Scientific American, nota di rivista di divulgazione scientifica, presente anche in Italia, sotto il nome di Le Scienze ora edita nell’ambito dell’impero editoriale degli Elkann, è scesa in campo per la prima volta in 175 anni di vita  per sostenere un candidato presidente, ovvero Biden. La famosa neutralità, tanto inesistente quanto più rivendicata della scienza, è stata messa in forse da una questione penosa per non dire volgare: Trump è accusato di essersi opposto all’allargamento del voto per posta e dunque avrebbe favorito la possibilità di contagio diventando indegno di essere eletto. Il fatto è che il voto per posta è notoriamente – e da decenni – il bubbone purulento dei brogli e dunque, a parte ogni altra considerazione sulla narrazione Covid, la posizione della rivista appare non solo strumentale, ma anche un po’ cretina, qualcosa che ci si attenderebbe da un demagogo qualsiasi e non da chi pretende di essere vestale di verità e aliena da partigianerie politiche . Ma questa non è altro che una delle tante manifestazioni di corruzione della scienza da parte dell’ideologia global liberista che ormai, tramite le fondazioni, le ong e le donazioni dei supericchi, tiene per per le palle tutto l’ambiente universitario e intellettuale, oltre quello dei media costringendolo per paura, per soldi o per carriera ad appoggiare i disegni e le distopie che vengono covate nei circoli del denaro. Compresa l’ultima sottile e perversa forma di razzismo che si esprime attraverso l’antirazzismo rovesciato di Black Lives Matter: l’ impazzimento dell’intellighenzia americana di fronte all’esplosione di rivolte  certamente giustificate dai fatti e dalla storia, ma assolutamente sospette nei tempi, nei modi e negli scopi, assume caratteri che scadono nel patetico.

Alcuni esempi sono essere illuminanti: il decano della Jacobs School of Engineering presso l’Università della California, San Diego, Albert  Pisano si è dichiarato “assolutamente dedito” a trasformare la scuola di ingegneria in una “organizzazione antirazzista”. In questo modo “include in modo cruciale il lavoro di pregiudizio inconscio che dobbiamo svolgere all’interno di noi stessi”, ha aggiunto. Come quel lavoro interagirà per esempio con la ricerca sulle nanoparticelle e la trasmissione virale, non è stato specificato. Oppure la strana presa di posizione del presidente del dipartimento di scienze della terra e del pianeta presso l’Università della California, ha annunciato un “gruppo di lettura antirazzista” per docenti e studenti. Lo scopo del gruppo è quello di affrontare il “razzismo strutturale che pervade” il campo della geologia. Di certo il razzismo strutturale nello studio delle rocce ignee è così ovvio che non c’è bisogno di approfondire. E che dire dell’ American Astronomical Society dove ci sono state riunioni a separazione razziale, una per gli astronomi bianchi dedicata a  “discutere azioni dirette a sostegno degli astronomi neri”, una per gli astronomi neri per “parlare, sfogarsi, connettersi e mantenere spazio l’uno per l’altro” e una per ” persone di colore non nere per discutere di azioni dirette a sostegno degli astronomi neri “.

Si potrebbe andare avanti per pagine e pagine riportando la conversione antirazzista di centinaia di docenti, neri compresi costretti a fare autodafè come eretici medioevali non tanto per paura di ritorsioni fisiche da parte dei blackmatter, ma principalmente per non stonare nel coro, per non fare la figura dei politicamente scorretti e dunque per non essere cacciati via dall’insegnamento, per non vedersi rifiutare la pubblicazione di un testo o l’attribuzione di un fondo per la ricerca. Dentro tutto questo mondo concentrazionario possiamo metterci dentro anche la curiosa querelle dell’università di Princeton il cui presidente,  Christopher Eisgruber, ha denunciato  il “razzismo peccaminoso” della istituzione che dirige e ha ordinato ai  docenti e amministratori della scuola di presentare piani su come “combattere il razzismo sistemico all’interno e all’esterno dell’Università”: Peccato che durante la presidenza Eisgruber l’ateneo abbia ricevuto oltre 70 milioni di contributi pubblici proprio per eliminare ogni discriminazione, cosa che l’Università ha sempre affermato di aver fatto.

Da tutto questo si possono trarre due ordini di considerazioni: che molto di ciò che viene attribuito al razzismo è in realtà essenzialmente un problema di discriminazione sociale e di classe che il neoliberismo nasconde sotto il colore della pelle come peraltro denunciano molto intellettuali neri.  La seconda è constatare come l’oligarchia cresocratica americana abbia un controllo capillare dell’ambiente scientifico e intellettuale tanto da indurre alle cose risibili che abbiamo raccontato: e se  si possono indurre migliaia di docenti e di ricercatori a prostrasi e a dire fesserie sul razzismo geologico, possiamo davvero pensare che sia impossibile indurre a l’ambiente sanitario a trasformare una sindrome influenzale in peste, come del resto è capitato in almeno altre tre occasioni in questo secolo, anche se non era stato tentato l’esperimento delle segregazioni? Ecco perché gli appelli a una scienza trasformata da luogo del dubbio sistematico a oracolo che non ammette discussione è una pura e semplice bugia.