Straordinario:  secondo il rapporto della Food and Drug Administration, l’ente degli Stati Uniti che autorizza i farmaci, il vaccino della Pfizer –  BioNTech ha provocato durante la sperimentazione 2 morti oltre a reazioni avverse di intensità uguale o superiore ai sintomi dati dalla malattia nel 36 per cento dei casi. Se non ci credete, se pensate che si tratti di complottismo andatevelo a leggere e potrete accertare di persona in che mani siamo, il livello di inganno che stiamo subendo e come sia disonesta l’informazione ufficiale che vorrebbe mettere il bavaglio a tutti. Se poi a qualcuno sembrano pochi due morti, sappiate che questo risultato si è avuto su un campione di 19 mila persone scarse a cui è stato inoculato il vaccino il che significa 10,4 morti per 100 mila persone, una percentuale superiore ai decessi attribuiti al Covid in molti Paesi come l’India, la Cina, il Giappone, la Corea e non lontano da alcuni Paesi europei come la Germania o la Grecia ( vedi qui). La cosa è ancora più inquietante perché il campione aveva un’età media di 51 anni e dunque la frequenza di reazioni avverse è stata registrata in molte persone nelle quali per età e assenza di altre gravi patologie il Covid è pressoché asintomatico. Senza parlare poi dei quattro casi di paralisi di Bell, una forma di paralisi facciale dovuta all’infiammazione dei nervi o ai casi di disturbi neurologici o alle reazione allergiche per cui l’agenzia britannica del farmaco sostiene che le persone con una storia di reazioni allergiche significative dovrebbero evitare di ricevere il vaccino Pfizer. Da tenere in conto che questi sono i dati dalla stessa multinazionale del farmaco, dunque probabilmente presentati nella forma più favorevole possibile. Insomma un quadro che in nessun caso può portare a nessuna obbligatorietà del vaccino, tanto più che esso, di scarsa efficacia, non ci parla né potrebbe farlo  delle possibili conseguenze a lungo termine, o della durata o della forza dell’eventuale immunità.

Ma questo non è ancora il peggio che invece si annida nelle parole  degli “esperti” che oggi stanno tentando di giustificare in qualche modo questi risultati e di non allarmare i vaccinandi forzati e la loro percentuale di morituri : la tesi espressa attraverso la Cnn, coordinatrice dell’informazione planetaria sul Covid,  dalla dottoressa  Kelly Moore, direttore associato della Immunization Action Coalition britannica è che non occorre preoccuparsi più di tanto: “Una delle cose che vogliamo assicurarci che le persone capiscano è che non dovrebbero allarmarsi inutilmente se ci sono segnalazioni di qualcuno o più persone che muoiono entro uno o due giorni dalla vaccinazione e che risiedono in una struttura di assistenza a lungo termine,  perché non è detto che il decesso abbia qualcosa a che fare con la vaccinazione, ma solo perché è il luogo in cui le persone al fine della loro vita risiedono.“ Questa giustificazione che piace ai più ottusi in realtà ci dice due cose importanti: la prima, già nota anche se negata perché in rotta di collisione con le segregazioni e le misure destinate ad altro scopo rispetto a quello sanitario,  rivela che il Covid è pericoloso solo per le perone molto in là con gli anni e con gravi comorbilità , tanto che i morti sono in gran parte concentrati nelle residente per anziani, ma la seconda ancor più stupefacente  è che il Covid in pratica non esiste. La dottoressa Kelly in relazione ai decessi da vaccino ci dice infatti: ” Questo ( il decesso dopo il vaccino) è qualcosa che ci aspettiamo, come un evento normale, perché le persone muoiono frequentemente nelle Rsa”. Ma allora se  la morte è un evento normale e frequente nella fascia più anziana di popolazione se si tratta di vaccino, perché dovrebbe essere invece fuori del normale se si tratta di malattia? Queste parole ci dicono che i decessi attribuiti al Covid sono di fatto da considerarsi  “normali”: tanto che l’età media dei decessi è pari a quella della vita media. E tutto sarebbe spiegabile con un’interpretazione dei decessi al di fuori dei protocolli in uso da moltissimi anni, ma inopinatamente cambiati in tutta fretta la primavera scorsa.

Il fatto è che qui vediamo benissimo il cane che si morde la coda o se vogliamo una coperta narrativa  troppo corta: nel tentativo di giustificare il vaccino universale si mette in discussione la malattia stessa e soprattutto la sua dimensione apocalittica che può essere ridotta a un fatto puramente interpretativo. Si conferma il sospetto più volte espresso in queste pagine che ci si trovi di fronte ad una crisi cognitiva, più che a una crisi sanitaria non più preoccupante di una stagione influenzale particolarmente intensa e a un ruolo magico – salvifico dei vaccini presentati come fondamento di una nuova legittimità dei poteri globalisti. Ma proprio trattandosi di una crisi cognitiva e antropologica essa non può essere rimarginata con la logica e con le argomentazioni razionali.