E’ probabile che molti di voi abbiano saputo della vicenda dell’infermiera andata in choc anafilattico dopo essere stata vaccinata col il magico anticovid della Pfizer e forse hanno visto il video virale della scena che ha costretto i media mainstream ad occuparsi della vicenda invece di passare tutto sotto silenzio, anche se poi il NYT ha ritenuto di scrivere che la poveretta è felice del vaccino il che dimostra non solo a che livello di grottesca stupidità sia arrivata l’informazione, ma anche i lettori che possono bersi una panzana del genere. Tuttavia la nuda notizia non dice tutto tutto ciò che di inquietante si nasconde dietro i paraventi: intanto che l’infermiera si è salvata solo perché la reazione allergica si è avuta in ospedale e dunque l’iniezione di adrenalina che è la terapia di elezione per questi casi è arrivata in tempo, poi che questo non è bastato come di solito accade e la donna è stata ricoverata in terapia intensiva per parecchio e infine che non aveva alle spalle una storia di allergie. E non dice che la medesima cosa è accaduta un altro infermiere del medesimo ospedale di Juneau che se l’è cavata anche lui con l’iniezione di adrenalina.
Ora è evidente che il vaccino della Pfizer può provocare chock anafilattici anche in chi non ha una storia di allergie, come risulta evidente anche da altri casi accaduti in Gran Bretagna e se è vero che la possibilità di queste reazioni allergiche estreme viene situata fra i 30 e i 50 casi ogni 100.000 abitanti per anno, bisogna prendere atto che è molto più probabile andare in terapia intensiva per il vaccino che non per il Covid, specie in età giovanile dove il rischio supera di gran lunga il beneficio. Va anche osservato che la mortalità per anafilassi è bassa, circa una persona su mille, ma questo avviene perché chi ha già avuto avvisaglie di importanti reazioni allergiche di solito prende precauzioni che possono andare dalla filala di adrenalina ad anallergici sistemici, ma nel caso di una vaccinazione a tappeto il pericolo sarebbe grandissimo specie se la reazione dovesse manifestarsi dopo qualche tempo e cioè quando la cavia umana non è più nel presidio sanitario. E vero che generalmente più una manifestazione allergica è grave, più rapidamente si instaura, ma in una certa percentuale di casi essa può invece manifestarsi a parecchie ore di distanza Non solo, ma è ben noto dalla letteratura scientifica oltre che dall’esperienza che i casi di reazioni allergiche gravi sono maggiori negli anziani, ovvero quelli più a rischio per il Covid, sia per le maggiori probabilità di sensibilizzazione ai farmaci che per la più frequente assunzione di medicinali ipotensivi come gli ACE-inibitori che diminuiscono le capacità dell’organismo di reagire allo shock. E infine, tanto per mettere una amara ciliegina sulla torta va detto che uno choc anafilattico anche se risolto può lasciare parecchi strascichi e danneggiare organi vitali.
Eppure di fronte a tutto questo una sanità malata di denaro e ormai ridotta ad affari e paura, fa spallucce invece di operare con prudenza cavalca l’Apocalissi che ha essa stessa creato rispetto a una sindrome influenzale, tanto che di fronte alle notizie di allergie è possibile leggere frasi come queste: “I funzionari sanitari non si sono lasciati intimorire da quanto accaduto e il piano vaccinale continua”: infatti sono proprio quelli che vaccinano a doversi spaventare, mica loro che magari si guarderanno bene dal farsi iniettare qualcosa (valga per tutti l’amministratore delegato della Pfizer che si è ben guardato dall’usare il suo vaccino) pur potendosi fabbricare le attestazioni. E che dire della stessa Pfizer la quale dopo aver prodotto un vaccino a tempi così record da far pensare che sia nato prima il vaccino e poi il virus, adesso se la prende comoda, dice che dovrà studiare quale sostanza provoca queste reazioni allergiche, ma con calma, tanto ha già smerciato le sue dosi ed è peraltro immune dalle conseguenze giudiziarie delle reazioni avverse. In via di finzione pagheranno semmai gli stati che naturalmente si sottrarranno a questo compito attraverso una serie talmente complessa di pratiche e di prove che sarà di fatto impossibile ricevere effettivamente qualcosa, che comunque rassomiglierà ad un’elemosina piuttosto che a un risarcimento. Questo ancora vent’anni fa sarebbe stato impossibile, dieci anni fa possibile, ma rischioso e oggi è diventato normale.
Il problema più grosso non è il trattamento in sé: è semmai l’eventuale introduzione dell’obbligo. Se il trattamento diventa obbligatorio (TSO di massa!), il cartello dei fornitori ha una rendita sicura, indipendente dalla qualità del prodotto.
Questa storia ricorda molto da vicino il regime di fornitore unico obbligato che caratterizzava molti prodotti sovietici. Se sono costretti a comprare, che importanza hanno la qualità e la sicurezza?
La notizia più importante dei prossimi mesi forse non riguarderà l’epidemia: potrebbe invece riguardare la democrazia. Quella sì che è malata in Italia. Non è detto che riesca a sopravvivere.
Interessante intervista alla dr. Loretta Bolgan,research fellow alla Harvard Medical School di Boston.
“La sperimentazione animale è stata condotta con il ceppo originario del virus, non con quello attuale. Il rischio è quello di iniettare materiale genetico senza una sperimentazione certa. Faccio un esempio. Il frammento con materiale genetico entra nella cellula e viene tradotto in proteina dal sistema ribosomale. Teoricamente dovrebbe restare a livello di citoplasma. Il rischio è che questo RNA non si trasformi solo in proteina, ma anche in DNA a doppia elica e che venga portato all’interno del nucleo, producendo effetti imprevedibili.
Il vaccino viene creato per produrre anticorpi, ma non è sterilizzante, cioè non evita l’infezione e la trasmissione del virus. Ci stanno dicendo che è efficace al 95% ma contesto questo dato: si tratta della capacità di formare anticorpi vaccinali, ma nessuno garantisce che sia protettivo. Fino a prova contraria la persona può comunque infettarsi ed essere contagiosa. Sostengono che la persona venga protetta dalla malattia, ma non lo sappiamo perché hanno scelto modelli animali che non hanno sviluppato la complicazione”.
https://www.affaritaliani.it/coronavirus/vaccino-covid-si-rischia-una-reazione-avversa-fatale-711866.html