Gallo cedroneC’è una forma di intrattenimento che altrove quasi non esiste e che invece in Italia pare essere quello principale al punto di essere all’origine di quasi tutte le carriere nello spettacolo: l’imitazione. Sarebbe interessante analizzare le ragioni per cui questa forma di intrattenimento di per sé marginale e legata all’adolescenza, sia divenuta da noi così centrale, ma sta di fatto che la società italiana nel suo complesso e in quasi tutte le sue forme, comprese quelle attinenti attinenti ai flussi commerciali esprime una sorta di coesione imitativa  quasi che non avessimo il coraggio di essere noi stessi e di varcare autonomamente le soglie della storia e degli eventi. Ma l’imitatore per sua natura non può essere il suo oggetto: è costretto ad esagerare i tratti originari, a deformarli, deve rendere palese che non si tratta di una mimesi con un  valore poietico ed estetico, che si tratta di una simulazione anche se essa diventa l’unica realtà in cui sguazzare: ed è per questa ragione che ci troviamo sempre di fronte a cose e provvedimenti fuori misura, a politiche grottesche, a ragioni irragionevoli.

Per esempio dopo aver snobbato l’epidemia, quando abbiamo visto il valore politico aggiunto che le elite hanno voluto caricare sul coronavirus abbiamo cercato di  imitare le più severe misure di contenimento dell’infezioni in atto in Asia e abbiamo dato un colpo mortale all’economia del Paese, senza peraltro né riuscire a salvare più vite, ma restando prigionieri di dell’ipnosi pandemica collettiva quotidianamente rinnovata  e con una classe dirigente che ormai vive di virus riflesso. Ma convinti che tutto ciò che viene da fuori sia di per sé apprezzabile e degno di imitazione ecco che ci siamo subito attrezzati a combattere le cosiddette fake news attraverso un ennesima task force destinata a censurare ogni notizia che non siano le bugie di stato e in una specie una specie di delirio ormai senza freni si i pretende che “tutte le pubbliche amministrazioni presto debbano dotarsi di adeguate competenze e figure professionali specializzate nella lotta al fenomeno fake news a tutti i livelli”. mi meraviglio che non si istituisca la figura del capo caseggiato come durante il fascismo.  Così la campagna per le sostenere le verità di sistema, in atto ormai da anni,  viene imitata in modo scomposto e parossistico trasformandola in una sorta di verità di stato che dovrà essere difesa attraverso un’opportuna legislazione. E’ questo quando è diventato assolutamente chiaro che non esiste  una sola verità sanitaria:  può anche darsi che la maggioranza del milieu politico sia abbastanza stupida e ignorante da non rendersi nemmeno conto di ciò che sta facendo,  ma in compenso sa benissimo che il peso della menzogna sul numero dei morti e sui disastri combinati è ormai tale da essere assolutamente prioritario cercare di non far trapelare nulla. E del resto non è gente che fa politica, scimmiotta la politica, anche loro sono degli imitatori. .

Allo stesso modo recependo suggestioni esterne, ci si è impancati a fare una legge sull’omotransfobia che di per sé sarebbe la benvenuta, ma che così come è stata strutturata diventa il nucleo sul quale fondare il reato di opinione di cui al precedente paragrafo, oltre ad introdurre una significativa differenza tra cittadini e anche tra diverse fattispecie di cosiddette fobie. Il fatto che tutto questa venga introdotto attraverso un’istanza virtuosa non toglie che isolare un particolare contesto con una legislazione ad hoc e considerare particolarmente grave la discriminazione in questo campo sia a sua volta discriminatorio. Senza dire che la punizione per l’eventuale omotransfobico oltre a prevede pene più gravi che per l’omicidio  include anche un grottesco  “divieto di partecipare, in qualsiasi forma, ad attività di propaganda elettorale”. Insomma un boss mafioso, ammesso che abbia letto Sciascia e ne abbia adottato il celebre linguaggio de Il giorno della civetta, rischia di più evocando i metaforici pigliainculo che non confessando le sue stragi. Ma è esattamente quello che accade quando si vuole imitare più che maturare, agitare slogan e non avere alcuna idea del contesto in cui tutto questo si muove, quando la punizione prende il posto della convinzione e della educazione. Ma l’imitatore non può accedere a queste dimensioni, non deve chiedere perché, ma come.