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Lo spigolatore di Sapri

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ci sono versi che lasciano un’impronta anche nei fanciulli meno inclini alla studio dei classici:  tendevi la pargoletta mano, t’amo pio bove, settembre andiamo è tempo di migrare, cavallina storna.

La reminiscenza cara al presidente Conte dev’essere l’incipit della Spigolatrice di Sapri, ve la ricordate? la poesia di Luigi Mercantini ispirata alla fallita spedizione di Sapri di Carlo Pisacane che comincia con “eran trecento: eran giovani e forti e…”.

Nulla da obiettare sulle passioni letterarie anche quando denunciano un innocente ritardo rispetto al manifestarsi di una creatività meno datata, nulla da dire, se non una certa ammirazione per gusti delicatamente arcaici dopo le orge di poeti maledetti di Facebook.

Ma è innegabile che Conte che forse si immagina così “ Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro/ Un giovin camminava innanzi a loro” alla guida di trecento  eroi al servizio della collettività nella battaglia contro il Covid. pronti “a morir pel nostro lido!”, poteva ispirarsi a un numero, a un manipolo e a un evento che non portassero così tanta sfiga.

Eh si perché come annunciato al termine del vertice di maggioranza con i capidelegazione dei partiti e i ministri dell’Economia e degli Affari europei, Roberto Gualtieri ed Enzo Amendola, si è ipotizzata la creazione di una struttura piramidale proprio di 300 consulenti speciali con una gestione e supervisione politica, in capo a Palazzo Chigi, ma affiancata da una sorta di comitato tecnico esecutore, composto da 6 manager indipendenti, lo stesso numero dei 6 macroprogetti a cui dovrebbero essere destinate le risorse del Recovery Found.

Voi obietterete che è sempre meglio la spigolatrice di una “falciatrice”, più consona forse alla funesta narrazione apocalittica cui ci ha abituato il Governo e che potrebbe essere esemplarmente incarnato dalla “commare secca” di Bruxelles,  Madame Lagarde, ma sarebbe stata augurabile che la creatività politica del governo si fosse ispirata a una maggiore cautela.

Anche per quanto riguarda il “rinfacciarsi”, come si dice a Roma a proposito di un piatto indigesto, dell’istituto già ampiamente sperimentato con insuccesso delle task force, con la chiamata a raccolta in numero, anche allora, di almeno 300 miliziani all’inizio conclamato della pestilenza, in un labirinto di tavoli di lavoro e commissioni, composte di poliedrici esperti e consulenti, dai bracconieri di fake news alla selezione di femministe neoliberiste, dai domotici  agli allevatori di intelligenze artificiali, per non parlate di virologi, veterinari, epidemiologici di varie scuole di pensiero.

E i cui vertici inamovibili come lo stato di eccezione verranno posti a capo del nascente organismo, in modo che possano accumulare altri ghiotti gettoni da far insorgere perfino la smaliziata Corte dei Conti e nuovi acrobatici conflitti di interesse.

Eppure avevano già dato prova di sé, Colao, il cui piano seppur saccheggiato per le slide di Villa Pamphili è stato conferito nella “discarica dei sogni”, o Arcuri cui dobbiamo il lancio dei due pand-brand più profittevoli, mascherine la cui produzione strategica è stata affidata alla Fca come strenna aggiuntiva dei 6,3  miliardi, garante il benefico e generoso Stato italiano,  e quei 2 milioni di banchi monoposto e 435mila con rotelle  che occupano i primi posti in classifica nei siti satirici.

A vedere i precedenti si potrebbe ritenere non a torto che si tratti degli uomini giusti al posto giusto, se come pare dall’insuccesso del suo lancio pubblicitario di raccolta adesioni,  il Recovery Found, lo strumento europeo “buono” a confronto del “cattivo” Mes,  secondo la definizione data dallo stesso Presidente del Consiglio di “fondo per la ripresa con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia”,  promette di essere una solenne patacca degna dei venditori in TV delle gioie di princisbecco, o dei maghi che danno i numeri del lotto o, più rispondenti al momento storico-sanitario, dei guaritori con il pendolino e le pozioni salvifiche, in questo caso costituite da quei prestiti, che andranno restituiti nel tempo, ma che come succede con quelli dei cravattari, non sono gratis, fanno tirare il fiato ma poi crescono e tocca pagarli col sangue.

E se uno dei suoi obiettivi strategici è quello di azzerare definitivamente la sovranità residua dei paesi cialtroni in modo da condannarli a “espressione geografica”, costringendoli a subire i ricatti imposti dall’adesione a Mes, Sure e prestiti Bei, obbligandoli a obbedire a condizioni capestro, è perfettamente congrua la decisione di affidarne l’amministrazione a chi è stato scelto per scavalcare il Parlamento, esautorandolo e cancellando le superstiti partecipazioni e rappresentanze democratiche.

 A pensare a chi avrà nelle mani il gruzzolo, a chi lo spenderà e poi in qualità di esattore  farà il giro del pizzo pretendendo da noi che paghiamo con gli interessi, c’è quasi da sperare che il commissariamento del racket sia occhiuto, sorvegli i sorveglianti e controlli la manovalanza criminale, che con kapò come questi, per i quali non funzionano i versi immortali: “Li disser ladri usciti dalle tane, Ma non portaron via nemmeno un pane” è meglio il Covid.      

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