Tutto questo non ha niente a che fare con i mercatini dell’usato delle griffe dove vengono riciclati vestiti usati solo in poche occasioni o con gli sconti degli outlet che si accontentano di un ricarico due, tre, anche dieci volte inferiore rispetto al negozio o ancor meno con le contraffazioni vendute sui marciapiedi: quelle erano manifestazioni di una società ancora per qualche verso opulenta dove l’imitazione delle classi superiori era vissuta come una forma di emancipazione sociale e non come una maledizione per evitare a se stessi l’immagine di povertà. Non è neanche una saggia opera di riciclo modaiolo che comunque implicherebbe – come per i telefonini – un folle mercato di sostituzioni e dunque sarebbe virtuosamente illusoria: è al contrario un salto all’indietro che coinvolge oggetti così personali come le scarpe da essere l’ultima cosa che si vuole vendere e la prima rubata ai morti. La loro alienazione rappresenta nell’immaginario collettivo l’ultimo stadio della rovina. Ma anche un elemento centrale archetipico che rappresenta il desiderio e il potere, basti pensare al sandalo dorato perduto da Elena di Troia o ai calzari alati di Hermes o alle innumerevoli scarpe delle fiabe a cominciare da Cenerentola per finire alle scarpette rosse di Andersen. Se sapessimo che la fanciulla si è venduta la scarpetta persa su Ebay prima che il principe entrasse on line, ci rimarremmo male.
Mi chiedo perciò fino a quando sarà possibile spacciare come una numinosa promessa di aiuto e di riscatto per aver scioccamente voluto fare i primi della classe della pandemia, i miserabili spiccioli europei che, secondo le ultime tabelle della Commissione di Bruxelles, avranno un’entità pari all’ 1,9 per cento del Pil e per giunta spalmato su 7 sette anni il che vuol dire un’inezia rispetto a quanto si può raccogliere con i soli titoli di stato ormai venduti a interesse basso o addirittura negativo. La salvezza semplicemente non esiste dentro le logiche europee e men che meno dentro quelle del vincolo esterno: ben presto ci si comincerà ad accorgere che il miracolo annunciato era semplicemente una svista e che al posto delle risorse vere ci saranno solo imposizioni e tagli. E’ molto probabile, qualcosa si comincia a leggere sull’argomento, che i danni prodotti all’economia reale e soprattutto alle piccole e medie imprese, siano molto più ampie e profonde di quanto non si creda o venga detto . La carrozza sulla quale ci hanno fatto credere di salire si sta trasformando in zucca.