuole proprio un vaccino, uno qualunque, meglio se si tratta di quello più gradito ai resti dell’impero di Occidente, che non occorre che abbia passato il vaglio degli enti di certificazione, che abbia effettuato tutti i test indispensabili ad accertarne efficacia e eventuale dannosità, perchè  è comunque convincente e raccomandabile anche in forma coatta, costituendo l’unica soluzione dopo che si è scelto di non identificare, mettere a punto e poi applicare su larga scala un protocollo di cura e magari anche di prevenzione.

Tanto che è noto che i tentativi in forma volontaria e isolata di clinici e medici sono stati ostacolati e censurati, che alcune scelte terapeutiche sono state osteggiate, che addirittura non è stata data la possibilità all’Italia di provare gratuitamente gli effetti di un anticorpo monoclonale largamente applicato con successo per combattere la Sars-CoV-2 e in uso negli Usa e in Germania e Francia, malgrado venga prodotto anche in uno stabilimento del Lazio, come ha denunciato il Fatto quotidiano.

E infatti a fronte dei dubbi, degli interrogativi, ha avuto il sopravvento l’attesa messianica della salvezza sia pure non eterna dopo che hanno squillato per dieci mesi e più le trombe dell’Apocalisse.  

Pare che la maggior parte pur di uscire dall’ergastolo del virus sia pronta al patteggiamento con la Pfizer e l’industria farmaceutica,  la cui affidabilità pare sia stata esaltata dai successi azionari  delle case in questione e dalle plusvalenze multimilionarie realizzate dai loro amministratori, vendendo le azioni in loro possesso, a conferma  che il prestigio e l’autorevolezza dei potenti cresce man mano che aumento il loro conto in banca, attestato insostituibile di abilità e destrezza.  

Pare che magari nel lungo periodo il vaccino possa determinare benefici per i manager proporzionati ai danni per la salute, ma intanto è opportuno farlo “per se stessi”, ma soprattutto “per gli altri” a dimostrazione di un inusuale senso di responsabilità non suffragato da dati certi: nemmeno il Crisanti un tempo nume tutelare della salute, poi retrocesso a abbietto no-vax, oggi redento grazie all’atto di fede nell’Aifa, l’ente che scopre a scoppio ritardato nocività e pericoli, sa darci per certo che chi si vaccina sia davvero immune e che non costituisca un rischio di contagio per quelli che entrano in contatto con lui.

Pare che grazie al “miracolo” ormai il ceto politico abbia guadagnato una nuova e inattesa affidabilità, insieme a quello che viene chiamata “comunità scientifica”, un termine che racchiude in sé il senso di una comunanza appunto di convinzioni e pensiero, mentre da mesi assistiamo a scontri di dotte o sgangherate tifoserie disciplinari.

Così se si dà per scontato, anzi legittimo, che le industrie cerchino il profitto, sarebbe un’infamia da disfattisti e complottisti ritenere che Esecutivo e tecnici mettano a rischio la nostra salute, come se la demolizione del sistema sanitario fosse una colpa del passato, malgrado la stabilità dei governi regionali vigenti, la inamovibilità di ministri e decisori, come se  da fine febbraio le misure applicate non abbiano avuto solo un carattere di “ordine pubblico”, mentre l’edificio economico e sociale del Paese crollava insieme ai diritti del lavoro e dell’istruzione, e come se questa emergenza che ci si ostina a chiamare sanitaria non fosse frutto di una crisi sociale della quale ha esasperato disuguaglianze e ingiustizie.

Un effetto ce l’ha l’immunizzazione di massa dei grandi demiurghi, quello placebo, che ci autorizza a uscire di casa sia pure con tutti gli obblighi di prima dell’epocale distribuzione, che ci scaraventa, ma salvi, nel mare in tempesta delle nuove miserie, che funziona come un plebiscito per rafforzare governi nazionali e quello sovranazionale riconfermando il loro diritto a vessarci ma per il nostro bene.