Le scienze cognitive hanno dimostrato che nulla come i numeri può essere soggetto ad interpretazioni perché il modo di mostrare  impacchettare dati è determinante nel suscitare sollievo o paura:  così è da marzo che l’Istat, ovvero l’istituto statistico alle dirette dipendenze del governo, cerca di mettere le cose nel modo più favore alle tesi pandemiche e dunque alle misure dell’esecutivo. I dati della mortalità fino al 31 agosto recentemente usciti ci parlano di 37 788 morti in più nei primi 8 mesi di quest’anno rispetto al quinquennio precedente. Visto che i Comuni presi in considerazione sono circa circa 7000 e ne mancano poco meno di mille al totale ancora non sappiamo a quale parte effettiva di popolazione si riferiscano perché se mancassero le grandi città ci sarebbe un problema di campionatura e se, per esempio, fossero stati esclusi quei centri urbani dove la mortalità è complessivamente diminuita( come è accaduto in rilevazioni precedenti) ci troveremmo di fronte a ben più che a una semplice presentazione favorevole a una tesi.

Ad ogni modo anche in questa nuova infornata di dati il riferimento è sempre alla media di mortalità dal 2015 al 2019, il che sarebbe corretto se volessimo evidenziare una tendenza, ma è del tutto fuorviante se dobbiamo misurare l’incidenza e l’entità di un evento eccezionale come la pandemia dal momento che la mortalità varia moltissimo di anno in anno e prendere la media significa nascondere il fatto che questo numero di morti in più a causa del Covid rientra nella normale oscillazione. Per esempio nel 2015 si sono avuti 49 207 morti in più rispetto rispetto al 2014, senza che nessuno se ne sia nemmeno accorto o abbia proposto qualche spiegazione, mentre nel 2017 si sono registrati 33 800 morti in più rispetto al 2016.  E’ vero che queste sono cifre annuali e non basate su otto mesi, ma va anche detto che la maggiore incidenza di mortalità si ha nel periodo da gennaio a maggio e dunque sono assolutamente significative di una assurda sopravvalutazione della cosiddetta pandemia e il fatto che essa sia stata gestita politicamente non come problema sanitario.  La cosa davvero interessante, ma ovviamente taciuta è che il tasso di mortalità tendenziale è costantemente cresciuto nell’ultimo ventennio in ragione inversa alla diminuzione dei fondi destinati alla sanità, alla cancellazione di ospedali e alla liquefazione della medicina territoriale. Messa così si vede benissimo come le misure di contenimento e la sceneggiata mortuaria non solo non abbiano alcuna ragione di essere in relazione alla cifre, ma nemmeno hanno alcun contenuto etico visto che si è fatto di tutto negli anni precedenti  per sottrarre ai cittadini il diritto alla salute.

A parte questo, a parte la casualità delle risposte al tampone, a parte le diagnosi di decesso da Covid anche in caso di altre malattie terminali, che fruttano agli ospedali e ai medici contributi addizionali, a parte i sospetti sull’azione delle vaccinazioni antinfluenzali, dobbiamo domandarci quanta parte di questa mortalità in più è stata causata dal Covid in sé, quanta dalle terapie sbagliate, quanta dalla folle strategia di concentrare i soggetti a rischio in ospedali e case di cura, spesso tenute malissimo e che a livello mondiale costituiscono i due terzi di decessi attribuiti al Covid,  quanta all’assenza di assistenza domiciliare resa più difficile dai lockdown oltre che  dalla “liquefazione” degli stessi medici di base e quanta alla caduta verticale di assistenza sanitaria per le altre malattie non più curate e trascurate dagli stessi pazienti terrorizzati dalla possibilità di contrarre il virus. In ultimo dovremmo poter anche misurare l’incidenza dello stress e dell’isolamento: per esempio ci sono stati quasi 10.000 morti extra inspiegabili tra le persone con demenza senile in Inghilterra e Galles ad aprile,  per il grave impatto dell’isolamento sociale sulle persone in questa condizione, la riduzione delle visite familiari e quella delle terapie essenziali. Di certo sappiamo che è aumentata la mortalità per cancro e che in questo caso le mancate terapie o i mancati interventi si faranno sentire anche nei prossimi anni, sappiamo che le morti per infarto sono quasi triplicate, senza parlare di tutte le patologie gravi a carico di persone anziane che possono essere state aggravate fino all’esito finale dalle segregazioni e dal caos sanitario. E si sono moltiplicati anche i suicidi.

Ma a questo punto bisogna introdurre un dato fondamentale che si può scoprire solo scartabellando le tabelle excell, perché i dati dell’Istat, sul campione preso in esame mostrano una netta diminuzione della mortalità nella fascia da 0 a 74 anni, con 10 mila morti in  meno, mentre rilevano un deciso aumento dai 74 anni in su che di fatto assorbe tutti decessi extra. E alla luce di questa differenza veramente importante  dovremmo finalmente chiederci che senso abbiano avuto e abbiano  le “misure” distruttive per l’economia e la scuola prese sinora, che coinvolgono essenzialmente la parte attiva della popolazione la quale tuttavia dal Covid non ha nulla da temere visto che la mortalità tra di essa è persino diminuita. Si comincia a capire perché si sono avuti meno morti proprio dove si è preferita la normalità alle carcerazioni domiciliari e magari non ci si è fatti prendere dal panico finendo non per tutelare, ma per travolgere le persone anziane. Cosicché i sedicenti “salvatori” potrebbero tranquillamente essere visti anche come assassini preterintenzionali.