Anna Lombroso per il Simplicissimus

Andrà tutto bene, adesso che questo è tornato a essere il bel paese dove il si suona, anche se proclamato con la potenza roboante di Salvini.

Adesso che possiamo aspettare fiduciosi che lo stesso parlamento che aveva approvato il taglio dei nostri rappresentanti per poi delegarne l’attuazione a un voto referendario calato dall’alto, promuova in tempi rapidi quelle tanto attese riforme pronube di effetti demiurgici sulla partecipazione e la democrazia.

Adesso che finalmente, con la benedizione di Carlassare e Spinelli, ai margini della società è stato riconosciuto il diritto al risentimento e alla collera fino a sabato additato come rozzo populismo.

Adesso che quel numero invariato di parlamentari ripeterà il suo Si a un esecutivo che come era prevedibile rivendica il voto come una fiducia indiscussa, a cominciare dall’obbligatorietà dei vaccini e via via fino a ulteriori restrizioni di libertà e prerogative in nome della governabilità consolidata a colpi di decretazioni d’urgenza.

Andrà tutto bene, e a confermare che la governabilità è assicurata, grazie a una maggioranza trasversale che integra amabilmente la “diversamente opposizione”, si è fatta piazza pulita di tanti orpelli, di infausti istinti divisivi, grazie al  festoso superamento del dualismo destra e sinistra, da quando quest’ultima è stata retrocessa a squallida e arcaica etichetta da riporre, pena lo stesso ostracismo riservato a gruppuscoli e minoranze estranee alla modernità e incompatibili con il progresso, e che ora finalmente non troveranno più posto nelle aule delle camere. Di altri gruppuscoli invece sappiamo che troveranno posto in cella, rei di opporsi allo sviluppo e alla rinascita firmata sul cemento come a Hollywood, in qualità di eretici, complottisti e, infine, negazionisti.

Andrà tutto bene, è nata una nuova era più ragionevole e concreta e a dircelo è una originale interpretazione antropologica di alcuni fenomeni. A rivelarlo è la vittoria di Zaia, salutata con esplicita soddisfazione.

E lo credo, Zaia, quello dei cinesi mangiatori di topi vivi, quello delle mascherine autoprodotte con il Leone di San Marco.

Zaia, quello che ogni giorno ha fatto e disfatto, ha esibito dati farlocchi smentendoli in tempo reale, quello che da anni aveva contribuito a restringere investimenti e impegno per la sanità pubblica contribuendo alla “valorizzazione” di quella privata, azione condotta surrettiziamente anche in materia di natalità, quello del fumetto nel quale di fa effigiare come un Superman in lotta contro il virus, da distribuire in tutte le scuole del suo regno, si, proprio Zia, proprio lui, sarebbe l’incarnazione della Lega buona, moderata, ragionevole con la quale dialogare e collaborare contro la Lega cattiva, quella del buzzurro barbaro, dell’intemperante energumeno.

Vaglielo a dire che il Veneto dove, lo dice lui, sarebbe più estesa la diffusione del volontariato no profit è la regione che ha manifestato maggior propensione alla discriminazione, al rifiuto e al respingimento, perfino delle donne in gravidanza, all’emarginazione applicata su piazze, panchine, scuole, liste per l’assegnazione di case, ospedale.

Vaglielo a dire che la prima dichiarazione del riconfermato presidente verteva sulla pretesa di attuare quella autonomia regionale, alla pari, anzi in posizione di leadership con Fontana e Bonaccini, per conquistare indipendenza a maggiore facoltà di scelta e di spesa in materia sanitaria e scolastica. A riconferma che la spudorata faccia di tolla è caratteristica comune della casta che per dabbenaggine qualcuno ha pensato di penalizzare con il voto di questi giorni, che segna in forma bipartisan i marpioni di tutte le formazioni. E che non sono bastate le prestazioni offerte dalle tre regioni in occasione della ferale epidemia a farli recedere, come d’altra parte è plausibile se dal governo e poi dalle popolazioni locali non è venuta nessuna forma di censura e condanna.  

È che Zaia proprio come certi attrezzi d’antan della Lega, ha saputi impersonare il processo di mutazione del contadino scarpe grosse e cervello fino in manager e amministratore, furbo, cinico, realista tanto da considerare un effetto collaterale incontrastabile la morte degli anziani per malasanità, anticipato rispetto alla falce del Covid chiudendo, tanto per fare un esempio, gran parte dei reparti del nosocomio veneziano. Uno che si ricorda di effetto climatico e ambiente per dare sostegno alle grandi opere addette alla corruzione, Mose, autostrade deserte e mangiasoldi, cave e terreni da concedere generosamente all’import-export criminale dei rifiuti. O che fa il propagandista dei marchi doc, quelli infiltrati come il prosecco dalle mafie dei pascoli e  dell’agroalimentare.

Ma come si è capito il suo pregio e il suo merito è l’essersi accreditato come l’anti-anticristo, più efficace delle sardine, più efficiente dei magistrati, quindi il più antifascista, militanza ormai limitata unicamente al contrasto al bastardo non occasionalmente compagno di strada nel governo, negli schieramenti referendari, nel contenimento della piaga contagiosa dell’immigrazione e nella stipula di patti infami con tiranni, nel ravvedimento operoso e nell’accettazione dei diktat europei.

Ma vedrete, andrà tutto bene, come avete voluto voi.