Ho voluto cominciare questo post partendo dall’ultima schifezza made in Washington e Ankara per rendere conto che gli americani si sono lasciati sfuggire ai più alti livelli e pubblicamente di essere loro gli ufficiali pagatori delle “proteste” di di Hong Kong, come del resto di tutte le vicende che vanno sotto il capitolo dell’arancionismo. E’ successo che Trump nel giugno scorso ha nominato il documentarista e cineasta Michael Pack a capo dell’ Usagm, ovvero US Agency for Global Media, che in pratica cura tutti i servizi di propaganda americana, compresa Radio Free Asia e Voice of America pensando di dare nuovo slancio alle narrazioni di Washington che in fin dei conti non sono nient’altro che cinema. Ma non si sa per quale motivo o chissà, magari scandalizzato dalle panzane che s’inventano in appoggio alle operazioni sul campo della Cia e delle Ong di riferimento, Pack ha licenziato i direttori e congelato i fondi, suscitando l’indignazione della Commissione esteri del Senato che lo ha convocato a fine settembre ad un’ audizione per discolparsi dell’accusa di aver “licenziato i massimi esperti del contrasto alla propaganda cinese che il governo Usa aveva a disposizione, e danneggiato gli sforzi americani per sostenere il movimento per la democrazia ad Hong Kong”. Di quale propaganda cinese si tratti è difficile da dire visto che qualunque cosa dicano i cinesi non arriva in occidente e se arriva è immediatamente deformato, ma ad ogni modo fra i testimoni di accusa figurava anche Grant Turner, ex capo finanziario dell’Usagm che sotto la sua giurisdizione aveva anche l’Open Technology Fund, (Otf) un’ appendice di Radio Free Asia fondata nel 2012 con lo scopo preciso di dare appoggio tecnologico alle “rivoluzioni colorate”. E Turner non si è contenuto, nella sua testimonianza e si è lasciato sfuggire che “L’Open technology sta fornendo sostegno ai manifestanti in molti luoghi, in tutto il mondo…Sono i suoi strumenti che proteggono l’identità dei manifestanti di Hong Kong; dei manifestanti in Iran; l’ abbiamo visto a Beirut..” Già a Beirut dove c’è stata la famosa esplosione anche se purtroppo l’ex direttore si è bruscamente interrotto impedendoci di capire bene la portata e la dinamica di quest’ultima malefatta.
Tuttavia l’Otf non forniva soltanto un supporto tecnologico, ma come ha scritto la rivista Time qualche mese fa, effettuava anche pagamenti a gruppi di Hong Kong fin dall’inizio dei disordini civili nel giugno 2019. Per non parlare dei 20 milioni di dollari fatti filtrare attraverso le Ong in Bielorussia per organizzare le manifestazioni. Come e perché si sia arrivati a scoperchiare pubblicamente questo verminaio è davvero un mistero, ma probabilmente il livello di menzogna è talmente alto che ormai è quasi impossibile bloccarne l’affiorare da qualche parte.