Saihanba prima

Ieri mentre me ne andavo a spigolare tra coste e isole da una radio incautamente sintonizzata, di quelle che per decenni hanno ricoperto di banalità e musicaccia due generazioni, svolgendo una preziosa opera di educazione alla stupidità e al mal gusto, una signorina con voce soave blaterava che al mondo non c’era solo Greta, ma c’era anche una ragazzina cinese, tale Ho non so che cosa la quale predicava l’ecologia e aveva piantato 300 alberi in barba al governo di Pechino, notoriamente cattivo e dunque inquinatore. Purtroppo, sempre a causa del governo cinese, che è – quale brivido – quasi comunista, la

Saihanba dopo

ragazzina in questione non ha tutte le opportunità e la visibilità di quella svedese. Ora è quasi impossibile udire un simile concentrato di stronzate in poche parole, tanto che viene da assentire con i piani maltusiani di Gates, ma in ogni caso che quella della ragazzina sia una balla costruita ad arte lo si capisce dai 300 alberi piantati che tanto devono aver colpito il malvagio governo cinese.

Infatti la Cina negli ultimi dieci anni è di gran lunga il maggior piantatore di alberi del pianeta: nel tentativo di fermare l’estensione del deserto del Gobi ad aree sempre più grandi della Mongolia interna, Pechino ha progettato un’enorme cintura di alberi lunga 4500 chilometri: finora sono stati piantati 250 milioni di alberi, la cintura sta diventando un’ attrazione turistica, si è potuto persino creare il parco naturale forestale di Saihanba mentre e il clima sta diventando più piovoso. Le uniche critiche da dove sono venute? Dalla Banca mondiale che una degli sponsor di Greta che finora non ha piantato nemmeno un geranio, ma va in giro come un feticcio dell’ecologia del potere. E tuttavia ci si vuol far credere che Pechino abbia qualcosa conto la piantumazione tanto da minacciare la ragazzina piantatrice. Naturalmente si tratta di una storia completamente inventata da Radio free Asia, una delle molte emittenti della Cia, la quale spesso si diverte a costruire cazzate gigantesche per vedere fino che punto di credulità e/o servilismo arrivino le colonie europee. Per umiliare gli imbecilli che le rilanciano, per misurare la loro fedeltà nel prestarsi a maneggiare queste polpettine avvelenate come contorno alla campagna d’odio verso la Cina.