Ma poi chi ti augura la morte non è che creda davvero e fino in fondo nella mera narrazione epidemica, ma vive immerso in una paura che gli si spalanca davanti come la visione del nulla che non aveva mai riconosciuto prima, si rifugia in riti e credenze apotropaiche collettive che assumono importanza in sé e non in relazione all’oggetto. Lo si capisce benissimo dal disagio o persino dal terrore che spesso i mascherati esprimono nei confronti di chi non indossa museruole anche nelle situazioni in cui esse non sono imposte: se davvero credessero nella capacità delle mascherine di fermare i virus in entrata e in uscita, non avrebbero alcun motivo di preoccupazione perche la benda li protegge e sono semmai cazzi amari per gli infedeli che sfidano irresponsabilmente il virus in agguato dovunque e a quanto pare soprattutto nelle ore notturne. Ma visto che la pandemia non si tocca con mano, tanto per fare un po’ d’ironia, che la malattia non ha alcun rilievo nella realtà circostante di ciascuno, ma vive solo nello scenario mediatico, così come l’inferno si materializzava negli affreschi delle cattedrali medioevali, il mascherarsi serve solo a segnalare appartenenza e obbedienza anche intuendo che in realtà non serve a nulla, che anzi la benda può essere pericolosa e in qualche caso provocare guai seri proprio nelle persone a rischio. E infatti qualcuno dei bendati per caso si incazza se i morti effettivi di infezioni ospedaliere sono molto di più di quelli solo presunti per Covid? No, perché questo non fa parte del breviario quotidiano della salute. Qualcuno di loro si sofferma sul fatto che sono stati proprio i tagli alla sanità a provocare entrambi i tipi di morte? Qualcuno riflette sulla incredibile circostanza che tra le condizioni poste ai prestiti per superare le ferite imposte da un’emergenza sanitaria paradossale e aberrante, ci sono proprio i tagli alla sanità? Oppure che ormai qualsiasi seria situazione patologica è trascurata per andare dietro a una sindrome influenzale? No di certo perché l’orizzonte di ciascuno, l’etica dell’ordinario per così dire si è ancora più ristretta e il riconoscimento dell’altro o è una forma di conformismo ipocrita, totalmente privo di sostanza o può avvenire davvero solo sotto la forma del nemico.
E poi se si riconoscessero i bachi che attraversano tutta la narrazione il quadro mostrerebbe subito la sua totale incongruenza e per chi porta la mascherina e augura morte sarebbe un bel guaio, uno strappo all’etichetta del servo. L’atomizzazione sociale, il solipsismo via via inoculato e imposto dal neoliberismo, non offrono molte vie d’uscita a questa condizione subalterna e isolata che è diventata così connaturata da non essere più percepibile a ciascuno. Prova ne sia che essa non riesce a costruire, almeno fino a che la situazione non si farà economicamente drammatica, nemmeno delle aggregazioni politico – sociali. Insomma si è ancora più morti di prima.