In questo senso quella bomba di 40 anni fa si lega in qualche modo alla cronaca dell’oggi visto che la Fca, ovvero la Fiat degli Elkann ha inviato una lettera in inglese a tutti i suoi fornitori italiani in cui impone loro di interrompere subito le attività di ricerca, sviluppo e produzione per le auto di segmento B, dal momento che queste vetture saranno costruite sulla base delle auto Peugeot – Citroen. Dunque, come si pensava fin dal primo momento, l’indotto francese è stato graziato e rafforzato, mentre quello italiano è stato fatto fuori. Si tratta di circa 1000 aziende con circa 60 mila addetti e un giro di affari di 18 miliardi. Dal momento che nella ristrutturazione operativa è compresa anche la fabbrica polacca di Thychy dove vengono costruite anche Fiat Panda 4×4, Fiat 500, Lancia Ypsilon e le auto Abarth, si può supporre che anche il segmento A sia coinvolto e che ben presto le ultime auto italiane si saranno estinte. In tutto questo un governo ignobile cincischia con le cazzate epidemiche, le uniche che del resto lo possono salvare dalla sua stessa nullità al punto che la ricostruzione di un banalissimo ponte ( forse pure con qualche errore di progettazione) diventa epopea nazionale. Ma è ormai chiaro che proprio il Covid ha costituito l’ultimo colpo dato alla fratturazione della società italiana in due tronconi, in qualche modo da sempre incipienti, ma adesso palesemente divisi e in procinto di scendere in guerra aperta: il Paese dei lavoratori – produttori, colpito dal fendente epidemico con le misure illegali, largamente pretestuose e quello dell’economia parassitaria del settore pubblico e para pubblico che finora non è stato minimamente scalfito, anzi in qualche modo ha migliorato le proprie condizioni poiché in molti casi ha visto diminuire o azzerarsi i propri carichi di lavoro, già di per sé non eccezionali.
Le statistiche parlano chiaro e oltre a pronosticare una caduta del Pil molto superiore, anzi doppio rispetto a quello atteso , ad attestare la presenza di 600 mila occupati in meno rispetto al periodo pre-Covid e di 700mila “inattivi” in più, senza considerare i cassintegrati, oltre a testimoniare la presenza di oltre 2 milioni e 100 mila famiglie sul baratro della povertà e di quasi un milione e mezzo di minorenni in stato di assoluta povertà, certifica anche che a causa delle misure di segregazione e distanziamento la situazione è drasticamente peggiorata: il 50,8% degli italiani ha subito un improvviso crollo del proprio reddito, con punte del 60% tra i giovani, del 69,4% tra i lavoratori precari, del 78,7% fra imprenditori e professionisti. Ci troviamo con un Paese spaccato in due e in cui la parte perdente aumenta di giorno in giorno, visto che non ci sarà alcuna ripresa significativa per anni. Chi può ancora galleggiare assume un atteggiamento conservatore e di solito ostenta la sua museruola salvifica non solo come prova della sua fede cristallina nella narrazione pandemica e della sua ubbidienza, ma sempre più anche come uno “status” sociale, come livrea del consenso. Sono gli stessi che inneggiano agli aiuti europei inesistenti e che costituiscono ormai un blocco conservator reazionario che interpreta paradossalmente se stesso come progressista.
Tutto questo porterà a uno scontro le cui dimensioni e modalità non sono prevedibili: e c’e anche caso che a qualcuno venga in mente di sistemare le cose alla vecchia maniera, con qualche bomba. Aspettiamoci di tutto.