In questo contesto, come scarna consolazione, nascono le campagne anticinesi, alcune basate su un virus che è stato per un decennio il convitato di pietra dei think tank occidentali, ma che in genere ripercorrono le strade e le modalità emotive della russofobia. Tuttavia se esse sembrano inarrestabili in Occidente, sul piano planetario sono un fallimento e questo è la prova del nove dei nuovi rapporti di forza che si vanno instaurando: una decina di giorni fa gli Stati Uniti, il Giappone e naturalmente i Paesi dell’Ue, hanno presentato all’Onu un appello esortando la Cina a rispettare i diritti umani delle minoranze uiguri, esprimendo anche preoccupazione per la situazione a Hong Kong. Ma questa iniziativa, peraltro abbastanza sconcertante per la sua ipocrisia narrante, è stata stoppata da altre due di segno diverso presentate una dal Pakistan e l’altra da Cuba che hanno raccolto entrambe singolarmente molti più voti di quella occidentale. In particolare è significativo che mentre Washington si è dedicata a costruire una narrazione sui musulmani Uiguri che sarebbero repressi da Pechino, la stragrande maggioranza dei Paesi musulmani ha votato in favore della Cina. Insomma il cambiamento è in atto e di certo la campagna elettorale in corso negli Usa non promette nulla di buono, né sul piano della tenuta dell’Unione, né su quello della possibile risposta alla perdita di egemonia: Trump promette sfracelli, ma non sembra avere idee e strumenti di pensiero adatti a contenere l’ex celeste impero, a parte le smargiassate e le minacce, mentre Biden o sarebbe meglio dire chi per lui viste le condizioni mentali, non pare avere ricette diverse da quelle sinora perseguite dalla sua parte. Questo se la battaglia elettorale, come è possibile se non probabile, non prosegua per mesi oltre le urne in una sorta di vera e propria guerriglia civile. Chi pensa che con l’uno o con l’altro presidente, a seconda dell’orientamento preso dalla sua confusione, tutto possa tornare nei consueti binari non ha capito proprio nulla di come si stanno evolvendo le cose: ormai non si può più fare a meno di tenere conto delle nuove realtà e per prima dovrebbero farlo l’Europa e l’Italia sempre che non si vogliano suicidare.